Culture
Intesa Sanpaolo e Italiadecide, buona la reputazione dell’Università italiana
Gros-Pietro:"La ricerca trasforma la ricchezza in conoscenza e poi in valore per migliorare la società. Questo anche l’obiettivo di una Banca d’impatto”
È stata presentata oggi a Milano dal Presidente di Intesa Sanpaolo Gian Maria Gros-Pietro e dal Presidente onorario di italiadecide Luciano Violante, la ricerca “L’Italia e la sua reputazione: l’Università”
Gian Maria Gros-Pietro, Presidente di Intesa Sanpaolo, durante la presentazione ha commentato: “La reputazione sarà sempre più fondamentale in futuro e per l’Italia la reputazione delle Università è ancora più importante. Una buona università fa avanzare la conoscenza ma la rende anche disponibile, contribuendo, tramite questa conoscenza e il capitale umano formato, a migliorare la società. Questo è anche l’obiettivo che ci proponiamo come Banca d’impatto”
Il Presidente si è inoltre fermato con i giornalisti per sottolineare: “Conosciamo bene le università italiane perché la nostra banca lavora con più di cento di loro, le quali sono tutte buone, e alcune ottime. La ricerca presentata ci mostra un risultato di eccellenza, ma c’è anche una parte meno positiva: abbiamo meno università per numero di abitanti, meno laureati e meno fondi della ricerca. Come banca abbiamo lanciato un prestito senza garanzie per gli studenti universitari e investiamo molto nella formazione delle nostre persone”
Come spiega Marco Morganti, Responsabile Direzione Impact di Intesa Sanpaolo, la banca per implementare e ampliare il diritto allo studio universitario mette infatti disposizione “Un prestito basato sull’onore e sulla capacità del ragazzo di impegnarsi nello studio come unica condizione per godere di questa facilitazione finanziaria. Basta essere iscritti all’università, non importa da quanto tempo, purché si continui a studiare con continuità. Offriamo un prestito fino a 50 mila euro per tutto il periodo degli studi che viene restituito due anni dopo il conseguimento della laurea, nell’arco di 30 anni. Volevamo abbracciare il senso costituzionale del diritto allo studio: tutti i ragazzi che vogliono farlo devono potersi iscriversi all’università”.
Luciano Violante, Presidente onorario di italiadecide, ha affermato: “La ricerca di italiadecide con Intesa Sanpaolo sulla reputazione dell’Italia ha finora dimostrato, con dati oggettivi, che la posizione dell’Italia in settori importanti come la giustizia civile, il turismo e ora l’altaformazione è migliore di quanto comunemente ritenuto e competitiva con quella dei principali paesi con cui ci confrontiamo. Se dobbiamo migliorare nella qualità delle politiche pubbliche e nella collaborazione tra queste e le imprese, i risultati dimostrano che, come Paese, possiamo avere fiducia e stima in noi stessi e nel nostro futuro.”
Ai microfoni di Affaritaliani.it il Presidente ha inoltre sottolineato:"“L’idea di fondo è che bisogna valutare lo stato reale delle cose, i ranking internazionali non fanno giustizia alla qualità delle università italiane e quindi abbiamo guardato più a fondo e abbiamo visto cose importanti: se si prendono le prime 1000 università del mondo l’Italia ha più presenze degli Stati Uniti, della Francia e della Germania. È un dato che va diffuso altrimenti prevale il senso dell’autodenigrazione, della mancanza di fiducia e tutto quello che non incoraggia le generazioni più giovani”
Intesa Sanpaolo e Italiadecide presentano la ricerca “L’Italia e la sua reputazione: l’Università”.
L’università è una delle istituzioni cardine di un paese avanzato. La valutazione della sua qualità a livello internazionale è dunque centrale per comprendere come esso viene giudicato dal resto del mondo. La ricerca, a cura di Domenico Asprone, Pietro Maffettone, Massimo Rubechi, è volta ad analizzare la situazione e a proporre indicazioni concrete in termini di politiche pubbliche.
Prendendo a riferimento i ranking QS e THE, tra i principali per prestigio e per risonanza, è stato analizzato il numero di università presenti nelle prime 100, 200, 500 e 1000 posizioni a livello globale. Si tratta di percentili molto alti, considerando che una stima affidabile individuerebbe in oltre 20.000 gli atenei nel mondo.
Buono il posizionamento medio in classifica con il 40% degli atenei italiani incluso nei primi 1.000 a livello mondiale, migliore di Stati Uniti, Cina e Francia - con meno del 10% delle loro università - ma anche di Regno Unito, Germania e Spagna.
L’Italia, seppur non abbia università tra le prime 100 in entrambi i ranking, posiziona un numero di università confrontabile con Francia, Germania e Cina già nelle prime 500 e ancor di più nelle prime 1000. Poche le università per abitante rispetto ai principali Paesi europei, meno della metà rispetto a Francia, Germania, Regno Unito e circa un terzo degli Stati Uniti.
Tuttavia, normalizzando i dati dei ranking sul totale di università presenti in ogni Paese, l’Italia supera tutti, incluso il Regno Unito, per numero di istituzioni universitarie tra le prime 1000. Il sistema universitario italiano nel suo complesso vede infatti, nelle misurazioni di THE, addirittura oltre il 40% delle proprie istituzioni tra le top 1000, mentre gli Stati Uniti ne hanno solo l’8% del totale.
La ricerca evidenzia inoltre come i parametri utilizzati dai principali ranking internazionali soffrano di problemi metodologici che penalizzano la realtà italiana perché valutano le singole università e non il sistema universitario nel suo complesso. Ciò nonostante il posizionamento delle istituzioni universitarie italiane sta rapidamente migliorando, risultato significativo in uno scenario che vede la forte crescita della domanda di istruzione terziaria dall’Africa, dal Medio Oriente e dall’Asia, domanda che si orienta principalmente sulla base di tali ranking.
I dati evidenziano una situazione di scarsa competitività a causa di risorse economiche nettamente inferiori agli altri principali Paesi di riferimento. Pur avendo un tasso di istruzione terziaria più basso degli altri, dato di per sé negativo, si riscontrano meno addetti alla formazione, con numeri ben lontani dai principali Paesi di riferimento culturale nello scenario internazionale.
Per migliorare qualità e ranking servono politiche di reclutamento competitive, maggior efficienza della macchina amministrativa, internazionalizzazione, collaborazione con soggetti privati e tra gli atenei stessi, una comunicazione più positiva
La ricerca riporta infine alcune indicazioni per rafforzare la qualità delle università italiane e la loro percezione all’estero, come: politiche di reclutamento di docenti e studenti competitive, maggiore efficienza della macchina amministrativa per liberare risorse da destinare alla ricerca e alla didattica, internazionalizzazione, collaborazione con imprese private, anche al fine di far incontrare domanda e offerta di lavoro, e reti tra atenei. Occorre inoltre comunicare di più e
meglio la buona qualità delle istituzioni comunitarie offrendo una lettura positiva del sistema di alta formazione italiano, sia per trattenere i nostri studenti sia per renderlo più competitivo verso gli studenti (e i docenti) stranieri.