Culture
L'Aie sugli e-book: "Serve un regolamento contro la pirateria digitale"
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“Mai come in questo momento abbiamo bisogno di un regolamento contro la pirateria digitale e di un quadro normativo certo nel quale operare per continuare a investire”. E’ l’appello del direttore dell’Associazione Italiana Editori (AIE) Alfieri Lorenzon all’Agcom nel corso dell’incontro alla Camera “Il diritto d’autore online. Modelli a confronto”.
“Oggi gli editori italiani hanno messo a disposizione un’offerta legale ampia e accessibile – ha sottolineato - .Gli ebook offerti sul mercato italiano hanno superato quota 100mila, prodotti da quasi 2mila marchi diversi. I titoli sono circa 60mila. Circa il 50% delle novità italiane oggi esce in contemporanea anche in ebook. Il 98% dei libri scolastici italiani ha un’estensione digitale, secondo una formula mista che è prevalente in tutti i mercati internazionali. E la stessa manualistica universitaria è sempre più spesso accompagnata da servizi online di supporto agli studenti, che arrivano alla costruzione di veri e propri ambienti di apprendimento”.
“Nel nostro settore – ha proseguito - l’offerta è cresciuta molto più rapidamente della domanda, che – pur in forte crescita – rappresenta circa il 2% del mercato trade. E l’offerta online ha prezzi decisamente più contenuti di quella cartacea, nonostante l’assurda discriminazione fiscale per cui la prima paga l’Iva al 21% mentre la seconda gode della tariffa agevolata del 4%. Il prezzo medio degli ebook (calcolato al netto delle offerte super-economiche al di sotto dei 2 euro, che pure sono molte) è oggi di 10,4 euro. Sarebbe sotto i 9 euro se l’Iva fosse la stessa che sulla carta”.
“Tutto questo – ha sottolineato Lorenzon - per dire che è necessario al mondo del libro un quadro certo nel quale operare, per far fronte ai costi che gli editori hanno sostenuto e che continueranno a sostenere. È in fondo di questo che oggi stiamo parlando: di valorizzare gli investimenti delle oltre 2000 imprese impegnate nel nostro settore e dei trentamila addetti che vi lavorano (70mila, se calcoliamo l’indotto). Soprattutto, di valorizzare la cultura, la creatività e la capacità innovativa, che certo non mancano nell’industria culturale italiana”.