Culture
La rampicante, il nuovo libro di Davide Grittani. La recensione
La rampicante, un romanzo “inno alla vita” candidato al Premio Strega 2019. La recensione
di Giulia Ciarapica *
«La stranezza si paga a caro prezzo, specie in quei paesi in cui si equivoca l’insolito con l’eretico». Questa potrebbe essere una delle frasi simbolo dell’ultima fatica letteraria di Davide Grittani, La rampicante (LiberAria, 2018; Pagg. 222; Prezzo 16,50 euro), un romanzo che delle “stranezze” si fa quasi portavoce e che, anche in virtù di questo motivo, ho deciso di candidare al Premio Strega in qualità di Amica della Domenica della Fondazione Bellonci (che lo organizza fin dalla sua nascita). Si tratta realmente di uno dei pochi romanzi, nel mare magnum della letteratura contemporanea, ad essersi occupato di tematiche scottanti, delicate e soprattutto di interesse collettivo, a cui il lettore non può esimersi di guardare con trasporto e con rispetto.
Non c’è un unico protagonista in questa storia, perché la vera protagonista è la vita stessa e tutto ciò che contiene – fatti, persone, sentimenti, emozioni –, una vita che decide di scendere in campo e di mettersi in gioco a trecentosessanta gradi, senza guardare in faccia alle paure e alle incomprensioni.
Davide Grittani
L’ispirazione per questa storia, a Davide Grittani (giornalista e scrittore foggiano) l’ha data a sua volta una storia vera: tutto nasce da un episodio di cronaca accaduto nei primi anni ’90 in Liguria, il suicidio anomalo di una persona che aveva da poco ricevuto un trapianto di cuore. Fatto insolito, per l’appunto, e sul quale Grittani decide di indagare; si scoprì che il suicida aveva cercato e ottenuto informazioni sul suo donatore e che quindi aveva scoperto trattarsi di un esponente della famosa mafia del Brenta. È da qui che nasce e si sviluppa uno degli interrogativi fondanti di questo romanzo, che porta alla luce un tema – quello del trapianto degli organi – di cui pochissimi romanzi, dal dopoguerra a oggi, si sono presi cura: è giusto andare fino in fondo, toccare con mano una realtà scabrosa, scomoda e quanto mai fragile, facendosi carico non di una, ma di ben due vite che corrono, hanno corso a pari merito, sul filo sottile della vita e della morte? Fin dove può spingersi la necessità di sapere? E fin dove l’etica impone il suo limite?
Uno dei grandi meriti de La rampicante – e nondimeno uno dei motivi principali che mi ha spinto a proporlo al Premio Strega come opera meritevole di essere selezionata almeno all’interno della dozzina che verrà stabilita dal Comitato direttivo il 17 marzo prossimo – è quello di aver saputo destreggiarsi, con grande maestria e saggezza, in un territorio minato, tortuoso per natura e pericolosamente impervio, senza perdere la delicatezza e soprattutto senza imporre al lettore il proprio punto di vista. Grittani dichiara e si espone senza giudicare e senza consigliare: attende la reazione del pubblico, lascia ai suoi interpreti l’arduo compito di portare a termine la missione della propria coscienza.
La rampicante, Civitanova Marche
Ne La rampicante viene messa in scena l’epopea, piccola e fin da subito così eroica, di Riccardo Graziosi, di cui l’autore narra la vicenda umana, emotiva e sociale dai 15 ai 30 anni. È l’11 settembre del 2001 – sì, esattamente quell’11 settembre lì, perché nulla, davvero nulla, è lasciato al caso in questo romanzo –, ci troviamo nelle Marche, a Sant’Elpidio a Mare, quando il quindicenne Riccardo, nel pieno della sua adolescenza – già di per sé la fase più impietosa della vita, quella che non lascia scampo – scopre per caso di essere stato adottato. Nessuno gliel’aveva mai detto, i genitori, sor Cesare Graziosi e sua moglie Giovanna, non ne avevano mai fatto parola. Eppure la verità, in quel preciso momento, arriva come un fulmine a ciel sereno: lui non appartiene di natura a quella che fino ad allora aveva chiamato famiglia. Il primo grande ostacolo viene affrontato a viso aperto da Grittani: che cos’è una famiglia? Che luogo è, se viene visto attraverso lo sguardo smarrito di un bambino adottato? E soprattutto: chi sono un padre e una madre? I figli ne La rampicante sono figli di tutti e di nessuno, sono figli della diversità, figli dell’inganno, figli dell’amore capovolto, sconvolto, violato. Sono i figli dell’emarginazione e del vuoto, i nostri figli.
Il tempo passa, i dubbi corrono di pari passo con le certezze; arrivano per Riccardo gli anni del lavoro nella ditta di famiglia – un’agenzia che rappresenta tutti i calzaturifici della zona – e poi arriva Sara, la compagna con cui condividerà un appartamento e il desiderio di diventare genitore. Ma soprattutto approda nella vita del ragazzo, come un Ulisse in mezzo alla tempesta, Edera. Anche lei è figlia di un destino avverso, poiché si tratta di una bambina che soffre di paracusia, un disturbo a causa del quale sente voci immaginarie nella propria testa. Il percorso che Riccardo compirà alla ricerca del proprio passato sarà accompagnato non solo dalla piccola Edera, ma anche da una serie di inevitabili coincidenze che lo porteranno dritto alla soglia della verità, quella verità che ha cercato per trent’anni e con la quale, prima o poi, sarà costretto a fare i conti. La rampicante è un grande inno alla vita, non un inno banale e senza fiato, ma un inno cinico, crudele, straziante, a tratti spietato, e quindi vero, credibile, almeno quanto lo sono la vita e le sue trame imprevedibili. Un libro che sta catturando lettori, stampa e addetti ai lavori: da una parte per il numero molto elevato di presentazioni a cui Grittani viene invitato in tutta Italia; dall’altra perché solo un mese e mezzo dopo l’uscita del romanzo La rampicante era già nella lista dei migliori libri del 2018 stilata dall’inserto culturale la Lettura (del Corriere della Sera); infine perché il libro è in finale in molti premi letterari nazionali, come ad esempio il Nabokov (Novoli, Lecce) in cui la giuria l’ha selezionato tra le opere che si giocheranno il riconoscimento il prossimo 30 marzo.
Quello di Davide Grittani è, sopra ogni cosa, un romanzo che porta alla luce, con estrema lucidità ed empatia, le sfaccettature di una realtà dura e a tratti spietata, ma lo fa con l’eleganza di una scrittura sottile e allo stesso tempo corposa, incisiva e mai brutale.
Di tutto si potrà dire di questa storia, ma non che non sia destinata ad un grande futuro.
candidato al Premio Strega 2019.
Ambientato nelle Marche, parla di adozione e trapianti d’organo:
le massime espressioni della generosità d’animo nella società moderna.
Un libro crudele e spietato che un mese e mezzo dopo l’uscita era nella lista
dei migliori titoli del 2018 dell’inserto la Lettura (del Corriere della Sera).
* Amica della Domenica e giurata del Premio Strega / Fondazione Bellonci, Roma