Le opere d'arte diventano emoticon. E cambia per sempre il linguaggio - Affaritaliani.it

Culture

Le opere d'arte diventano emoticon. E cambia per sempre il linguaggio

Ce ne sono tantissime: dall'intramontabile Andy Warhol alle installazioni di Dan Flavin e Donald Judd, fino al celebre e contestato Damien Hirst. Le opere d'arte contemporanea più famose, comprese le fotografie, diventano emoticon. L'unica caratteristica che devono avere per essere considerate a tutti gli effetti "segni" nel linguaggio globale della Rete è un significato chiaro ed esplicito, capace di comunicare un sentiment o uno stato d'animo alla persona che lo riceverà, esattamente come il sorriso o l'occhiolino che ormai tutti utilizzano abitualmente nella comunicazione digitale.

 

Con questa filosofia l'arte è entrata a gamba tesa su Twitter ed è nata l'hashtag #emojiarthistory allo scopo di parlare di opere d'arte, canzoni e artisti usando solo gli emoji. L'esempio più clamoroso? L'Urlo di Edward Munch che ha già valicato i confini dei social network, essendo una delle faccine più utilizzate su WhatsApp. Naturalmente, non sono soltanto gli esperti di tecnologia a parlare di "cambiamento epocale". E' un attimo approdare nel campo della linguistica, della semiologia e della socio-filosofia. La contaminazione tra cultura e tecnologia diventa sempre più caratterizzante con importanti conseguenze sul linguaggio delle nuove generazioni. Secondo Patrizia Manili, docente associato di Linguistica Italiana all'Università per Stranieri di Perugia, l’effetto più rilevante è quello della “desacralizzazione” della scrittura, ossia quello di scrivere per raggiungere chiunque e dovunque e nel minor tempo possibile. Ciò porta alla stesura di testi brevi (nel piccolo schermo del telefonino o nello spazio già predisposto per rispondere ai messaggi di posta elettronica) adatti ad una lettura distratta, come afferma Antonelli 2007, quasi ad “una fruizione di una lingua usa e getta”. Oggi, in questo senso si è fatto un passo avanti (o indietro?), perché l'arte (ovvero una forma di alta espressione culturale) diventa fonte di ispirazione e mezzo di comunicazione nei termini di questo nuovo essential language elettronico. Ma c'è chi ha già puntato il dito contro una "svalorizzazione" delle grandi opere... il dibattito è aperto.