Culture
Lercio, lo sporco che fa notizia. "Satira social. Niente bufale o fake news"
Così è nato Lercio.it, il collettivo di satira 2.0 più celebre e famoso d'Italia. Il meglio in un libro: dal caso dei gattini a Radio Maria...
Di Maria Carla Rota
Ha oltre un milione di fan su Facebook ed è famoso quanto i giornali online che prende in giro: Lercio.it, sito satirico diventato uno dei fenomeni più viral del web, raccoglie in un libro, "Lercio. Lo sporco che fa notizia" (Ed. Shockdom), il meglio delle news pubblicate negli ultimi due anni, oltre a una serie di inediti. Per chi si fosse perso la prima puntata, invece, c'è anche "Un anno Lercio. Il 2014 come non l'avete mai letto" (Ed. Rizzoli).
Affaritaliani.it ha intervistato Adelmo Monachese, uno dei fondatori del collettivo di satira più celebre e famoso d'Italia, composto da una trentina di autori, che si 'nascondono' dietro le news ciniche e fulminanti di Lercio. Monachese è tra gli ospiti della rassegna “Un Castello di libri - degustazioni d'Autore", organizzata a Ceglie Messapica dal direttore di Affaritaliani.it Angelo Maria Perrino.
Come è nata l'idea di Lercio?
"Nel 2009-2010 Daniele Luttazzi aveva creato sul suo sito "La palestra di Luttazzi", una sezione in cui giovani autori potevano mandare i loro contributi. Si è creato così uno zoccolo duro di persone che poi hanno deciso di continuare da soli, dando vita ad è "acidolattico.org", un nome scelto non a caso dopo due anni di... "palestra". Un sito tuttora attivo, su cui facciamo satira più classica, ovvero una premessa su fatti veramente accaduti e poi una serie di battute. Nel 2012 Michele Incollu ha proposto di concentraci anche sulla presa in giro delle news sensazionalistiche tipiche del web. Abbiamo iniziato con una parodia di Leggo, da cui derivano anche la grafica e il nome di Lercio, e poi ci siamo allargati a tutto il giornalismo online con i suoi titoli gridati e gli articoli il cui contenuto poi non corrisponde mai alla premessa".
Un'idea che è diventata subito viral. Qual è stato l'ingrediente del successo?
"Noi non abbiamo inventato niente di nuovo, ci teniamo a sottolinearlo. Questo genere di satira esiste da sempre, da secoli. Siamo stati però i primi ad applicarla al mondo dei social. Noi siamo la "prua" di una nave che poi si è mossa su quest'onda".
A distinguervi è l'iper-verità delle notizie false.
"Spesso abbiamo la possibilità di seguire l'attualità tramite il nostro specchio deformante. E noi stiamo contribuendo a una specie di alfabetizzazione del web per imparare a riconoscere e distinguere satira, bufale e fake news. Ne parliamo molto anche negli incontri con i ragazzi nelle scuole".
Le vostre, come tenete a sottolineare, non sono mai bufale.
"Le bufale puntano a prendere in giro il lettore, vogliono che ci caschi per fare clic. Per questo si concentrano anche su argomenti che prendono la pancia delle persone: dalla presunta morte dei personaggi vip alle nuove tasse alle norme a favore dei migranti. In questi casi il pubblico reagisce per istinto. Noi invece facciamo "fictional news", come ho imparato da wikipedia: satira, umorismo, fantasia".
Spesso però le persone non colgono la differenza...
"Sì, ci sono casi in cui ci confondono e ci prendono per veri. Questo dipende non dal livello di istruzione o di classe sociale, come molti sostengono, ma dalla fretta nel leggere e nel voler esprimere la propria opinione prima di aver approfondito. Noi abbiamo delle linee guida: già nel titolo, e poi soprattutto nell'articolo, inseriamo elementi grotteschi apposta per far capire".
Ultimamente si parla molto anche di fake news e di fact checking.
"Noi ne siamo contentissimi. Più si fa chiarezza su questo tema, più si può apprezzare la nostra indole ironica. Se la satira punta a far ridere o a far riflettere, le fake news hanno altri scopi, di solito c'è dietro una motivazione economica oppure ideologica. Perché, come ricorda un vecchio adagio, più ripeti una bugia, più sembra verità. Per esempio, quando è stato eletto, Trump aveva come capo stratega Stephen Bannon, accusato di essere estremista, razzista e antisemita. E' l'ex capo del sito di estrema destra 'Breitbart News', basato su molte fake news. E' stato lui, tra l'altro, l’ispiratore del controverso Muslim Ban".
Quali sono state le news più viral di Lercio finora?
"Una delle primissime risale al 2013. Diceva: "Errore nel sistema operativo, Radio Maria passa i Megadeth". Circolò come reale sui social tanto da costringere padre Livio Fanzaga, direttore dell'emittente, alla smentita. Ci fece conoscere ai giornali, che da allora stanno forse più attenti alla regola principe del giornalismo sulla verifica delle fonti. Poi abbiamo avuto milioni di condivisioni con la news dello psichiatra che avvisa: "Chi posta gatti su Facebook potenziale serial killer". D'altronde la presa in giro degli articoli acchiappaclic, come quelli sugli animali, è il cuore della nostra filosofia".
A settembre lei pubblicherà un nuovo libro: "La maledizione del piccolo principe" (Ed. Les Flâneurs).
"E' una parodia per adulti, anche se non va intesa in senso erotico. Consiglio comunque di non farlo leggere agli under 14. Sarà accompagnato anche da uno spettacolo teatrale messo in scena dalla Piccola compagnia impertinente".