Culture

Luca Giordano, in mostra a Capodimonte oltre novanta opere dell'artista

Eduardo Cagnazzi

Al sito museale napoletano in esposizione fino al 10 gennaio del "Luca Fapresto". Bellenger: "Il pittore ci viene raccontato come non lo è mai stato prima"

A Napoli era conosciuto con il soprannome di Luca Fapresto. Gli era stato dato questo avendo dipinto in soli due giorni le tele della crociera nella chiesa di Santa Maria del Pianto, nel nucleo principale del cimitero di Poggioreale. Le opere dell’artista napoletano sono in mostra al Museo e Real Bosco di Capodimonte dall’8 ottobre al 10 gennaio 2021, un’esposizione titolata Luca Giordano. Dalla Natura alla Pittura, a cura di Stefano Causa e Patrizia Piscitello, che segue quella organizzata al Petit Palais di Parigi dal direttore del sito museale napoletano Sylvain Bellenger e da quello francese Cristophe Leribault.  

“In questa seconda tappa -afferma Bellenger- Giordano ci viene raccontato come non lo è mai stato prima, diversamente da Parigi.  I curatori hanno saputo ricollocare la particolarità del pittore e anche pensarlo nel contesto delle chiese napoletane, poiché in fondo è a Napoli e soprattutto nello spazio delle architetture barocche, più ancora che nei musei, che Giordano si mostra in tutta la sua dimensione e dà prova del mestiere e della visione che porterà fino in Spagna, con i rapimenti trionfanti e gioiosi che rendono il monastero dell’Escorial un luogo un po’ meno austero”.

La mostra, dedicata a Ferdinando Bologna, si articola in dieci sezioni con oltre novanta opere, molte delle quali provenienti da importanti musei e istituzioni estere (Louvre, Prado, Patrimonio Nacional, Fondazione Santamarca e molte altre) e italiane (Palazzo Abatellis, Pinacoteca nazionale di Bologna, Musei civili di Vicenza) e, in particolare, napoletane (Complesso dei Girolamini, Curia di Napoli, Museo e Certosa di San Martino, Museo Duca di Martina, Museo del Tesoro di San Gennaro, Pio Monte della Misericordia, Società italiana di Storia Patria e molti altri).

L’allestimento in sala Causa, a cura di Roberto Cremascoli con Flavia Chiavaroli (Cor Arquitectos) conserva gli spazi della mostra Caravaggio Napoli ma ne ribalta il senso: dai vicoli di Napoli si passa ai salotti seicenteschi con una nuova sequenza espositiva che diventa un susseguirsi di “stanze delle meraviglie”.

L’esposizione termina con un’installazione multimediale interattiva  progettata e realizzata da Stefano Gargiulo (Kaos Produzioni) con l’intento di mostrare alcuni dei luoghi e delle opere affrescate dall’artista a Napoli: nella chiesa di San Gregorio Armeno, di Santa Brigida, alla Certosa di San Martino e nei Girolamini.

I curatori                                                                                                                                                                          L'allestimento della mostra è curato da COR arquitectos (Roberto Cremascoli, Edison Okumura, Marta Rodrigues) con Flavia Chiavaroli e occupa gli spazi della sala Causa, stesse professionalità che avevano già lavorato all’allestimento della mostra Caravaggio Napoli  nel quale furono ‘ricostruiti’ i vicoli di Napoli. Ora la ‘messa in scena’ della città di Caravaggio diventa quella di Luca Giordano, dai vicoli si passa ai salotti, si trasformano gli stessi spazi definendo una nuova sequenza espositiva. Dall’interpretazione dei salotti seicenteschi napoletani nasce un percorso tra le sale che diventa un susseguirsi di “stanze delle meraviglie”, Wunderkammer con quadreria, carta da parati e boiserie di color rosso scuro: ambienti in grado di raccontare l’atmosfera vissuta dal grande pittore napoletano. I materiali di finitura sembrano consumati dal tempo come la carta da parati che simula la tappezzeria antica. Ogni “sala-salotto” ha una carta con lo stesso disegno, ma di tonalità diverse. Le sale introduttive e quelle finali, con la ricostruzione della Cappelletta Girolamini, saranno dipinte con colorazioni di tonalità “bruciata” riprese dalla natura. Lo spazio dell’allestimento diventa una stratigrafia del racconto espositivo.

Una diversità di allestimento che sottolinea la differente cifra stilistica fra Caravaggio e Luca Giordano. Lo sottolineano bene i curatori Causa e Piscitello: “Caravaggio non ha disegnato (non nel senso accademico del termine), e men che mai affrescato; Giordano invece è autore di alcuni dei fogli più strepitosi del ‘6oo oltre ad aver dipinto, letteralmente, chilometri di affresco. Caravaggio ha il diavolo in corpo del vero e procede dalla pittura alla natura; Giordano fa il percorso inverso. La Pittura gli interessa mille volte di più. D’altronde, mentre Caravaggio era ciò che si dice un cattivo ragazzo; Giordano è un integerrimo padre di famiglia. Per viaggiare viaggiò: ma spinto dall’odore dei soldi. Gli spostamenti di Caravaggio disegnano l’itinerario di un fuggiasco; quelli di Giordano sono un modello di strategia autopromozionale. I panni dell’artista maledetto gli avrebbero solo rallentato il passo”.

Il percorso espositivo: le sezioni di mostra e la sala multimediale con gli affreschi                                              La mostra si articola in dieci sezioni e termina in un’installazione intermediale progettata e realizzata da Stefano Gargiulo con l’intento di mostrare alcuni dei luoghi e delle opere affrescate dall’artista a Napoli: nella chiesa di San Gregorio Armeno, di Santa Brigida, alla Certosa di San Martino e nei Girolamini. Il progetto site specific ripropone una piccola cappella dove negli archi e nelle volte traspirano le immagini e i suoni del mondo napoletano e degli affreschi di Luca Giordano. Il visitatore viene invitato ad interagire con le candele votive poste al centro dell’ambiente, un fulcro simbolico dove attivare gli scenari che trasformano lo spazio, tra la realtà degli affreschi del maestro e l’illusione delle tecnologie digitali.