Culture
Marc Chagall, Rovigo dedica all’artista una mostra tra favola e utopia
La bella mostra Marc Chagall. Anche la mia Russia mi amerà propone un percorso per argomenti dentro l’opera inafferrabile del maestro bielorusso
Chagall è unico e inconfondibile. Chiunque abbia tentato di imitarlo o di seguirne la ricetta artistica ha miseramente fallito, tipico esempio la Donna a Mosca dipinta nel 1912 da Vasilij Kandiskij, in cui l’orientamento fantastico non trova una direzione né uno sbocco. L’opera di Chagall è inimitabile, perché in fondo ci fa assistere a un continuo rimando tra due elementi già di per sé inafferrabili e irrealizzati, la favola e l’utopia. L’una che cerca di trarre una morale dalle diverse sfaccettature del quotidiano riconducendole all’archetipo; l’altra che vola eterea alla ricerca della realizzazione di un ideale intoccabile.
Nei suoi quadri sembra tutto semplice. Gli innamorati volano, le isbe dei contadini sono capovolte, i fiori sbocciano dovunque sia impossibile, le mani saltano fuori dai muri, le teste di inclinano all’indietro formando archi, i galli sono maestosi, le capre occhieggiano, il violinista sta sul tetto e il sole si allarga a dismisura. Tutto, dalla più banale quotidianità alla sofferenza infinita dei conflitti mondiali, si colloca in questa sorta di labirinto goffo e catastrofico, dove la mente di chi guarda si perde ogni volta alla ricerca di quel suggerimento vitalistico, di quello stimolo concreto, di quella pulsione emozionante che si avverte immediatamente, ma che non è mai semplice definire con chiarezza.
Il mondo sottosopra
I colori rutilanti di Chagall (“non cerco di rappresentare niente: voglio che il colore reciti e parli da solo”, dichiarò nel 1973) investono chi guarda le sue opere come una cascata. Le sue figure ne trascinano la mente lungo accidentati sentieri. I paesaggi li fanno immergere dentro memorie antiche. Seguire un’esposizione delle sue opere è sempre, se ben articolata, una catarsi e un impegno, una ricerca e una visione, una via verso la psicoanalisi interiore e una meraviglia.
Così avviene a Rovigo, a Palazzo Roverella, dove la mostra Marc Chagall. Anche la mia Russia mi amerà propone una settantina di opere del maestro bielorusso vissuto tra il 1887 e il 1985 fra il villaggio natale di Vitebsk, Parigi, San Pietroburgo, Berlino, in due paesini francesi, New York e ancora nel sud della Francia. Un artista in continuo movimento, che ha conosciuto miseria, depressione, esilio e fama, rimanendo sempre legato ai suoi riferimenti principali: la cultura e la mistica ebraico-chassidica, l’universo contadino, l’amatissima moglie Bella Rosenfeld, la musica, le fiabe per bambini e adulti. Un artista che ha attraversato le diverse avanguardie a cavallo tra 800 e 900, fauvismo ed espressionismo, cézannismo e cubismo, futurismo e primitivismo, senza che la sua poetica ne venisse scalfita ma solo arricchita, soprattutto nell’effervescenza coloristica e nello zigzagare delle medesime immagini-simbolo.
Il matrimonio
A Rovigo è analizzato soprattutto il legame di Chagall con l’anima della Grande Madre Russia (allora la Bielorussia faceva parte dell’immensa galassia russa e poi sovietica), confrontando le sue tele piene di animali reali e fantastici, persone e villaggi che volano, angeli, violinisti, ebrei erranti, fiori che non stanno né in cielo né in terra ma sbocciano sempre rigogliosi, con alcune icone, xilografie e lubok (le stampe illustrate a grande diffusione, che proponevano al popolo episodi di fantasia e lezioni morali), evidentemente significative per la formazione del maestro.
Diversi i capolavori riconosciuti, dall’iconica Passeggiata con Bella che si libra in cielo tenuta per mano al guercio Ebreo in rosso, dall’Uomo con la testa rovesciata (Il mondo sottosopra) firmato al contrario al Guanto nero sovraccarico di simboli, dall’inquietante L’orologio alle magnifiche tele che chiudono l’esposizione: Villaggio con sole oscuro e Crocefissione con capra rossa. E in ogni opera esposta l’immaginazione pittorica di Chagall trasforma profondamente tutti gli elementi riconoscibili incorporati nelle tele, perché, affermava, “ciò che ha motivato da sempre il mio ragionamento espressivo è il creare nei miei quadri uno shock psichico, un’autentica quarta dimensione”.
L'ebreo in rosso
Marc Chagall. Anche la mia Russia mi amerà
Palazzo Roverella – via Laurenti 8/10, Rovigo
fino al 17 gennaio 2021
orari: da lunedì a venerdì 9/19; sabato e domenica 9/20
biglietto: €12; ridotto € 8 (fino ai 18 anni, studenti universitari, over 65, militari, gruppi, convenzioni); gratuito (fino a 5 anni, portatori di handicap con accompagnatore,
giornalisti, guide e accompagnatori gruppi); famiglia (ridotto per due adulti e gratis per i figli fino ai 18 anni)
info: tel. 0425460093
Il gallo