Mare inquinato, i ricchi piangono: progetto Yacht Club Costa Smeralda-Bocconi
Mare inquinato, per i suoi 50 anni lo Yacht Club Costa Smeralda lancia una grande iniziativa per la tutela e conservazione dell'ambiente marino
Il nostro mare sta morendo. A lanciare il grido dall'allarme non è la solita associazione ambientalista o una delle agenzie dell'Onu, ma lo Yacht Club Costa Smeralda che, nell'ambito dei festeggiamenti per i suoi primi 50 anni tra sport e impegno sociale, ha lanciato una grande iniziativa per la tutela e conservazione dell'ambiente marino con tanto di forum sull'ambiente in programma a settembre.
Soci e sponsor del prestigioso club, da Audi a Ferragamo passando per Rolex e Loro Piana, hanno chiamato al capezzale del mare sardo, per una partnership scientifica, la SDA Bocconi School of Management.
Madrina dell'iniziativa la Principessa Zahra Aga Khan, che in una videointervista ad Affaritaliani.it, ha spiegato perché gli yachtman di uno dei club più esclusivi si sono decisi a fare qualcosa per il loro mare.
"Stiamo cercando di creare un grande gruppo intorno a noi per avviare delle iniziative di sostenibilità che ci coinvolgano in ambito mondiale sui temi di salvaguardia del mare", ha spiegato la principessa. "Sono una subacquea da quando avevo 15 anni e ho visto il mare cambiare, i pesci sparire. Non c'è più fauna, non c'è più flora nel nostro mare. Noi vorremmo innanzitutto cambiare i comportamenti dei nostri amici e soci e poi portare questo messaggio in tutto il mondo".
I PARTNER E GLI SPONSOR |
Ma Zahra Aga Khan non ci sta a ridurre i problemi dei nostri mari alle barche a motore. Quello semmai è solo un aspetto della faccenda: "L'inquinamento non può essere addebitato ad un gruppo di turisti: sono la pesca selvaggia, il commercio mondiale, il trasporto marino, il turismo tutto, l'assenza di leggi ad esserne causa".
Certo è che le conseguenze di tutto questo sono terribili e a certificarlo con numeri che non lasciano spazio a interpretazioni è proprio la SDA Bocconi School of Management. "Secondo alcuni studi si è raggiunto il punto di non ritorno. Se continuiamo a consumare e produrre rifiuti come stiamo facendo ora, e a gettarli nel mare, si stima che nel 2050 nelle nostre acque ci sarà più plastica che pesci", spiega in una videointervista ad Affaritaliani.it, Francesco Perrini, responsabile degli studi sullo sviluppo sostenibile della Bocconi e partner dello Yacht club.
"Lo Yacht Club - continua Perrini - ha preso coscienza di questo problema e ha lanciato un bellissimo progetto sulla sostenibilità del mare chiedendo a noi del Sustainability Lab della SDA Bocconi School of Management di aiutarlo con due progetti diversi. Il primo è per lo Yacht Club e consiste nel mettere a punto un modello che renda il club stesso più sostenibile, consentendogli di avere un impatto zero o addirittura negativo. Il secondo progetto è quello di andare a individuare una serie di sottotemi che riguardano la sostenibilità ambientale e la salvaguardi degli oceani per un forum che si terrà a settembre in Costa Smeralda: studi sul clima del mare, sulla quantità di plastiche e altri materiali che vengono buttati nelle acque, sulla pesca sostenibile e sulla mobilità sostenibile ".
INTERVISTA A FRANCESCO PERRINI
Ma da dove arriva il pericolo maggiore per il mare? Perrini non ha dubbi: "Arriva da quello che viene buttato dalle barche, dalle industrie soprattutto e anche dalle persone, che non essendo biodegradabile resta in mare per centinaia di anni e modifica il biosistema".
L'obiettivo finale dello Yacht club e della Sda Bocconi è di quelli ambiziosi, conclude Perrini: "Mettere a punto un modello ecosostenibile che possa essere condiviso, replicato da altri Yacht Club in tutto il mondo e dal maggior numero di operatori marini possibile".