Culture
Santarcangelo, Festival internazionale del teatro in piazza

Santarcangelo, si inerpica gradino dopo gradino e le strade sono ciottolate e piene di verde. Il festival internazionale del Teatro in piazza, con i suoi 45 anni di esistenza, ha il privilegio di essere uno degli appuntamenti nazionali ed internazionali più all’avanguardia nell’ambito delle arti performative e teatrali. Oltre agli spettacoli teatrali anche una minirassegna cinematografica, la valorizzazione dell’ambiente che innesca e sperimenta la creazione di una nuova impronta ecologica, e nel disegno di un festival sempre più orientato alla creazione, le residenze d’artista diventano vere e proprie residenze di produzione. Concepito come progetto di ricerca su alcune traiettorie di pensiero, crea una comunità temporanea unendo artisti, spettatori ed abitanti del posto. Importante è la danza, ed anche il tema del gender trova spazio a Santarcangelo grazie a Motus, che presenta in prima assoluta "MDLSX" . Lo spettacolo è un assolo con la regia di Enrico Casagrande e Daniela Nicolò, in cui Silvia Calderoni indaga il confine tra maschile e femminile, la mutabilità di genere e la sua valenza soggettiva e politica. Una lunga confessione, quella che l'attrice srotola per poco più di un'ora davanti, sopra e sotto un tappeto triangolare color argento: un fiume di parole, soggetti ed oggetti che portano gli spettatori verso il coming out teatrale (e di vita) dell'artista vincitrice, nel 2009, del Premio UBU.
In scena, c’è una donna esile che alterna poche vesti alla nudità completa, e che presenta stralci della sua vita sullo schermo alle spalle. Canta, da bambina: C'era un ragazzo che come me amava i Beatles e i Rolling Stones, insieme al padre, intreccia e alterna il proprio vissuto a quella di Cal, Calliope, protagonista ermafrodita di un romanzo di Jeffrey Eugenides. Racconta l’avvicinamento allo sport, le prime domande sul proprio corpo, nato femminile ma con una sensibilità prettamente maschile, soffre, si spoglia, vorrebbe cambiare sesso mentre nuda e sdraiata e terra cerca di polverizzare il proprio organo con un raggio laser verde che cosparso di lacca per capelli si dilata e diventa più evidente.
Nel viaggio, inno solitario e molto rock, escono poi gli affetti: il fratello che si sfascia di LSD, il rapporto con i genitori e con la società in cui vive, l'attacco ai modelli di donna imposti. Un lavoro sulla donna e su se stessa con contrasti e momenti gentili, come quando ritorna bambina. E alla fine il triangolo luminoso su cui ha lavorato si avvolge intorno al corpo e la trasforma in sirena del mare. Ultimo sogno, ultimo gioco, ultima illusione.
Silvia Viterbo