Culture

Speciale Popsophia 2013


Proprio le telecamere del canale giornalistico della Rai riprendono in diretta il pomeriggio di Popsophia e l’intervento del politico più pop della scena italiana contemporanea. Renzi sveste i panni del politico puro per approcciarsi alla questione regina di Popsophia 2013, “Eroi e antieroi”, e presentare al pubblico di Pesaro il suo ultimo libro, Oltre la rottamazione (Mondadori, 2013). Un raccontare l’esperienza politica in forma di  empiria, come una vera e propria questione filosofica.

Il suo ultimo lavoro bibliografico è un manifesto del pensiero politico di Renzi, un saggio colloquiale che intende enfatizzare sul ritorno alla politica, alla gente e al suo sentire, ponendo le basi per quella rivoluzione del nuovo che può essere vista sia come atto eroico, che come atto antieroico. È al pensiero politico, sociale e culturale di Matteo Renzi, classe 1975, appartenente a quella generazione cresciuta tra cartoni animati giapponesi e Happy Days, che Popsophia dedica un affresco della contemporaneità politica, eleggendo proprio il primo cittadino di Firenze a simbolo di quella dicotomia della critica che si arrabatta nel definirlo ora eroe e ora antieroe dell’Italia politica di oggi.

Insieme al sindaco di firenze interviene il filosofo Luca Taddio sul tema "Marionette al potere". L'intervista di Affari:

Partiamo dal titolo, perché "marionette al potere"?
Un'immagine suggestiva di quello che è oggi il potere politico, anzi direi l'assenza di potere politico: sono altri a muovere i fili, attori economici più che politici. Ma il vero problema è quello di comprendere da cosa dipende questa strutturale debolezza della politica.

E da cosa dipende secondo lei?
Il motivo principale è che la politica, agendo principalmente su scala locale-nazionale non è completamente in grado di far fronte ai problemi legati ai processi di globalizzazione in corso. Il capitalismo finanziario, diversamente dalla politica, agisce in modo globale e transnazionale. Oggi un ristretto gruppo di persone molto potenti decide il nostro destino. Non a caso uno slogan di successo recita: "We are the 99%".

Perché parlare di potere (quindi anche di politica) a un festival di pop filosofia?
Parafrasando Hofmannsthal, potremmo dire che la vera profondità si nasconde in superficie.

Da cosa deriva lo stallo italiano?
Dalle regole del gioco. Lo stallo deriva dal fatto che da vent'anni attendiamo riforme strutturali che però non arrivano mai, perché nessuno vuole segare il ramo su cui è seduto. Purtroppo il ritardo e la crisi hanno complicato enormemente le cose.

Il mondo degli intellettuali può fare qualcosa?
Quanto il mondo dei cuochi, degli ingegneri, degli architetti, eccetera. Il mondo è fatto da singoli individui e non da "classi": le responsabilità sono individuali e non collettive. Buone idee possono salvare il mondo, ma le idee non camminano da sole. 

Parteciperà Renzi: che "punto di vista" rappresenta all'interno del dibattito?
Quello della politica che, in fondo, è il punto di vista di tutti noi. Mi auguro che rappresenti una voce e una forza riformatrice. Le politiche riformiste si sono storicamente contraddistinte nel tentativo di esprimere una nuova sintesi tra idee fino ad allora apparentemente inconciliabili. In passato si è cercata la sintesi tra la tradizione socialista e la tradizione liberale, in seguito si è tentato di coniugare il merito con il bisogno, poi i diritti con i doveri. Questi sono temi ancora attuali, ma inadeguati a governare il futuro. La vera sfida consiste in come coniugare i processi di globalizzazione in atto con le istanze locali e territoriali: quanto locale e quanto globale. La cultura riformista non può schierarsi semplicemente pro o contro la globalizzazione, deve invece tentare una difficile sintesi sul piano culturale, economico e giuridico.

Mi dice qualcosa di pop?
Spesso vediamo come i supereroi entrano in scena quando tutto è perduto, l'abbiamo visto anche di recente nei film dedicati a Batman e Superman. Dato che il supereroe interviene quando tutti gli altri poteri di ordine politico-democratico sono falliti, c'è da augurasi di non aver bisogno di supereroi e forse sempre meno anche di uomini e di leader che da soli pensano di risolvere tutti i problemi.

Da filosofo, che soluzioni intravede per l'Italia di oggi?
Dobbiamo stabilire delle idee-guida regolative: se non decidiamo dove vogliamo andare nel lungo periodo, come e su quale base possiamo trovare i criteri per decidere cosa fare oggi? Un movimento dal basso deve mirare ad allargare la base decisionale democratica, legando i propri interessi alla dimensione locale, alla valorizzazione di ciò che si produce nel territorio; un secondo movimento dal basso deve avere come obiettivo quello di decidere su grande scala, su temi per loro natura globali e non locali: dai nuovi diritti all'ambiente. Tale sintesi passa necessariamente attraverso una cultura cosmopolita: l'idea di Morin di "Terra-Patria" come bene comune. Due le idee che possono guidarci lungo questo percorso: forme di democrazia diretta e partecipata, e gli Stati Uniti del mondo. Oggi sono idee astratte o ideali, ma che possono avere affetti concreti se progressivamente applicate. Diversamente temo che i grandi problemi che ci affliggono non abbiano soluzione.