Culture

Van Gogh, El Greco e Goya: tre mostre imperdibili a Milano

di Chiara Giacobelli

Vincent Van Gogh al Mudec – Museo delle Culture, El Greco e Goya a Palazzo Reale

La seconda mostra che suggeriamo, volendo restare a Palazzo Reale, è stata inaugurata questa settimana e vede come protagonista Francisco Goya, altra figura fondamentale per la Spagna, che questo autunno gode di un sodalizio particolarmente felice con il nostro Paese. Inaugurata lunedì scorso, Goya. La ribellione della ragione sarà visitabile fino al 3 marzo 2024, arricchita peraltro da una serie di iniziative ed eventi collaterali di vario genere che è possibile conoscere attraverso il sito ufficiale. Il progetto, promosso dal Comune di Milano Cultura e prodotto da Palazzo Reale con 24 ORE Cultura - Gruppo 24 ORE, vede la preziosa collaborazione della Real Academia de Bellas Artes de San Fernando, a Madrid, oltre al patrocinio dell’Ambasciata di Spagna in Italia, dell’Ente del Turismo Spagnolo e dell’Istituto Cervantes di Milano. Dice a tal proposito Domenico Piraina, Direttore di Palazzo Reale: “La notevole messe di esegesi critiche che negli anni ha arricchito la letteratura sul maestro aragonese ha posto in evidenza plurimi aspetti afferenti alla produzione goyesca e alla sua influenza sul mondo dell’arte. A quest’ultima prospettiva era dedicata la mostra del 2010, non a caso denominata Goya e il mondo moderno. (…) La mostra attuale, invece, intende concentrare l’attenzione sull’opera stessa di Goya vista dall’interno del processo creativo, con l’obiettivo di capire il percorso delle sue stagioni artistiche, caratterizzate, sia riguardo alle scelte tematiche che a quelle stilistiche, da profonde disomogeneità. Goya, infatti, è un unicum perché è un artista che ha intrecciato due linee completamente separate: una ufficiale, frutto della committenza, e l’altra confidenziale, libera da qualsiasi sollecitazione esterna”.

Circa settanta opere per raccontare il complesso mondo di un outsider, che – come anticipato da Domenico Piraina – non è collocabile in nessun genere o movimento artistico, forse anche per il suo essere vissuto in un’epoca di profondi cambiamenti, nonché di eventi tragici. È molto utile oltre che interessante, a tal proposito, il riassunto della sua vita intrecciato ai principali accadimenti del suo tempo, tra cui troviamo la Rivoluzione Francese, l’avvento di Napoleone, la Guerra d’Indipendenza spagnola, l’Inquisizione e la restaurazione dell’Ancient Régime. La sua acuta visione e l'innata sensibilità non hanno potuto che registrare, osservare, porsi domande e poi riprodurre a loro modo, a seguito di un’elaborazione personale, tutto ciò che Goya vedeva succedergli intorno, cosicché se egli non nacque come un pittore impegnato – né da un punto di vista politico né sociale – lo divenne con il passare degli anni, grazie anche agli incontri fortuiti con intellettuali e pensatori suoi contemporanei. È per questo che oggi viene considerato uno dei primi artisti a identificarsi con la vita.

Autoritratto al cavallettoFrancisco Goya; "Autoritratto al cavalletto; 1785; Olio su tela; Real Academia de Bellas Artes de San Fernando, Madrid

Il percorso della visita è principalmente biografico, tale da permettere di cogliere quel trasformarsi delle tematiche e del tratto che in tal senso creano un punto di collegamento con la già menzionata mostra di El Greco. Tuttavia, se quest’ultimo visse quasi interamente nel 1500 e fu dunque fonte di ispirazione per coloro che vennero dopo, Goya rappresenta pienamente il passaggio dall’Illuminismo al Romanticismo, come d’altra parte si evince anche osservandone la parabola artistica. I primi lavori sono caratterizzati dalle forme morbide e delicate, dal realismo, dalla cura del dettaglio, con una forte presenza della ritrattistica, essendo per lui fondamentale la committenza. Anno dopo anno, però, tanto il suo punto di vista sul mondo quanto il suo interesse artistico si indirizzarono verso la strada della critica sociale, dell’intolleranza nei confronti dei limiti imposti dai quadri su commissione e infine dal disgusto nei confronti della guerra, che portò – insieme al Romanticismo – alla caduta di tutte le certezze e a una totale, spregiudicata ribellione (da qui il titolo della mostra). Spiega Tomás Marco Aragón, Direttore della Real Academia de Bellas Artes de San Fernando: “Nel corso della sua lunga vita, Goya si cimentò con modi di dipingere molto diversi. Confrontando le opere giovanili, nelle quali getta le basi per una carriera di successo, con quelle della maturità, si osservano due maniere di intendere la pittura talmente distanti da avere l’impressione di trovarsi di fronte a due artisti diversi (…). Da un atteggiamento acritico, quando la sua unica preoccupazione era conquistarsi la fama di pittore, passò a un approccio intimo, che pone l’accento sulla pittura come espressione e proiezione del mondo interiore”.

María Gabriela Palafox y Portocarrero, marquesa de LazánFrancisco Goya; "María Gabriela Palafox y Portocarrero, marquesa de Lazán"; circa 1804; Olio su tela; Fundación Casa de Alba, Palacio de Liria, Madrid

Per dare meglio espressione di questo poliedrico e affascinante personaggio tuttora estremamente attuale, la mostra di Palazzo Reale espone non soltanto i suoi dipinti – ritratti, soggetti laici, scene della corrida da cui ne emerge tutta la violenza, momenti drammatici dell’Inquisizione –, ma anche un numero rilevante dei celebri Capricci, una serie di ottanta incisioni eseguite ad acquaforte e acquatinta su lastre che misuravano circa 21,5 x 15 cm. La passione per le incisioni non lo abbandonò più per tutta la vita, divenendo un elemento iconico della sua arte: è per questo che Palazzo Reale ha fatto l’oculata scelta di esporre anche alcune matrici in rame, che costituiscono effettivamente l’originale opera d’arte, da cui l’incisione deriva.

Stragi di guerra Disastres 030 post restauroFrancisco Goya; "Stragi di guerra"; Dalla serie “Desastres de la guerra”, 30; 1810-14; lastra in rame; Real Academia de Bellas Artes de San Fernando, Madrid

Si tratta quindi di un viaggio intrigante, mutevole, che nelle ultime sale sfocia in un’arte sempre più contaminata dalle influenze romantiche, con atmosfere cupe e gotiche, elementi tratti dal mondo del fantastico, allucinazioni, animali inquietanti che entrano in diretto contatto con l’umanità. A latere della mostra, grazie alla collaborazione con l’Ufficio del Turismo dell’Ambasciata di Spagna a Milano, sono state realizzate una serie di iniziative volte a promuovere i luoghi che furono di Goya: la Spagna, in particolare Aragona e Madrid. L’Istituto Cervantes a Milano organizza inoltre un ciclo di conferenze sul pittore aragonese, mentre non mancano neppure i percorsi didattici per le scuole di primo e secondo grado, fino al grande concerto finale in occasione della chiusura.

Il ColossoFrancisco Goya (attribuito a); "Il Colosso"; post 1808; Olio su tela; Museo Nacional del Prado, Madrid