Home
Dieselgate, Fca rimbalza (+5,64%). Renault sotto inchiesta a Parigi, titolo ko
Si apre infine un nuovo fronte Dieselgate in Francia
Giornata di rimbalzo a Piazza Affari per il titolo Fca, che dopo essere entrato in contrattazione nella mattinata con un rialzo del 5,64% è riuscito a conservare l'intonazione positiva fino alla conclusione della seduta, arrivando a chiudere in progresso del 4,61%. L'azione, sulla piazza milanese, si è riportata così a 9,19 euro, recuperando parte del terreno perso ieri dopo la decisione comunicata dall'Epa, l'agenzia statunitense per la protezione dell'ambiente, di emettere una 'notice of violation' in merito alla tecnologia di controllo delle emissioni impiegata nei motori diesel di circa 104 mila veicoli.
Accuse che avevano spinto il titolo a chiudere in ribasso del 16,14% e che sono state rigettate in conferenza stampa già nella prima serata dall'ammistratore delegato della società, Sergio Marchionne. "Non abbiamo fatto nulla che sia illegale", ha affermato il manager, rimarcando che "non c'è mai stato alcun tentativo di creare condizioni per ostacolare il processo di test" e rifiutando qualsiasi paragone col Dieselgate che ha investito Volkswagen. Poco prima, in un comunicato ufficiale, Fca Us - la controllata statunitense della società - si era detta ad ogni modo disponibile a collaborare con l'amministrazione statunitense subentrante "per presentare i propri argomenti e risolvere la questione in modo corretto ed equo".
La serata di ieri si è chiusa con la comunicazione del ministero dei Trasporti italiano in cui si segnalava che i veicoli oggetto della notifica Epa - Jeep Grand Cherokee e Dodge Ram con motori diesel leggeri da 3.0 litri, degli anni 2014, 2015 e 2016 - non sono né omologiati né commercializzati in Italia. Punto ribadito oggi dal vice ministro Nencini, che a sua volta ha dichiarato: "Confermo che i modelli dei veicoli Fca Us non sono stati oggetto di omologazione in Italia". In giornata si sono registrati anche i primi commenti alla vicenda, giunti in particolare dai sindacati.
Salutando con favore la ripresa del titolo in Borsa, questa mattina Rocco Palombella, segretario generale della Uilm, ha ricordato che "l'automotive sta sostenendo in questa delicata fase di lenta crescita la produzione industriale del Paese", sottolineando che la prospettiva di un'ulteriore espansione oltreoceano di Fiat Chrysler "non può che rafforzare i livelli produttivi ed occupazionali in Italia". Solidarietà è arrivata anche dall'Ugl Metalmeccanici, per bocca del segretario generale Antonio Spera. "Siamo convinti che il gruppo abbia agito in buona fede e che i vertici sapranno dimostrare di non aver violato le norme sulle emissioni dei veicoli", ha dichiarato il sindacalista, auspicando una soluzione positiva "per le centinaia di migliaia di persone che lavorano per l'azienda".
All'indomani delle accuse giunte dagli Stati Uniti ad alcuni marchi Fca, si apre infine un nuovo fronte in Francia dove la Renault e' finita nel mirino dalla magistratura per un problema simile. Il titolo ha perso fino a 4% dopo che la procura parigina ha riferito che tre giudici francesi indagheranno sui dispositivi utilizzati da Renault per controllare le emissioni dei suoi motori diesel che si sospetta siano truccati.
Gia' da novembre l'azienda automobilistica era sotto osservazione: la Direzione generale per la concorrenza, i consumi e la repressione delle frodi (Dgccrf), aveva trasmesso un fascicolo su un ipotesi di possibile violazione da parte della compagnia automobilistica Renault delle norme, dopo undici mesi di approfondimenti. Ora i tre giudici hanno dato seguito all'iniziativa della giustizia per verificare le "falsificazioni sulla qualita' sostanziale e i controlli effettuati che hanno reso la commercializzazione delle auto pericolosa per la salute dell'uomo de degli animali".