Economia

27° Congresso di Assiom Forex. Gros-Pietro: "Abbiamo retto al Covid e siamo migliorati"

Gros-Pietro (Intesa Sanpaolo): "I mercati finanziari e le banche sono al centro del cambiamento che deve essere prodotto per lo sviluppo del futuro"

27° Congresso di Assiom Forex: il mondo post Covid 

Si chiude oggi il 27° Congresso di Assiom Forex, l’associazione degli operatori dei mercati finanziari, che ogni anno riunisce oltre 2mila tra manager del sistema bancario ed esponenti della finanza nazionale. Un importante momento di riflessione sui cambiamenti in atto nell’ambito dell’intera industria bancaria nel mondo post-Covid. 

“Nell’incertezza in cui ci troviamo - ha dichiarato Massimo Mocio, Presidente di Assiom Forex - siamo certi che anche quest’anno il Congresso annuale saprà assolvere al suo compito di unire le migliori energie del settore bancario e finanziario chiamando ciascuno ad apportare il suo prezioso contributo innovativo”. 

Intesa Sanpaolo, in qualità di Partner del Congresso, ha sostenuto attivamente l’evento attraverso la Divisione IMI Corporate & Investment Banking che ha collaborato alla realizzazione di momenti di confronto finalizzati ad offrire un aggiornamento costante sulle tematiche di più stringente attualità, in un momento cruciale per la ripresa economica del nostro Paese.

Gian Maria Gros-Pietro, Presidente di Intesa Sanpaolo: "Il cambiamento è necessario, ma deve essere socialmente tollerabile"

Gian Maria Gros-Pietro, Presidente di Intesa Sanpaolo"Intesa Sanpaolo è orgogliosa di svolgere il ruolo di main partner, attraverso la Divisione Imi Corporate & Investment Banking, in occasione di questa prima edizione che si svolge da remoto, per forza maggiore.

Costretti dalla necessità, la crisi ci ha obbligato a scegliere ma ci siamo saputi adattare. Le reti di comunicazione hanno dimostrato la capacità di adeguarsi all’improvviso aumento del traffico e sono state accelerate molte delle tecnologie utilizzate nelle nostre attività. Abbiamo retto, garentendo la continuità di servizio, e in molti casi, a mio parere, abbiamo migliorato.

La crisi pandemica, trasformatasi in problema economico, ha prodotto anche altre evoluzioni, alcune positive. Da anni si criticava la mancanza di progressi nella costruzione europea, bloccata in un assetto forse troppo burocratico e incapace di superare la contrapposizione degli interessi nazionali che impediva la messa a punto di strumenti idonei alla costruzione di un futuro comune e migliore. La stessa Banca Centrale Europea aveva più volte ricordato che da sola essa non possiede i mezzi per assicurare lo sviluppo, e aveva chiesto l’adozione di politiche di bilancio espansive. Sotto la spinta della crisi, è stata varata la Next Generation European Union, una iniziativa senza precedenti nella costruzione europea, per la prima volta orientata in modo deciso e concreto alla costruzione di un futuro comune.

La crisi ha però amplificato alcuni problemi preesistenti. Le disuguaglianze di ricchezza, di reddito, di opportunità, di capacità di decidere del proprio futuro sono cresciute negli anni, favorite, anziché attutite, dai cambiamenti tecnologici ed economici: è urgente provvedere, perché le strettoie della crisi potrebbero fare esplodere, anche nei paesi sviluppati, la ribellione di chi si sente escluso dalla possibilità di formulare un progetto di vita soddisfacente. Trovare soluzioni spetta in primo luogo alle istituzioni nazionali e sovranazionali, ma c’è un ruolo primario anche per le imprese. La loro funzione consiste nel produrre beni e servizi, utilizzando risorse umane, tecnologiche, finanziarie, fisiche. È un ruolo essenziale nella costruzione del benessere sociale, e la misura del suo successo non può consistere soltanto nell’efficienza con la quale esse trasformano i fattori produttivi aumentandone il valore monetario. Contano anche gli effetti sociali e ambientali di quell’azione, perché essa trasforma direttamente la società e l’ambiente, con risultati che non possono essere ignorati. Questi effetti vanno previsti nel momento stesso in cui si progettano i prodotti - beni e servizi - i sistemi per produrli e distribuirli, le modalità con le quali verranno utilizzati, insieme con le modificazioni che ne deriveranno sull’organizzazione sociale e nell’ambiente.

La pandemia ha dimostrato che il controllo della specie umana sul pianeta non è completo. Tuttavia, il riscaldamento globale dimostra che la sua azione è in grado di alterarne gli equilibri, con effetti rilevanti e gravi.

Occorre perciò uno sforzo immenso, sia per fronteggiare le minacce inattese, sia per sviluppare nuove tecnologie che sostituiscano quelle dannose. Serviranno ingenti risorse che, se saranno spese, contribuiranno a rilanciare lo sviluppo. I mercati finanziari e le banche sono al centro del cambiamento che deve essere prodotto. Ad essi spetta raccogliere i capitali e convogliarli verso gli investimenti appropriati.

Il cambiamento è necessario, ma deve essere socialmente tollerabile.

Lo sarà, soltanto se la distruzione creatrice avverrà generando in parallelo le nuove soluzioni in grado di sostituire quelle che vanno eliminate. Non si raggiungerà l’obiettivo se non seguendo un percorso che, in ogni suo tratto, consenta la sostenibilità ambientale e sociale: se questa fosse posta a rischio, la meta finale si rivelerebbe irraggiungibile, per ambiziosa che fosse. La capacità di valutare tempo per tempo azioni e risultati futuri, anche nel lungo termine, sarà preziosa. È una capacità tipica della finanza. Le banche continueranno ad essere attori di rilievo nel sistema economico e finanziario.

Nel lungo termine, contribuiranno a trasformare il risparmio in investimenti che costruiscano il percorso verso un’economia prospera, sostenibile e inclusiva. Nei prossimi trimestri, sarà cruciale la loro capacità di trasformare la liquidità creata dalle banche centrali in domanda delle famiglie e delle imprese, fornendo credito che sostenga i diversi segmenti del circuito economico, al tempo stesso indirizzando l’impiego delle risorse verso obiettivi allineati alle esigenze del lungo termine.

In Europa, le banche possono ottenere dalla BCE liquidità a tassi favorevoli, a condizione che la impieghino per finanziare coloro che acquistano fattori produttivi, capitale e lavoro, nonché beni e servizi, mantenendo a proprio carico il rischio di insolvenza dei prenditori, in alcuni casi temperato da garanzie pubbliche. La ripartizione dei ruoli tra la Banca Centrale e gli operatori bancari sottolinea la natura di soggetti di mercato di questi ultimi: operatori vigilati, sui quali ricade la responsabilità di bilanciare costi e ricavi dinamicamente, e di realizzare quei cambiamenti tecnologici che vanno sviluppati e posti al servizio dei clienti e della società. In quanto soggetti di mercato, essi non potranno assolvere il proprio compito se non saranno in grado attrarre capitale di rischio e di remunerarlo in una misura pari a quella degli altri impieghi di mercato, al netto del rischio.

Auspico che i lavori di questo Congresso contribuiscano a orientarci verso gli esiti desiderati, e ne ringrazio tutte le persone che vi hanno preso parte".