Economia

Alibaba punta sul made in Italy: una grande fiera virtuale per le pmi

di Lorenzo Lamperti

Intervista a Luca Curtarelli, responsabile sviluppo di Alibaba.com in Italia

Dai tour turistici in inglese ad Hangzhou alla costruzione di un impero globale. La storia di Jack Ma e quella della sua creatura, Alibaba, è una delle più affascinanti e di successo del nuovo millennio. Che in realtà comincia alla fine del precedente, quando scopre internet durante un viaggio negli Stati Uniti. "Inserendo sul motore di ricerca il nome di una birra cinese vede che ci sono una serie di risultati che non includono il prodotto che cercava", spiega Luca Curtarelli, responsabile sviluppo di Alibaba.com in Italia. Da lì, quando torna in Cina, fonda una prima piattaforma, una sorta di pagine gialle alla cinese, per dare una mano a piccole, medie e micro imprese a proporsi verso l'estero, seguendo quel motto che sarebbe rimasto fino a oggi: making it easy to do business anywhere". 

Nel frattempo la startup è diventata un grande gruppo, con un impegno diversificato che va dai sistemi di pagamento all'intrattenimento. "Un vero e proprio ecosistema nel quale oggi l'Italia rappresenta una priorità", dice Curtarelli.

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Luca Curtarelli

Head of Business Development, Alibaba.com

Entra in Alibaba Group nel 2019, con l’obiettivo di supportare la digitalizzazione delle PMI Italiane tramite la più grande piattaforma di e-commerce B2B al Mondo, dando vita al primo team di Alibaba.com in Europa.

Esperienza di 8 anni all’interno di Google, dove ricopre diverse posizioni, da Business Development Manager per il mercato italiano dall’HQ EMEA di Dublino, a Sales & Operations Leader per Italia, Grecia, Turchia, Medio Oriente e Nord Africa, fino al contributo al lancio di Waze in Italia come Sales & Partnership Manager.

Quale ruolo può giocare l'Italia nell'ecosistema di Alibaba?

L'Italia è il primo paese UE e il secondo a livello globale dopo gli Usa ad avere un team pilota che dà sostegno attivo sul campo alle pmi. La scelta dell'Italia dipende dal grande fascino che il made in Italy esercita all’estero. Dalla manifattura all'artigianato, sono diversi i settori in cui il nostro paese  è un attore di primo piano: agroalimentare, abbigliamento, arredamento, macchinari, beni industriali... Tutte categorie che per Alibaba.com sono tra le prime dieci per quantità di buyer e per richiesta di preventivi. C'è dunque un'aderenza tra l'offerta del made in Italy e le richieste dei buyer, cosa che ha fatto propendere appunto per l'Italia. Senza contare che complessivamente l'e-commerce l'export online italiano business to business vale 132 miliardi contro gli 11,8 miliardi del business to consumer. 

Quali sono i progetti di Alibaba.com per l'Italia?

In questi giorni abbiamo tenuto il “Go Export” Summit, un evento totalmente virtuale dedicato al tema dell’export B2B e delle opportunità che il canale digitale può offrire in particolare alle piccole, medie e micro imprese per sostenere il loro processo di crescita e di internazionalizzazione. Si pensi che per gli eventi fisici di solito si fatica a radunare mille persone, a questo evento virtuale invece avevamo 7200 partecipanti. In 24 ore abbiamo avuto diverse centinaia di richieste di one to one con i partner e di un filo diretto per approfondire i temi e le opportunità presentate. All'interno della piattaforma abbiamo poi un padiglione per tutto ciò che è made in Italy. Non dobbiamo dimenticare che il funzionamento di Alibaba.com è proprio quello di una grande fiera virtuale. Abbiamo poi presentato in maniera ufficiale il progetto “Rinascita” (in inglese: “Sprout Up” - “germogliare”) un’iniziativa rivolta ai clienti esistenti e potenziali della piattaforma che avranno accesso ad ancora più risorse e mezzi dedicati per cogliere le opportunità di business a livello globale. L'intenzione è quella di supportare le pmi in questa fase delicata e aiutarle ad apportare le strategie adatte per la ripartenza. Daremo poi accesso ai prodotti italiani in grande fiere virtuali a livello globale, come abbiamo già fatto per quanto riguarda arredamento e cura della persona.

In che modo il Covid sta cambiando l'attitudine digitale delle imprese italiane?

C'è un cambiamento che non è lento o graduale come quello degli anni scorsi, ma molto più rapido. Il business to business si sposta velocissimamente online. In Cina abbiamo potuto osservare, durante la fase di lockdown, un aumento del 71% del volume di vendita dei nostri merchant, mentre quasi il 50% delle visite dei buyer è stata conclusa con un acquisto ed una crescita di quasi il 50% dei buyer che hanno completato la navigazione inserendo almeno un ordine. Dati davvero rilevanti, perché la nostra piattaforma consente che alla richiesta di preventivo la negoziazione si possa concludere anche offline. La presenza delle aziende italiane sta comunque aumentando in modo importante, con una crescita a tripla cifra su base annuale. Una crescita accelerata nel periodo di lockdown. Se Tmall è la porta di ingresso non solo per il mercato cinese, Alibaba.com dà accesso al mercato globale.

Per internazionalizzarsi le imprese hanno bisogno di raccontare una storia. A che punto sono le imprese italiane sotto il profilo "narrativo"?

Già partire con l'etichetta made in Italy è un bel vantaggio, ma da solo non basta. Alibaba aiuta le imprese proprio a capire come articolare il loro racconto, trasmettendo lo sforzo necessario per raggiungere un'audience internazionale. Ci sono alcuni casi di successo, come un'azienda di caffè laziale che ha realizzato diversi ordini, dalla Florida al Nepal, e un produttore di grissini vicentini ha invece realizzato affari in Bangladesh. Insomma, luoghi che senza la piattaforma globale di Alibaba.com sarebbero stati molto difficili, se non impossibili, da raggiungere.

I cambiamenti e le innovazioni che stanno intervenendo durante il Covid sono destinati a rimanere anche dopo?

Noi non pensiamo che ci sia un unico canale o un'unica soluzione. Certo, se prima del Covid si poteva pensare che il digitale non fosse prioritario in una strategia di business, ora si sa che la questione non è il se ma il quando e il come. Il digitale è una necessità, tutte le aziende saranno costrette ad attivare questo processo. E una volta attivato è difficile tornare indietro perché i benefici sono davvero tanti. Basti pensare alle spese per una fiera di settore fisica, che potevano raggiungere magari anche i centomila euro, quando ora con poche migliaia di euro si entra in una vetrina globale virtuale, intercettando la comunità di buyer nel momento stesso in cui esprimono la volontà di acquistare.