Fmi, torna il rischio Italia sui mercati. Quell'allarme di Cottarelli. Inside
In una riunione a porte chiuse con i private banker di Allianz Global Investor,il direttore esecutivo per l’Italia del Fmi ha espresso i propri timori sul Paese
di Andrea Deugeni
@andreadeugeni
Nei report dei grandi asset manager internazionali il rischio politico in capo all'Italia, con la vittoria alle elezioni dei grillini catalogati come movimento populista, lo si legge spesso. Quello che non si legge ancora nelle analisi dei gestori è il rischio spread sui Btp post quantitative easing della Bce con conseguente avvitamento della spesa per interessi in Italia in stile 2011, a causa del ritorno dell'avversione degli investitori sui titoli del debito pubblico italiano. Un rischio che è ben presente, invece, nei corridoi delle grandi istituzioni internazionali come l'Eurotower (vedi il monito lanciato ieri nella Financial Stability Review) e il Fmi.
Secondo quanto risulta infatti ad Affaritaliani.it, il direttore esecutivo per l’Italia dell'organismo guidato da Christine Lagarde, Carlo Cottarelli, in un meeting a porte chiuse organizzato da Allianz Global Investor per i propri private banker due settimane fa all'Hotel Gallia di Milano, si è detto “molto preoccupato per l’Italia, perché la situazione del Paese è molto peggiorata rispetto a quando ha lasciato nel 2014 (con Matteo Renzi a Palazzo Chigi, ndr) l’incarico affidatogli dal governo Letta”.
Le preoccupazioni dell'ex commissario straordinario per la spending review sono per “uno scenario italiano di grande incertezza politica che regna in Italia e che non aiuta il rafforzamento della ripresa ancora fragile nel nostro Paese, in quanto incapace di attirare investimenti esteri“. La base di analisi di Cottarelli è quanto è emerso anche dalle Previsioni economiche primaverili della Commissione, stime cioè che prevedono un tasso di crescita per l'Italia dello 0,9% quest'anno e dell'1,1% nel 2018, i più bassi di tutta Europa e che ci consegnano ancora la maglia nera. Numeri che non cambieranno, data la situazione politica del nostro Paese che dopo una legge elettorale incapace di consegnare al partito vincitore una governabilità piena configurerà un'empasse modello Spagna.
La situazione è ancora più preoccupante perché tutto questo accadrà in uno scenario in cui la Bce, come ha ricordato anche a Madrid ieri Mario Draghi, normalizzerà la propria politica monetaria, riducendo prima gli acquisti di titoli di Stato all'interno del programma di Qe (fino a dicembre) e poi alzando i tassi d'interesse. Ed è qui che Cottarelli ha esplicitato il timore che aleggia a Washington, ma anche a Francoforte: “L’Italia potrebbe non essere pronta quando fra pochi mesi Draghi darà avvio al tapering, smettendo di comprare Btp”.
Al momento, la Bce acquista il 50% delle emissioni lorde dei titoli di Stato italiani, fattore che secondo Francesco Garzarelli, co-chief economist di Goldman Sachs, dovrebbe tener a bada lo spread quando nel secondo semestre i mercati inizieranno a fare coperture sul rischio politico in Italia. Ma che succederà quando Draghi smetterà di pompare liquidità drenando government bond? Per Cottarelli, il ritorno a condizioni meno eccezionali nelle politiche monetarie torna a mettere a nudo i problemi che la politica italiana per prima aveva messo sotto il tappeto. Insomma, le turbolenze e le tensioni di fine 2011 non sembrano così lontane.