Economia
Auto elettriche: "Il Governo si opponga all'Ue o sarà un disastro economico"
Gli industriali paventano la perdita di 100.000 posti di lavoro e, oltretutto, senza raggiungere gli obiettivi ambientali prefissati
"Rischiamo l’irreparabile compromissione dell’economia del Paese”
Assogasmetano, Assopetroli-Assoenergia e Federmetano chiedono al Governo Draghi di non piegarsi all'Europa, che vuole mettere al bando i motori endotermici entro il 2035. Una richiesta netta, inserita nelle proposte in tema di transizione ecologica e crisi energetica, che le associazioni inviano all'Esecutivo in vista del Consiglio Europeo dei Ministri dell’Ambiente di martedì 28 giugno.
I rappresentanti del settore carburanti, fuels rinnovabili e low carbon, liquidi e gassosi, si legge nella lettera, “desiderano reiterare il grido d’allarme sollevato nei mesi scorsi in merito alle drammatiche ripercussioni che le misure europee sulla messa al bando del motore endotermico al 2035 avranno sul sistema distributivo, economico, industriale e occupazionale del nostro Paese”.
Nel messaggio inviato ai ministri Cingolani (transizione ecologica) e Giorgetti (sviluppo economico), le associazioni spiegano che “le filiere industriali italiane automotive e carburanti, con le imprese della distribuzione, stanno portando avanti da tempo programmi e investimenti per contribuire in modo concreto e immediato alla lotta ai cambiamenti climatici e alla salvaguardia dell’ambiente, in un’ottica di economia circolare (…) Enorme è, infatti, il contributo in termini di abbattimento delle emissioni di CO2 ottenibile con l’uso di combustibili rinnovabili low-carbon e carbon-negative nei veicoli endotermici leggeri e pesanti”.
Per questo i promotori dell'iniziativa si dicono contrari alla proposta europea di non consentire più la vendita di nuove autovetture e veicoli commerciali leggeri con motore endotermico: “Significa stroncare il percorso d’investimento già intrapreso da queste filiere negli ultimi anni. Un percorso, alimentato dalle capacità imprenditoriali italiane, diretto a centrare obiettivi ambientali sempre più sfidanti e mettere a disposizione di un’ampia utenza soluzioni ecocompatibili (es. tecnologie innovative applicate ai motori endotermici per avere veicoli più ecologici, aumento della produzione di carburanti rinnovabili e di origine bio, aumento dei punti vendita di combustibili alternativi come il gas naturale compresso e liquefatto, che già erogano una consistente percentuale di prodotto 100% rinnovabile)”.
“Avallare la proposta Europea implica rinunciare ai benefici ottenibili con queste tecnologie e impostare la mobilità del futuro essenzialmente su una sola tecnologia, con conseguenti incertezze dovute a una mancata diversificazione del rischio, affidandosi a soluzioni non ancora mature - in termini di veicoli e infrastrutture - ed esponendosi a una dipendenza da materie prime (terre rare, litio, ecc.) e tecnologie propri di altri paesi extraeuropei, principalmente asiatici, nel tentativo di convertire l’industria nazionale o europea per colmare un gap difficilmente recuperabile. Ciò comporta pesanti conseguenze sul piano occupazionale, con la possibile perdita in Italia di oltre 100.000 posti di lavoro, di cui circa 73.000 nel solo settore automotive al 2040, dei quali 67.000 già nel periodo 2025-2030”.
Addirittura, viene paventata “l’irreparabile compromissione dell’economia del Paese” e questo, per aggiungere la beffa al danno, “senza che gli agognati e condivisi obiettivi di decarbonizzazione siano realmente raggiunti”.
Come reagire, allora, di fronte a un orientamento europeo già ben definito? I presidenti di Assogasmetano, Assopetroli-Assoenergia e Federmetano non usano mezze misure e chiedono al Governo “di ribadire la posizione contraria del nostro Paese a tali misure e di rinegoziare una soluzione che lasci aperte più vie percorribili per raggiungere i medesimi obiettivi di tutela dell’ambiente, difendendo l’eccellenza italiana ed evidenziando le debolezze e le inadeguatezze della proposta della Commissione”.
Quali sono queste inadeguatezze? Secondo i promotori dell'iniziativa, la principale sta nel metodo di valutazione delle emissioni che sta alla base della proposta Ue stessa: emissioni esclusivamente allo scarico, tank to wheel. “Sarebbe opportuno rinviare ogni decisione sulle soluzioni adottabili per traguardare la decarbonizzazione almeno fino a quando non saranno disponibili le prime valutazioni delle emissioni dei veicoli leggeri fondate sulla metodologia comune europea che la Commissione dovrebbe sviluppare entro il 31/12/2023”. Con diversi metodi di valutazione, infatti, si favorirebbe “lo sviluppo dei carburanti rinnovabili liquidi e gassosi a basse emissioni, indispensabili per contribuire da subito alla riduzione delle emissioni di CO2 nei trasporti su strada”.