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Economia
Banche, Gentili (Nextam) ad Affari : "Montepaschi va nazionalizzata"

di Andrea Deugeni
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@andreadeugeni

"Dopo aver venduto le sofferenze al fondo Atlante, la strada per Mps è quella di emettere altre obbligazioni subordinate sottoscritte dal Tesoro, dei Padoan-bond. Proprio com'è avvenuto in passato. Oppure, sul Montepaschi, sarei anche più radicale: nazionalizzarla". Carlo Gentili, amministratore delegato di Nextam Partners (società di gestione del risparmio specializzata in gestioni patrimoniali mobiliari e fondi comuni d'investimento.) e uomo che i mercati finanziari li conosce molto bene (ex Euromobiliare), spiega ad Affaritaliani.it come gestire la crisi dell'istituto senese e bloccare la speculazione che in Borsa si sta abbattendo sui titoli bancari. Sulle sofferenze, dice, "è importante, per assicurare stabilità al sistema, mettere a segno la prima operazione significativa di cessione per dare un segnale e offire un benchmark alle successive operazioni".


L'INTERVISTA

Banco Popolare -2,5%, Mps -5,79% e Bper -4,51%. Non si ferma la speculazione a Piazza Affari sui titolo bancari e, in particolare, sul Montepaschi. Come mettere un freno a questi cali vistosi e continui?
"Bisogna intervenire in duplice sede".

Quali?
"Da una parte le banche devono affrontare il tema dei non performing loans (Npl). Poi, a quel punto, gli istituti che hanno una necessità di fare degli aumenti di capitale devono purtroppo essere assistiti da strutture pubbliche. Penso, quindi, a nuovi bond come furono quelli messi a disposizione in passato dal ministro dell'Economia Giulio Tremonti al Montepaschi".

A proposito del caso Mps, com'è meglio intervenire?
"La banca deve convincersi che non c'è nulla da fare sul prezzo degli Npl e deve vendere al fondo Atlante a un prezzo ragionevole che non sarà quello offerto sul mercato dai fondi avvoltoi e cioè il 18-20% del loro valore nominale ma non può neanche esser il 40%. La conseguente svalutazione di parte dell'attivo la costringerà a fare un aumento di capitale".

E quindi?
"Il Governo può intervenire e comprare dei Padoan-bond, com'è stato in passato".

Certo, ma è proprio il contrapporsi di due diverse forze sul mercato, da una parte le banche che non vogliono svendere e dall'altra chi compra gli Npl che vuole fare l'affare, a bloccare la gestione delle sofferenze e a fornire l'assist alla speculazione che attacca il comparto bancario in Borsa. Sembra un circolo vizioso senza fine. Come interromperlo?
"Attraverso la pressione del mercato sui titoli bancari che farà da pungolo agli istituti e la prima grossa operazione di vendita degli Npl. Siena sta prendendo decisioni in tal senso. La strada per il gruppo toscano poi è quella di emettere altre obbligazioni subordinate senza trasformare le attuali in equity altrimenti il Paese ripiombia nella storia senza fine di Banca Etruria e Banca Marche con chiari effetti sistemici. La banca ne deve emettere degli altri sottoscritti dal Tesoro lasciando gli esistenti che ovviamente non pagano la cedola. Oppure, sul Montepaschi io sarei anche più radicale".

E cioè?
"Va nazionalizzata. Mi chiedo se dopo la terza volta che il gruppo piomba in questa situazione non sia il caso di far sì che lo Stato se la prenda. Costa più non nazionalizzarla che procedere con il take-over pubblico".

E l'Italia può farlo?
"Certo, uno Stato può possedere una banca. La Germania possiede tutto il sistema bancario nazionale. L'Inghilterra e l'America hanno nazionalizzato durante la crisi. Non capisco perché non possiamo farlo anche noi. Quello che non si può fare è aiutare un istituto, ma se lo Stato decide di fare un'Opa su una banca, può farlo". 

Un intervento momentaneo, però...
"Certo, il Governo entra, manda a casa il top-management e pulisce l'istituto, gestendolo per due anni e affrontando con spalle grosse la partita degli Npl".

Come reagirebbe il mercato di fronte una nazionalizzazione di Mps? Ci sarebbero degli effetti sistemici? C'è da tener presente inoltre che ci sono anche altri istituti, come Carige, che vivono una situazione analoga a quella di Siena...
"Un'iniziativa di questo genere è rassicurante per il mercato. Ed è importante, per dare stabilità, mettere a segno prima possibile la prima operazione significativa di cessione delle sofferenze per dare un segnale e offire un benchmark alle successive. Dei 10 che Mps deve dismettere subito, basterebbe cederne 2 al 30% del loro valore. Oltretutto, ricordo che le sofferenze di Siena sono di discreta qualità, assistite cioè da garanzie ipotecarie".

Qualche giorno fa, è circolata anche la voce che il Tesoro valutasse un piano "B" con la fusione con un'altra banca e si è fatto il nome di Ubi. Way-out percorribile?
"No, non è possibile farlo. Mps ha un buco netto di sofferenze vere di circa 16 miliardi di euro. Qual è la banca italiana che può accollarsi questa cifra? Non può farlo nemmeno Intesa-Sanpaolo. Ubi verrebbe affossata. Ci vuole un soggetto molto grande, come lo Stato". 

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