Banche, gli aumenti dietro l'angolo: 35 miliardi di euro e poi scattano
Lo spettro delle ricapitalizzazioni per gli istituti di credito italiani. Il pressing dello spread e degli Npl
"Per rompere le regole e riscriverle, bisogna prima conoscerle attentamente", diceva Pablo Picasso di cui ieri ricorreva l'anniversario della nascita. Forse è stato lo stesso Picasso più di Grillo e l'avversione verso una certa élite europea a ispirare e dare coraggio al governo di Salvini e Di Maio, però mi chiedo se oltre alla volontà ci sia altro, se oltre alla spinta rivoluzionaria nel voler rompere vecchi schemi, burocrazia, regole e privilegi, ci siano anche il sapere e la conoscenza di queste regole, e delle conseguenze che avremo dopo aver demolito tutto prima di ricostruire.
Mi chiedo se il governo giallo verde sia a conoscenza del sistema economico vigente in Italia, un sistema di mercato particolarmente delicato che ha come unico centro vitale e di rifornimento nelle banche. Si chiama sistema "bancocentrico", la sua messa in crisi l'abbiamo già sperimentata nel 2011, quando un riverbero di crisi finanziaria, allora concentrata tutta sulla sponda europea del Mediterraneo (ricordate i PIGS?) attraverso la caduta dei valori dei titoli di Stato mandò gambe all'aria tutti i nostri istituti finanziari, dalle banche nazionali alle più piccole casse di risparmio, una crisi che come un domino si trasmise alle imprese che come un circolo vizioso portò il Paese in una lunga, debole, ma stritolante recessione. Le banche devono essere tutelate e non penalizzate, almeno finché vigerà questo sistema economico.
Lo sa il governo? Dagli avvenimenti finanziari, sembra proprio di no, anche se ultimamente le menti più illuminate come Giorgetti e Tria, sembrano averlo capito. Basta un numero per comprendere la portata del rischio. Le banche italiane, già gravate dagli ancora penalizzanti Npl e dal fardello dei titoli di stato italiani in caduta, si trovano ancora con una minima riserva di ossigeno che rischia di esaurirsi nel caso lo spread facesse un'ulteriore, velenosa impennata.
Questo cuscinetto (o se volete tesoretto) è quantificabile in circa 35 miliardi di liquidità. Oggi gli Npl vengono valutati in media ancora il 25% del valore facciale, ma nel caso di una ripetizione del 2011, è ipotizzabile che il valore crolli verso lo zero. Questo caso estremo, unito ad uno spread a 400, cifra più volte paventata, secondo alcune proiezioni porterebbe all'immediato incenerimento della liquidità in cassaforte. L'obbligo successivo per le banche italiane sarebbe quello di una nuova, l'ennesima, immediata ricapitalizzazioni totale.
In pratica, un dissanguamento per azionisti, risparmiatori e investitori. Sono convinto che il governo, attraverso i propri tecnici e uffici studi, sia al corrente di queste simulazioni. Come sono sicuro che conoscano bene l'importanza e la delicatezza dei giudizi delle agenzie di rating. Sono consapevole che non sia piacevole farsi giudicare da chi ha dei conosciuti "conflitti d'interesse" e da chi in passato ha più volte dimostrato di cadere in errori madornali, ma come nel caso del "bancocentrismo" questo è il sistema in cui ci troviamo a combattere e se vogliamo chiudere con il passato, dobbiamo essere pienamente consapevoli di regole e conseguenze prima di agire.
A proposito di agenzie di rating e di combattimento, oggi siamo giunti all'importante test con voto, outlook e commento di Standard & Poor's, una delle più autorevoli, che certamente avrà la capacità di spostare il mercato. Sembra di vivere la vigilia del Giudizio Universale, o più terra terra, un caso più recente, la vigilia di quello che fu definito come il "Millennium Bug", tra il 1999 e 2000 e che alla fine si rivelò un semplice capodanno, un passaggio di testimone come tanti altri. Grazie agli ultimi indizi e a tutti gli indicatori che ho osservato e provato a digerire alla due giorni di Piazza Affari, sono arrivato a una conclusione definitiva su Milano.
Oggi, in rispetto dell'attesa per il rating ed i relativi giudizi, come tradizione di ogni vigilia, il Mib si è posizionato in negativo pronto a prendere una nuova direzione o accentuare quella già in corso. In verità, grazie agli ottimi dati sul Pil USA, al recupero dello spread e alla riduzione del calo a Wall Street, Milano è riuscita in uno strappo finale che l'ha portata in pochi minuti a passare da un -2% a un -0,70% finale. Buon segno? Secondo le mie previsioni, con un mercato che è riuscito a chiudere sopra l'importante supporto di 18.500/18.300, se lunedì rimbalzerà già in apertura, potremo tirare un sospiro di sollievo, si salirà fino a fine anno, poi a inizio 2019 faremo il minimo a 18.000 e si ripartirà seriamente.
Se invece lunedì si deciderà di sbracare e fare il dritto a 18.000, sarà la campana a morto. Attenzione, ci sarà comunque un'immediata reazione con un rimbalzone lungo, ma il 2019 si trasformerà come l'anno del Big Short. Un ultimo particolare, o meglio un indizio (o se volete un appiglio) oggi o nel caso peggiore lunedì, Wall Street dovrebbe toccare il minimo di periodo, questa volta la stagionalità di Ottobre, mese terribile, ma di occasioni ed acquisti, è stata rispettata.
Nel caso la situazione dovesse volgere al peggio, non sarà più sufficiente conoscere attentamente le regole, perché se vuoi rompere tu devi conoscere, ma se sarà qualcun'altro a rompere a suo modo, sarà lui stesso e non tu a volerle riscrivere. Draghi è già pronto.
@paninoelistino
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