Economia
Bce verso il taglio dei tassi. Btp, azioni, IA o oro: dove conviene investire
Come agire dopo il taglio atteso del 6 giugno, con i prezzi già scontati e l'inflazione in rialzo? Parla Fugnoli, strategist di Kairos Partners
La Bce verso il taglio dei tassi: dove conviene investire? L'intervista ad Alessandro Fugnoli, strategist di Kairos
Tutto è pronto per il taglio dei tassi della Bce. Salvo cambi di rotta clamorosi, domani, giovedì 6 giugno, il tasso di riferimento verrà ridotto di 25 punti base, passando dal 4,5% al 4,25%. A questo punto, dove conviene investire? Come mettere mano al portafoglio? Oro, materie prime, private asset o azioni? Per capirne di più, affaritaliani.it ha interpellato Alessandro Fugnoli, financial strategist di Kairos Partners, gruppo specializzato nel settore del risparmio gestito.
Dopo tanta attesa, giovedì 6 giugno, la Bce annuncerà il taglio dei tassi di interesse. Un appuntamento "fondamentale" per gli addetti ai lavori (e non solo). Perchè?
È importante perché è il primo taglio di una banca centrale occidentale rilevante (Bce, la banca d'Inghilterra e la Fed). Un taglio tra l'altro annunciato da tempo e che è scontato e incorporato nei prezzi da parecchi mesi. Questo taglio è stato praticamente promesso ai governi e ai mercati, ma poi è successo che l'inflazione europea ha ripreso a salire e la crescita europea è stata più alta di quello che si pensava e una parte prioritaria del mercato è arrivata quindi a chiedersi se il taglio non sia prematuro.
Alla luce di quello che è successo negli ultimi mesi sembrerebbe meno giustificato. Raggiungere il consenso in una banca centrale fatta di Paesi con economie ed esigenze diverse è impegnativo, sarebbe complicato rimetterlo, a questo punto, in discussione. I mercati si sono comunque adeguati nelle scorse settimane a questa nuova realtà di inflazione in ripresa facendo salire alcuni rendimenti sulla parte lunga della curva.
Il problema adesso è capire se ci saranno altri tagli subito o se ci sarà un confronto interno alla Bce tra posizioni divergenti, come quella della Francia, che vuole più tagli, o quella olandese e tedesca che aspetta che l'inflazione scenda prima di procedere a ulteriori limature.
Qual è l'impatto del taglio dei tassi sulle decisioni di investimento?
Il riposizionamento del portafoglio avviene quando c'è qualcosa di imprevisto. Nel momento in cui accade qualcosa di scontato, l’adeguamento di norma è già avvenuto. Essendo però ridiventato incerto il quadro dopo questo taglio, quello che dovrebbe determinare gli spostamenti di portafoglio sono gli eventuali movimenti verso il basso successivi.
Nell'ipotesi di una prosecuzione di questo ciclo di tagli, in teoria, dovrebbero trarre beneficio i titoli a duration elevata, e quindi la parte lunga della curva dei rendimenti e, nell’azionario, i titoli della tecnologia.
Bisognerà però vedere come si comporta davvero l'inflazione, in particolare quella salariale europea. Se il mercato dovesse pensare che la Bce rischia di essere posizionata dietro la curva, cioè per una discesa dell'inflazione che in realtà non c'è, allora il mercato potrebbe avere meno certezza sulla possibilità della banca centrale di combattere l'inflazione. Questo penalizzerebbe i titoli a lunga duration
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Perché c'è questa incertezza da parte dei mercati?
Per il momento, i mercati faticano a capire bene in che quadro siamo: se siamo, cioè, in un paradigma d'inflazione che resterà permanentemente sopra il 3% o se invece l’inflazione è solo temporaneamente risalita e tornerà a scendere. Si chiedono anche se siamo in un paradigma di crescita solida o se si sta rallentando. Ma quest'incertezza per il momento non si traduce in una volatilità elevata, ma in un certo nervosismo di fondo.
Quindi, dove conviene investire e come bisognerebbe riposizionare i propri portafogli?
In pratica, tutto dipende dal paradigma che si adotta. La nostra ipotesi è quella di una crescita che riprende in Europa e di un'inflazione che fatica a tornare al 2%. Questo è un paradigma che favorirebbe la Borsa rispetto ai bond.
Altre ipotesi che circolano nei mercati sono la cosiddetta “Goldilocks”, che significa che va tutto bene ma non esageratamente bene, e che sarebbe positivo per tutti gli asset finanziari. Se invece l’inflazione dovesse rimanere alta e la crescita riprendere, saremmo nel paradigma dell'inflationary boom, quindi boom inflazionistico, in cui la borsa fa meglio dei bond, perché c'è crescita e i bond lunghi sono penalizzati dal permanere dell’inflazione.
E per oro e IA c'è spazio in portafoglio?
Anche per l'oro dipende dalla visione che si adotta. Per il momento si è stabilizzato, anche lui soffre dell'incertezza generale, trae comunque beneficio dai flussi continui d'acquisto da parte dell'Asia, della Cina e di parecchie banche centrali che ne sostengono il prezzo. Se dovesse scendere offrirebbe un'opportunità di accumulazione a tutti gli investitori.
Sull'IA si è già scontato molto nei prezzi e le quotazioni sono piuttosto elevate, anche se non paragonabili a quelle del 2000 e della bolla d'internet. Al momento il mercato sta provando ad affiancare ai produttori di intelligenza artificiale i fornitori di servizi che la rendono possibile, come ad esempio le utility elettriche.
Che consigli ha per gli investitori?
In questo quadro così incerto è prudente sovrappesare la parte breve della curva rispetto alla parte lunga, a meno che la crescita americana non dia davvero segni evidenti di rallentamento.
Per quanto riguarda l'azionario può essere opportuno ridurre il peso degli Stati Uniti su cui in questi anni si è concentrata tutta l’attenzione dei mercati e spostarsi sull’Europa e, con una certa cautela, anche sul resto del mondo, restando comunque molto attenti a quello che succede sui fronti dell’inflazione e della crescita.