Benzina, oro nero di mafie-organizzazioni criminali. Pompe bianche: il caso - Affaritaliani.it

Economia

Benzina, oro nero di mafie-organizzazioni criminali. Pompe bianche: il caso

Il caos benzina, i carburanti erogati in nero e la minaccia per il sistema Italia: agricoltura, alberghi e ristoranti

Caro benzina e carburanti, i trucchi di alcune «pompe bianche» per evitare i controlli del Fisco

Caos benzina. Dopo il parziale dietrofront del governo Meloni sulle accise il presidente del sindacato dei benzinai Figisc Anisa Confcommercio Bruno Beardi, ha parlato del problema legato ai carburanti importati illegalmente che rappresentano il 30% del totale.

Il riferimento è a un intervento del pm Sandro Raimondi alla Commissione Attività Produttive del Senato di qualche qualche tempo fa. Ma il Corriere della Sera nelle scorse ore ha riassunto le accuse nei confronti di alcune “Pompe bianche”, ossia distributori che non appartengono alle grandi categorie: le loro colonnine sono “No Logo”. Si tratta spesso di imprenditori indipendenti che hanno una presenza a livello regionale o provinciale. Tra loro c’è qualche “furbetto” che riesce ad aggirare le accise.

I trucchi attuati da una minoranza di «pompe bianche» per evitare i controlli del Fisco? Un’autocisterna parte con un carico di benzina di contrabbando dalla Slovenia, dalla Bulgaria o dalla Polonia, attraversa la frontiera italiana e poi approda in un deposito di carburanti di medie o piccole dimensioni - spiega il Corsera - Perché sia tale un deposito non deve superare le 3 mila tonnellate di stoccaggio, sembra un dettaglio ma, al di sotto di quel quantitativo, il gestore del deposito non ha l’obbligo di utilizzare il sistema informatizzato Infoil collegato con la Guardia di Finanza e l’Agenzia del Demanio. Quel carico di benzina, insomma, non è sottoposto ai controlli stringenti che riguardano i carburanti stivati nei grandi depositi, quelli tipicamente utilizzati dai trader e dalle compagnie petrolifere.

Naturalmente, sottolinea il Corsera, frodi e illeciti riguardano una minima parte delle 6 mila pompe bianche disseminate sulla rete stradale italiana. Però dati e cifre confermano che le principali opacità del settore della distribuzione si concentrano nell’ambito delle stazioni di servizio no logo. Nel corso di un’audizione in commissione parlamentare di inchiesta sulle mafie il direttore uscente dell’Agenzia delle Dogane, Marcello Minenna aveva denunciato: «Sul tema delle accise sono stati fatti controlli sulle frodi carburanti, fondamentalmente collegabili al fenomeno delle pompe bianche». Il comandante generale della Guardia di Finanza, Giuseppe Zafarana, nella stessa audizione ha confermato: «Si tratta principalmente di settori della logistica petrolifera e di distributori senza logo, cioè pompe bianche, attraverso cui le organizzazioni criminali realizzano le condotte evasive che consentono di immettere sul mercato carburante a prezzi fortemente concorrenziali». Un universo che - secondo quanto riporta il Corriere della Sera - si muove sottotraccia, sottraendosi al Fisco e alimentando enormi flussi di denaro a beneficio della criminalità organizzata. Che, tra l’altro, utilizza parte dei proventi illeciti proprio per comprare depositi di stoccaggio e distributori di benzina. Nel triennio 2019-2021 la guardia di Finanza ha sequestrato 19 milioni di chili di carburanti, rilevando il consumo di 404 mila tonnellate di prodotti energetici non dichiarati.

Bruno Bearzi presidente della Figisc, la Federazione italiana gestori impianti stradali carburanti di Confcommercio, al Corriere ha spiegato: «Si indaghi sui carburanti importati illegalmente che rappresentano il 30% del totale. Qui lo Stato perde 13 miliardi di euro».

Urge un intervento perché c’è di mezzo tutto il sistema Italia, e i due principali comparti dell’economia italiana: agricoltura e turismo.  «Tutti gli esperti indicano che il 2023 sarà un anno particolarmente difficile per le forniture energetiche - affermano presidente e direttore della Confagricoltura di Asti, Gabriele Baldi e Mariagrazia Baravalle secondo quanto si legge su italiaatavola.net - È da tre anni che le aziende agricole si trovano in forte difficoltà: prima la pandemia e poi l’aumento dei costi di produzione derivanti dallo scoppio del conflitto russo-ucraino hanno letteralmente messo in ginocchio tutto il comparto. Apprezziamo le misure presenti all'interno della Legge di Bilancio, tra queste anche quella relativa all'estensione del credito di imposta del 20% per l’acquisto di gasolio e benzina, ma non basta. È necessaria una task force coordinata dal Governo insieme all'Unione Europea che operi in un’ulteriore riduzione delle accise, almeno per tutta la durata di questo anno, in modo tale da alleggerire i costi e ridare dignità alle nostre imprese. In altri Paesi europei sono stati previsti interventi a favore di famiglie e imprese per tutto il 2023, mentre in Italia le misure a favore delle imprese sono previste solo per il primo trimestre. Senza una solida iniziativa comune, rischiamo il collasso del mercato unico europeo». Dall’agricoltura al turismo, le cose non promettono bene, sottolinea italiaatavola.net. Con la benzina così cara, aumentano notevolmente i costi delle materie prime, anche quelle alimentari. E così alberghi e ristoranti sono obbligati a rivedere i prezzi dei loro listini.