Formiche e cicale
Che gl'italiani individualmente siano saggi, formiche e non cicale, cioè previdenti pensando al loro futuro, lo dimostrano i dati sul numero di residenti in abitazioni di cui sono proprietari, in continua crescita dagli anni del dopoguerra. Ora siamo intorno all'80%. La spinta a non abitare in appartamenti in affitto è data, soprattutto, dal voler uscire dal secolare rapporto affittante-affituario, in cui il primo si rifaceva degli aumenti del costo della vita, piccoli e lenti o grandi e improvvisi, aumentando il canone.
L'affittante, in pratica aveva un cappio al collo dell'affittuario e lo stringeva opportunamente, a seconda delle sue necessità. Poteva e potrebbe arrivare, in caso di morosità dell'affittuario in dificoltà economiche, a metterlo, con l'aiuto della magistratura e dei carabinieri, letteralmente in mezzo alla strada. Al contrario delle previdenti e sagge formiche di cui sopra, i vari governi italiani, hanno imitato sempre più le famose cicale, dietro spinte e argomentazioni da sognatori senza la necessaria consapevolezza di quanto si diventi cattivi, egoisti e infine anche assassini, in tempi drammatici.
Enrico Mattei, definito "l'uomo che guardava al futuro", perché aveva deciso di potenziare l'AGIP (Azienda Generale Italiana Petroli) e successivamente anche l'ENI (Ente Nazionale Idrocarburi), è stato senza dubbio il miglior "veggente", insieme agli esperti (geologi, chimici, fisici, ingegneri, politici) che nel 1926 avevano spinto per la fondazione dell'AGIP.
La sua lungimiranza, si proponeva l'indipendenza energetica dell'Italia, lo portò a infastidire e preoccupare così tanto i poteri forti delle Sette Sorelle (figuriamoci quanto contente di averne un'ottava con cui fare i conti...), che gli costò la vita nel pieno delle attività, nel 1962, per un incidente aereo che solo dopo 32 anni fu considerato per quel che era stato: un attentato, considerando la prima versione data dall'unico testimone oculare che aveva parlato di un boato e dell'aereo che precipitava in fiamme e, vista la presenza di esplosivo che, finalmente, era stato cercato e trovato nei pochi resti sfuggiti all'immediata fusione della carcassa.
Dopo Enrico Mattei, il gigante veggente... il disastro: la demagogia e l'irresponsabilità furono l'autostrada scelta dalla politica italiana. Si arrivò a far scegliere al popolo, nel 1987, se rinunciare all'energia nucleare, smantellando addirittura le cinque centrali in funzione. La propaganda contro il nucleare portò all'80% i favorevoli alla rinuncia. Un referendum non demagogico, avrebbe ricordato che la tecnologia in futuro avrebbe reso certamente più sicure e meno inquinanti le centrali e avrebbe posto il chiaro quesito "Preferite aumentare il debito pubblico e mettervi il famoso cappio al collo del fornitore che potrà all'occasione stringerlo a volontà?" Risposte: SI oppure NO.
Ricordo che in quegli anni dicevo ai colleghi fisici, tutti nella minoranza del 20% : "Perché non suggeriamo un referendum tipo "Volete vivere a scrocco, o lavorare?" Altro che l'80% a favore dello scrocco! Insomma, dobbiamo ringraziare verdi, ambientalisti e reazionari di destra, sinistra e centro che pensavano e pensano di poter mandare a energia eolica o solare, navi lunghe 400 m, larghe 61,5 m, pesanti circa 235.000 tonnellate e capaci di trasportare fino a 24.000 contenitori refrigeranti, per non parlare dei trasporti aerei, molto più problematici.
Per andare al sodo, la cicala Italia è ridotta a importare circa il 75% dell'energia che consuma. Una vera tragedia, alla quale bisogna aggiungere quella delle importazioni di mais, soprattutto per l'alimentazione di animali e di grano. Russia e Ucraina sono grandi esportatori a livello mondiale e noi dipendiamo da loro. Un conflitto per le storiche rivendicazioni territoriali sulle zone di confine, comporterebbe una drammatica carestia, che ci farebbe precipitare a 80 anni indietro.
Non si può fornire, in questa sede, neanche un quadro approssimativo sui diversi tipi di problemi connessi con le diverse fonti di energia. Per esempio. con l'estrazione del gas nel mare Adriatico, col timore che si potrebbe causare un abbassamento del fondale con gravissime ripercussioni sui litorali. Ma tutte le diverse forme di eventuale sfruttamento e i problemi connessi, in Italia passano in secondo ordine, per motivi politici. Un Enrico Mattei avrebbe affrontato il problema del temuto abbassamento del fondale, dando la sveglia: "Facciamo studiare il problema a un gruppo di geologi, chimici, ingegneri, biologi e fisici. Questi i finanziamenti. Tra un anno, le conclusioni!"
Ciò detto in generale, passo a una semisconosciuta e possibile fonte d'energia per il futuro, abbandonata in seguito al non ancora concorrenziale costo di produzione, ma anche per eccessive paure e critiche di ambientalisti e, incredibilmente, finita l'ultima guerra mondiale, a un iniziale, mai esplicitato chiaramente, e quindi sotterraneo, presunto e infondato "peccato originale": la benzina sintetica, la cui produzione fu fortemente incrementata durante il nazismo.
Essendo stato, per 6 anni, responsabile scientifico ed economico di un progetto finalizzato a migliorare la tecnica per la sua produzione industriale, e anche per diminuire drasticamnte l'impatto ambientale (emissione di anidride carbonica) parlo per esperienza diretta, fornendo un ulteriore esempio, di predominio politico e poca lungimiranza, anche su scelte squisitamente tecniche.
Devo essere grato al collega Vittorio Ragaini, del Dipartimento di Chimica Industriale dell'Università di Milano che, avendo letto alcuni miei lavori sugli effetti degli ultrasuoni di grande potenza nei liquidi (cavitazione) e delle temperature raggiunte all'interno delle bolle collassanti, mi illustrò alcuni problemi aperti che mi interessarono e che riuscii a risolvere, grazie alla disponibilità di un industriale lombardo, Attilio Tagliabue, titolare della Ditta STIMIN di Giussano, a cui feci costruire un prototipo di generatore di ultrasuoni a grandissima potenza e quindi con adeguato impianto di raffreddamento tutto da inventare.
Mini storia della benzina sintetica
Credo che a nessuno potrebbero interessare i particolari della tecnica e tanto meno quello che abbia fatto il mio gruppo, in stretta collaborazione col gruppo del Dipartimento di Chimica Industriale dell'Università di Milano guidato da Ragaini. Al contrario possono interessare i vantaggi derivanti all'Europa e anche a una nazione come la nostra, che importa fiumi di idrocarburi ed energia elettrica anche dalla Francia, grazie alle sue 59 centrali nucleari che le forniscono più del 72% del suo fabbisogno nazionale.
Riconoscere il merito scientifico e "preveggente" degli scienziati italiani che nel 1926 spinsero alla fondazione dell'AGIP non significa fare apologia del fascismo, come non è apologia del nazismo lodare gli scienziati tedeschi che, prima dell'avvento di Hitler, avevano iniziato la produzione di benzina sintetica e che Hitler, per esigenze pressanti di tipo bellico, potenziò quanto più possibile. Affermazioni ovvie ora, ma non nell'immediato dopoguerra.
L'idea che si potesse ottenere un liquido simile alla benzina, indispensabile per il funzionamento dei motori a scoppio, è così semplice, per chi conosce la composizione del carbone e quella della benzina naturale, che era ovvio, che venisse in mente contemporaneamente a più ricecatori di una nazione ricca di carbone e senzapetrolio. Era ovvio che quindi fossero loro a iniziare la sperimentazione, nel primo momento storico in cui la necessità rese drammaticamente evidente l'enorme importanza che aveva assunto il possesso di pozzi petroliferi. E diventò anche ovvio che chi non disponeva di tali risorse naturali, dovesse preoccuparsi, per non finire col famoso cappio al collo.
La differenza fra i due tipi di combustibile (carbone e benzina naturale) è davvero piccola. Detta in forma che più semplice e sommaria non si può: i carboni sono costituiti da grandi molecole con un atomo di idrogeno ogni due atomi di carbonio (C-H-C) mentre i prodotti petroliferi sono molecole composte da carbonio combinato con più idrogeno, due atomi di idrogeno ogni atomo di carbonio (H-C-H). Più esattamente si ha che il rapporto tra idrogeno e carbonio è di 0,8 a 1 nel carbone e 1.75 nel petrolio, per cui bisogna aumentare l'idrogeno nel carbone, per imitare il prodotto naturale.
Trattando quindi opportunamente il
carbone, per arricchirlo d'idrogeno (processo di idrogenazione o liquefazione del carbone) per esempio ricavando l'idrogeno per scomposizione dell'acqua che contiene due atomi di idrogeno per ogni atomo di ossigeno si pensava, giustamente, di ottenere dei composti liquidi con le proprietà dei prodotti petroliferi.
L
a via dell'idrogenazione del carbone fu affrontata da Friedrich Bergius (1884-1949) alla vigilia della prima guerra mondiale nel corso della quale fecero il loro debutto nuovi micidiali strumenti militari, tutti a derivati del petrolio: le automobili, i camion, i carri armati e gli aeri. Le guerre successive, fu chiaro, che le avrebbero vinte i possessori di petrolio e non chi doveva acquistarlo.
Un'occasione storicamente clamorosa a dimostrazione della consapevolezza della precedente previsione è fornita in occasione della guerra che Mussolini, a tempi ormai scaduti per creare un impero coloniale, dichiarò nel 1935 guerra all'Etiopia. L'Inghilterra chiese, come ulteriore sanzione per l'Italia, l'embargo petrolifero. Il Primo ministro Francese Laval impedì che fosse attuato, sperando di avere Mussolini come alleato contro il riarmo tedesco. Lo storico del fascismo, Renzo De Felice, riporta quanto disse, a guerra vinta, Mussolini a Hitler: "Se la Lega delle Nazioni avesse seguito il consiglio di Eden [ministro degli Esteri inglese che spingeva per questo embargo] ed esteso al petrolio le sanzioni contro l'Italia, nello spazio di otto giorni avrei dovuto battere in ritirata. Sarebbe stata per me un'indicibile catastrofe." Il Duce aveva otto giorni di autonomia!
Solo alcuni mesi dopo Hitler annunciò, trionfante, che la produzione industriale di benzina sintetica, per la Germania, non era più un progetto, ma una realtà! Nel 1945, solo nove anni dopo, con la Germania rasa al suolo, ci fu chi scrisse "Il terzo Reich sconfitto dall'oro nero!"
Lo sconquasso della guerra civile in Italia, con le ripercussioni nei rapporti tra vincitori e vinti e le remore sotterranee dovute al "peccato originale", attribuito specialmente in Europa, all'eccessiva euforia dei nazi-fascisti per la rivoluzionaria realizzazione dell'oro nero sintetico (i costi erano e sono tuttora non competitivi), la proibizione nel luglio del 1945 imposta alla Germania di riprendere studi ed esperimenti sulla benzina sintetica, forse per un riflesso condizionato in Italia, hanno causato un ritardo nella ripresa degli studi che, al contrario, andavano da tempo incoraggiati con adeguati finanziamenti. Il progetto portato avanti per 6 anni con il gruppo di Milano, nonostante i notevoli risultati ottenuti, non ha avuto più finanziamenti per decisione a livello europeo. In soldoni: fino a quando la bensina naturale costerà meno, non "sprecheremo" tempo e denaro per migliorare la sintetica.
In tutto il mondo, invece, è una corsa a tutti i livelli, addirittura s'impegnano dilettanti fantasiosi, per escogitare nuovi sistemi, parenti o figli matti degli storici brevetti (Friedrich Bergius, Carl Bosh, entrambi Premi Nobel per la Chimica nel 1931, Franz Fischer, Hans Tropsch, autori del brevetto ora più usato o imitato). In Sudafrica, ricco di carbone, nonostante che l'Africa esporti il doppio del petrolio che consuma, grazie alla Sasol, è in attività uno dei più grandi impianti per la produzione di idrocarburi sintetici, sfruttando il procedimento Fischer-Topsch.
E in tutto il mondo, Cina e Usa compresi, è un continuo correre alla produzione e, soprattutto ad eliminare i motivi delle critiche: i costi superiori a quelli dell'estrazione dell'oro nero e l'inquinamento dovuto alla già ricordata anidride carbonica. Il primo motivo (i costi) sarà risolto di sicuro col tempo, anche se non si riscisse ad abbattere i costi di produzione della sintetica, essendo destinati ad aumentare quelli della naturale. Il secondo è stato risolto in modo semplice e geniale: l'atomo C (di carbonio, ovvero, carbone), viene "riciclato", utilizzandolo per la sintesi successiva.
Da noi Mattarella è ancora troppo preso a congratularsi con se stesso per il bidone capolavoro rifilato a Super Mario, troppo preso dal prossimo assalto al Colle (nel 2023?) per interessarsi concretamente al problema energetico, forse il più drammatico e urgente. Salvini e Cottarelli, almeno avanzano una proposta, che non risolverebbe il problema, per chi, come Mattei, guardava lontano. Propongono il ritorno alle centrali nucleari che usano uranio, plutonio o simili.
Ecco cosa dovrebbero leggere i due ritardatari che, almeno, si preoccupano della sutuazione: "Di fronte alla presa di coscienza dell’imminenza del picco del petrolio, la prima reazione emotiva è “allora useremo l’uranio”. In effetti, l’energia nucleare è spesso presentata come il toccasana che risolverebbe tutti i malanni e che ci permetterebbe di superare senza danni la crisi energetica ormai in corso da qualche anno. Tuttavia, i fautori dell’energia nucleare glissano sulla questione della disponibilità di uranio, il quale è una risorsa minerale limitata, così come lo è il petrolio. Quanto uranio abbiamo, realmente? È possibile che siamo vicini al “picco dell’uranio”, allo stesso modo in cui ci stiamo avvicinando al picco del petrolio?
In effetti, si tratta di fonti e di forme di conversione di energia molto diverse: mentre petrolio, gas e carbone hanno a che vedere con la combustione istantanea di forme di vita alimentate dal sole migliaia di secoli fa e accumulate nelle viscere della terra, per l’uranio si tratta di trasformazione per via artificiale e controllata di massa in energia. L’uranio è un “combustibile” che non brucia e che si è formato indipendentemente dall’esistenza di forme vitali e in tempi ben più remoti, relativamente più vicini alla grande esplosione iniziale, il big bang.
Per capirne l’origine, le miriadi di stelle che vediamo sono il motore della costruzione incessante, nel processo di fusione nucleare, di atomi sempre più complessi a partire dal più leggero idrogeno, fino a quelli stabili come il ferro e a quelli assai più instabili con numero di massa alto, come l’uranio 235. Un elemento non rinnovabile che, proprio per la lunga sequenza di fusioni nucleari da cui proviene, è abbastanza diffuso, ma relativamente scarso e perciò drammaticamente esauribile sul nostro pianeta." (Mario Agostinelli, 13 gennaio 2011)
Forse Salvini e Cottarelli pensano che l'Italia sia ricca di uranio e che, con il suo esaurimento, potremmo essere noi a stringere il cappio al collo di che ne avrà bisogno vitale. Entrambi forse non sanno che solo le centrali a fusione, la cui realizzazione sta presentando molte più difficoltà del previsto allontanando, col passar del tempo, sempre di venti o trenta anni i tempi della loro inaugurazione (ora siamo al 2050) potranno far stare tranquilla l'umanità, fornendo un'energia del tipo di quella del Sole, fondendo due isotopi (deuterio e trizio) dell'idrogeno ricavabile a volontà dall'acqua.
Concludo dando immediatamente l'idea dell'importanza delle riserve carbonifere mondiali: basta ricordare che il loro ammontare è circa 50 volte più grande della somma di tutte le altre forme d'energia non rinnovabile: gas, idrocarburi, energia nucleare tenendo conto dei materiali sfruttabili nelle centrali atomiche a fissione.
Questo dato dovrebbe convincere tutti che non si possono accantonare strade come quella della benzina sintetica, basata sulla risorsa energetica di gran lunga più abbondante che abbiamo, dopo quella solare. Credo che, prima o poi, anche le nostre cicale politiche, magari quando tutto il mondo produrrà benzina sintetica per il traffico pesante (navi, tir e aerei giganteschi), si sveglieranno a furor di popolo. Come conciliare un popolo di previdenti formiche, con una classe politica "scialacquona", irresponsabile, che rischia di farci annegare in un oceano di debiti? Affidiamoci a tecnici seri, tipo Monti, Draghi e... Fornero: gente precisa che ama fare i conti e sa fare 2+2 = 4 e anche 2 - 2 = 0.
Qui siano al secondo caso, perché dobbiamo arrivare al pareggio. Dunque, come arrivare al pareggio tra i risparmiatori italiani proprietari all'80 % delle case dove abitano e l'indebitamento colossale procuratoci dalle cicale politiche? Semplicissimo: si vendono ai migliori offerenti cinesi, americani, russi, le case dei possessori, a prezzi stabiliti in base al raggiungimento del pareggio. E che? Buttiamo fuori casa milioni di italiani? Esagerato! Pagheranno un affitto fifty fifty a governo italiano e acquirente!