Economia
Bonus mamme: aumenti fino a 150 euro al mese, anche per le lavoratrici statali
Escluse le lavoratrici con contratti a termine, mentre hanno diritto al bonus quelle con contratti di somministrazione o apprendistato
Bonus mamme: ora spetta anche alle lavoratrici statali. In arrivo con lo stipendio di maggio, arretrati da gennaio compresi
Con il cedolino di maggio, le lavoratrici madri impiegate nella pubblica amministrazione con due o più figli vedranno finalmente accreditato il tanto atteso "bonus mamma", comprensivo degli arretrati da gennaio, che potrebbe aggiungere fino a 750 euro netti in più ai loro stipendi.
Come riportato dal Quotidiano nazionale, quest'iniezione finanziaria, inizialmente destinata solo alle lavoratrici del settore privato, è finalmente estesa anche alle dipendenti pubbliche, come previsto dalla legge di bilancio di quest'anno, a supporto delle politiche per la natalità.
Il ritardo nell'attuazione dell'operazione è stato causato da una serie di complicazioni burocratiche, risolte solo nelle scorse settimane. In ogni caso, il bonus, che si riflette come un aumento salariale fino a circa 150 euro netti al mese, deriva dall'esenzione dei contributi previdenziali del 9,19% della retribuzione, fino a un massimo di tremila euro lordi all'anno.
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Tuttavia, le lavoratrici mamme con contratti a termine sono escluse da questo beneficio, mentre hanno diritto al bonus quelle con contratti di somministrazione o apprendistato. Le lavoratrici autonome, d'altra parte, dovranno coprire interamente i loro contributi.
La platea delle lavoratrici madri del settore privato con almeno tre figli, di cui uno sotto i 18 anni, è di oltre 110.000 unità, mentre quelle con due figli, di cui uno con meno di 10 anni, rasentano le 600.000 unità. Nel pubblico impiego, invece, si stima che circa 150.000 lavoratrici abbiano diritto al bonus.
In ogni caso sia nel settore pubblico che in quello privato, il bonus non viene applicato automaticamente: è necessario presentare una richiesta, comunicando i codici fiscali dei figli all'Inps attraverso il datore di lavoro. Non vi è alcun limite di reddito per ottenere il beneficio, quindi anche le lavoratrici con redditi elevati possono fare richiesta, purché abbiano un contratto di lavoro dipendente.
Il limite di esenzione contributiva è fissato a 3.000 euro all'anno, crescendo in proporzione allo stipendio della lavoratrice. Secondo i calcoli dell'Upb, le lavoratrici non pagheranno contributi fino a una retribuzione lorda di circa 32.600 euro; oltre questa soglia, si applica il massimale e i contributi dovuti sono calcolati sull'eccedenza del reddito.