Economia

Borsa, la trade war affonda i listini Ue: Milano -2%. Dax -3%. Ko auto e tech

Sul finire della seduta si allargano le perdite delle principali Borse europee, piegate dai nuovi dazi di Trump contro la Cina che hanno appesantito anche gli indici della Borsa americana. I settori piu' penalizzati nel Vecchio Continente sono in particolare auto e tecnologici, più sensibili alla crisi del commercio che vede contrapposte Washington e Pechino. A far scattare le vendite, amplificate dopo l'apertura negativa di Wall Street, e' stato l'annuncio dato ieri sera dal presidente Usa di dazi del 10% su 300 miliardi di dollari di importazioni cinesi dal prossimo primo settembre.

Balzelli che potrebbero salire fino al 25%, con Pechino gia' pronta reagire. Il risultato e' la fuga dal rischio degli investitori, che ha mandato in profondo rosso tutti i listini d'Europa con ribassi tra il 2% e il 3%. Il Ftse Mib ha chiuso con un perdita del 2,4% con lo spread in discesa in area 202,7 punti. Seduta da dimenticare per St (-6,67%) e Cnh (-6,76%), che perdono come i loro concorrenti nel resto d'Europa. Risente della debolezza del comparto auto soprattutto Pirelli (-6,9%) dopo la revisione di alcuni target per la fine dell'anno. Giu' Fca (-3) e Ferrari (-4,35%) dopo i risultati del secondo trimestre, con gli analisti convinti che il titolo abbia gia' corso molto rispetto ai multipli.

Si salvano solo le utility, con A2a (+1,45%), Terna e Italgas. Vendite anche su assicurazioni e banche, con Ubi che cede il 2,5% dopo una semestrale in linea con le attese in cui ha realizzato un utile netto di 130,9 milioni, in calo del 37,3% (su cui pesano gli impatti della cessione di 900 milioni di Npl). Sul fronte dei cambi, invece, la moneta unica ha recuperato dai minimi da maggio 2017 verso il dollaro e passa di mano a 1,1101 (1,1061 ieri).

L'euro resta molto debole verso lo yen a 118,36 (119,70), con la divisa giapponese che si e' rafforzata anche verso il dollaro: il biglietto verde passa di mano a 106,62 (108,25). Il petrolio, infine, recupera dai cali di ieri e il contratto sul Wti con consegna a settembre sale del 2,8% a 55,5 dollari al barile, mentre il Brent del Nord per ottobre vale 62,3 dollari (+3%). 

Tra i titoli che hanno perso terreno sul listino principale anche Telecom (-2,5%) all'indomani dei conti del primo semestre che sono risultati lievemente al di sopra del consensus, con la cassa triplicata e segnali di miglioramento in Italia sui ricavi medi ottenuti per ciascun utente. Nel dettaglio, la compagnia di tlc ha registrato ricavi per 9 miliardi di euro, con una riduzione del 3,4% su base annua con un ebitda reported a 4,1 miliardi di euro (+8,9%). Gli analisti, pero', hanno sottolineato che al termine del cda di ieri sono mancati spunti sui dossier caldi, come indicazioni su un'eventuale integrazione con Open Fiber. Seduta negativa per la galassia Agnelli anche per Exor (-4,1%).

In rosso Saipem (-3,9%) e Atlantia (-3%). Il vicepremier Di Maio, a pochi minuti dalla chiusura dei mercati, ha ribadito che dopo la perizia sui motivi del crollo del ponte Morandi sia necessario 'avviare al piu' presto il procedimento di revoca delle concessioni ad Autostrade per l'Italia'. Poco sotto la parita' invece Salini Impregilo (-0,2%) con l'ok del cda di Cassa Depositi e Prestiti all'intervento del gruppo nel Progetto Italia. Fuori dal listino principale chiude in positivo Italmobiliare (+0,5%): gli analisti sottolineano come nel secondo trimestre le ulteriori cessioni di attivita' abbiano aumentato la liquidita' netta a 0,5 miliardi, con un andamento positivo del brand caffe' Borbone, con il titolo che scambia ancora a circa il 40% di sconto sul Nav.

L'ondata di vendite non ha risparmiato nessuna tra le principali piazze europee. La peggiore a fine seduta e' stata Parigi, che ha ceduto il 3,5%, seguita da Francoforte (-3,1%), Londra (-2,3%) e Madrid (-1,5%). A soffrire di piu' sono stati i titoli legati alle materie prime, con l'indice Euro Stoxx 600 del settore che perde il 4,6%, in scia con il comparto tecnologico (-3,5%) e l'auto (-3,3%). Come avvenuto gia' in occasione di altri annunci relativi a dazi Usa, infatti, il comparto auto e' uno di quelli che paga di piu' per la guerra commerciale mondiale.

A Parigi il titolo che ha pagando di piu' nel comparto e' Valeo (-6,7%), gruppo della componentistica, che mette a segno la peggiore performance del Cac40. Per quanto riguarda i gruppi auto, Renault ha ceduto il 2,1% e Peugeot il 3,7%, con il produttore di pneumatici Michelin in calo del 2,5%. Non e' andata meglio ai colossi tedeschi del comparto, da Volkswagen (-2,9%) a Daimler (-3,1%), fino al produttore tedesco di pneumatici Continental (-3,1%).

Nel settore high-tech, tra i titoli piu' penalizzati ci sono Infineon (-6,2%), il peggiore a fine seduta sul Dax30. A Londra, infine, tracollo per il titolo di Royal Bank of Scotland (-6,5%), nonostante i buoni risultati del secondo trimestre 2019, su cui a pesare sono le prospettive incerte sul fronte economico e il "macigno" Brexit. 

I nuovi dazi  a stelle e strisce sono stati decisi perche' il presidente cinese Xi Jinping pur volendo un'intesa, "non si sta muovendo abbastanza velocemente", ha spiegato Trump, mettendo in evidenza che se la Cina non vuole piu' un accordo "per me va bene lo stesso".

Il tycoon ha poi avvertito che i nuovi dazi "possono salire al 25%", tutto dipendera' da come procederanno le trattative. Trump ha cercato di rassicurare spiegando che sara' la Cina a pagare il prezzo dei dazi e non gli americani, poi si dice non preoccupato per la reazione dei mercati azionari. Il tycoon ha deciso di usare questa ulteriore leva di pressione per accelerare trattative che vanno a rilento e promesse non mantenute. "I nostri rappresentanti sono appena tornati dalla Cina dove hanno avuto colloqui costruttivi legati al futuro accordo commerciale.

Pensavamo di avere un accordo con la Cina tre mesi fa ma purtroppo ha deciso di rinegoziarlo prima di firmarlo", si è lamentato il presidente Usa. Poi ha rincarato la dose: "Piu' recentemente la Cina aveva concordato di acquistare prodotti agricoli dagli Usa in grande quantita' ma non lo ha fatto. Inoltre il mio amico presidente Xi aveva detto che avrebbe fermato la vendita di Fentanyl in Usa ma questo non e' mai avvenuto e molti americani continuano a morire!", ha proseguito, annunciando quindi le nuove tariffe.

"Non vediamo l'ora di continuare il nostro dialogo positivo con la Cina su un accordo commerciale completo e penso che il futuro tra i nostri due Paesi sara' molto luminoso", ha concluso con tono apparentemente sarcastico. In realta' il tycoon teme che Pechino giochi a prendere tempo, confidando in una sua posizione piu' conciliante in piena campagna elettorale - quando dovra' rendere conto delle sue promesse - o nella vittoria di un candidato democratico alle presidenziali del 2020.