Borse, Macron sostiene ancora gli indici. Effetto trimestrali a Wall Street
Sull'onda dei sondaggi per il ballottaggio delle presidenziali francesi, le Borse Ue chiudono in rialzo. A Wall Street il Nasdaq ancora sopra i 6 mila punti
Sarà anche per questo, sta di fatto che salvo una reazione “a caldo” subito dopo le parole del presidente, ieri, i titoli che maggiormente dovrebbero risentire della novità oggi perdono moderatamente terreno a Wall Street. Jp Morgan Chase (310 miliardi di capitalizzazione, +39% negli ultimi 12 mesi a Wall Street) segna -1%, Wells Fargo (272 miliardi, +11%), già finita nei guai per le pratiche commerciali “disinvolte” di alcuni suoi dipendenti, oscilla a -0,3%, Bank of America (236 miliardi, +60%) cede lo 0,9%, Citigroup (164 miliardi, +28%) oscilla a -0,6%, Goldman Sachs (94 miliardi, +36%) è indicata a -0,4%, Morgan Stanley (81 miliardi, +62%) è in rosso dell’1,4% e per tutte la sensazione è che più che i costi e le incertezze legate ai possibili scorpori pesi una generalizzata voglia di prendere profitto, a partire dai titoli che più hanno corso in questi ultimi mesi, anche grazie a Trump e alle sue promesse di far ripartire l’economia.
Peraltro il settore bancario americano non dovrebbe avere cattive prospettiva per i prossimi trimestri secondo gli analisti di Credit Suisse, che segnalano di attendersi una buona crescita nei prestiti commerciali e industriali (nel primo trimestre del 2017 saliti del 5% rispetto allo stesso periodo del 2016), il cui andamento è altamente correlato a quello del Pil. Un leggero rallentamento della crescita degli impieghi, secondo gli esperti, non danneggerebbe poi gli utili delle banche a stelle e strisce che secondo attese di consenso dovrebbero vedere nell’anno in corso utili in crescita del 12%. Gli uomini di Credit Suisse hanno anzi giudicato Pnc Bank e Bank of America come i due istituti che maggiormente potrebbero evitare un rallentamento della crescita dei prestiti al commercio e all’industria.
Se questo sarà vero e se Trump riuscirà a convincere il Congresso dell’opportunità di separare nettamente le attività di investimento da quelle di banca commerciale, a risentirne potrebbero dunque essere le tre “regine” di Wall Street che un tempo erano banche d’affari pure e che proprio durante la crisi del 2007-2008 furono chiamate, insieme a Bank of America, ad intervenire in soccorso di assicurazioni e banche commerciali travolte dal crollo dei mutui subprime.
Per il momento il mercato non sembra, come detto, preoccupato, tuttavia la prudenza è palpabile e non sarà un caso se da inizio anno solo due società di credito al consumo (China Rapid Finance e Elevate Credit) hanno debuttato sul listino di New York. Segno che qualcuno inizia a chiedersi se i multipli di borsa non siano forse già troppo cari per le prospettive del settore creditizio a breve-medio termine. Motivo di più, per qualche banchiere, per cercare di compensare la frenata del business bancario con maggiori sforzi sul fronte dell’investment e del merchant banking: chissà se Trump sarà costretto a trovare anche in questo caso un compromesso?