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Economia
Carige, Fidt: avanti con con Bper con l'esclusiva. Rumor: l'Agricole si ritira
Piero Montani

Esclusiva concessa a Bper. Un mese per la due diligence. Poi l'offerta definitiva

Avanti con Bper: il Fondo Interbancario ha rotto gli indugi e complice anche un ritiro, si vocifera, del Credit Agricole Italia di Giampiero Maioli, ha deciso di procedere con le trattative per la cessione del proprio 79,99% di Carige con la banca guidata da Piero Montani, concedendo l’esclusiva al gruppo che mira alla costruzione del terzo polo bancario italiano coinvolgendo anche PopSondrio, istituto appena diventato Spa e nel cui capitale spicca l'Unipol di Carlo Cimbri, primo azionista anche a Modena. Lo rivelano ad Affaritaliani.it alcune fonti bancarie.

La decisione è arrivata al termine della riunione, convocata alle 15.30 di questo pomeriggio, del Comitato di gestione del Fondo guidato da Salvatore Maccarone che ha dato a Bper, assistita da Rothschild, un mese per la due diligence, tempo al termine del quale il gruppo di Montani dovrà procedere con l'offerta definitiva che riguarderà anche l'8,3% di Carige in mano a Cassa Centrale Banca e il restro del flottante sul mercato azionario e "la definizione di un contratto di acquisizione di Carige - precisa una nota diffusa in serata - nel più breve tempo possibile e comunque non oltre il 15 febbraio 2022".

"L'offerta di Bper - si legge ancora - non ha natura vincolante e in caso di perfezionamento dell'operazione prevede il lancio da parte di Bper di un'Opa sulle restanti azioni di Carige" non detenute dal Fitd "per un corrispettivo di 0,80 euro per azione".

Sempre in serata, l'istituto modenese ha alzato il velo sui termini con cui è riuscito a convincere l'organismo partecipato dalle principali banche italiane a scegliere la propria offerta visto che secondo le indiscrezioni, anche grazie alla mancata concessione dell'esclusiva da parte del Fondo, anche i francesi del Credit Agricole, digerito il Creval, si erano fatti avanti, dopo che fino a pochi giorni prima di Natale avevano sempre smentito un proprio interessamento al dossier. Velleità a cui si erano aggiunte anche quelle del Fondo Cerberus, che già controlla alcune banche in Europa e che però per l'operazione non avrebbe potuto beneficiare degli incentivi fiscali delle deferred tax asset prolungati di sei mesi ad hoc per le fusioni da parte del governo Draghi. 

Al netto di ciò che accadrà dopo la due diligence, Bper ha praticamente dimezzato le sue pretese, accontentandosi, nella proposta riformulata sabato scorso, di una dote finanziaria di circa 530 milioni di euro, a fronte del miliardo chiesto lo scorso 14 dicembre copn cui aveva addossando al Fidt (assistito da Deutsche Bank, Kpmg, Prometeia e dallo studio legale Gatti Pavesi Bianchi Ludovici) i costi di ristrutturazione. Offerta non accolta in quanto la cifra richiesta per la ricapitalizazione superava, da statuto, la somma che il Fondo è autorizzato a spendere e dopo la quale Maccarone&C non avevano comunque chiuso definitivamente la porta a Montani. 

La banca modenese ha spiegato che lo sconto è stato reso possibile, da un lato, dai benefici legati a 380 milioni di Dta (320 milioni di euro netti) da convertire in crediti fiscali, non considerati nella prima proposta in quanto non ancora tramutati in legge con la legge di bilancio appena approvata. Dall'altro dalla "stima di minori oneri sia di ristrutturazione che derivanti dalla risoluzione anticipata di taluni contratti" con i partner di Carige, che Bper ha potuto calcolare in modo più preciso grazie all'accesso ad "un set informativo" messo a disposizione dal Fitd.

Per questa ragione Bper "ha ritenuto opportuno e possibile riformulare" i termini dell'offerta originaria senza mettere a repentaglio "le linee guida dell'operazione" - rappresentate da "neutralità patrimoniale, miglioramento dell'asset quality e significativo accrescimento della redditività del gruppo Bper in termini di utile per azione già a partire dal 2023" - confermando al contempo la forte valenza strategica ed industriale dell'operazione" che risolve in via "definitiva" le problematiche di Carige. Con quest'operazione, il gruppo di Montani mette le mani su 22 miliardi di euro di asset, 11 miliardi di prestiti e circa 380 filiali.

L'orientamento di Bper è cambiato e in un consiglio di amministrazione straordinario nel weekend. Decisione su cui hanno contato anche il miglioramento delle prospettive commerciali del gruppo amministrato da Francesco Guido, miglioramento sostenuto da una ripresa economica più forte del previsto. 

In una Piazza Affari negativa dove oggi il titolo Carige si è spinto fino a 0,894 centesimi con un guadagno dello 0,97% sulle scommesse degli investitori per un rilancio dell'offerta da parte di Bper (+0,34% a 1,916 euro) e della concorrenza in atto per mettere le mani sulla banca ligure, sono attese domani le vendite.

Dopo l'inatteso dietrofront di Ccb (candidato a salire nel capitale) a marzo dello scorso anno e sette mesi dall’avvio del processo di selezione dei potenziali acquirenti, il dossier Genova, uno dei dossier critici nel sistema bancario italiano (la banca è stata anche commissariata oltre due ani fa) assieme a Mps e PopBari, si avvia finalmente a soluzione. Da segnare sul calendario il 15 febbraio. Intanto, la politica (Lega) esulta per "la tutela dell'interesse nazionale" e per "l'embrione" del terzo polo bancario "attento ai territori e all’economia reale” che inizia a formarsi attorno a Bper

@andreadeugeni

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