Economia

Chi è Matteo Del Fante, il manager di Poste “renziano ma non troppo”

di Marco Scotti

Arrivato alla guida di Terna nel 2014, voluto da Matteo Renzi, dal 2017 è al timone di Poste. Ma stava per finire in Generali

Matteo Del Fante, il manager che ora comanda in Mediobanca

Una mossa a sorpresa che improvvisamente rende più incerta la partita per il rinnovo del board di Mediobanca. Ancora una volta, a tessere la tela c’è Francesco Gaetano Caltagirone. Che ha lasciato sfogare il meno blasonato Francesco Milleri lasciando a lui l’onere (e anche l’onore) di realizzare la lista di minoranza – che con ogni probabilità sarà a cinque membri, ma c’è chi ipotizza addirittura che si arrivi a sette -, tenendosi in disparte nella disputa ma poi piazzando un colpo da novanta. Che c’entra Caltagirone con la scelta di Matteo Del Fante e di Poste di entrare in Mediobanca? È presto detto: il costruttore romano è assai legato al manager fiorentino.

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Non è un mistero che, prima di fare il nome di Luciano Cirinnà, come amministratore delegato di Generali Caltagirone avrebbe voluto proprio Del Fante. Il quale avrebbe accettato di corsa per un discorso economico (lo stipendio sarebbe stato circa il triplo di quello attuale) ma anche e soprattutto di prestigio: Trieste è il crocevia della finanza italiana. Quel treno è passato, Philippe Donnet è rimasto a guidare il Leone fino al 2025 e Matteo Del Fante è stato confermato al timone di Poste dal governo Meloni. Un uomo per tutte le stagioni, visto che il salto tra i “grandi” l’ha fatto quando a Palazzo Chigi sedeva Matteo Renzi che l’ha voluto come amministratore delegato di Terna. Poi Paolo Gentiloni l’ha portato in Poste dove è stato confermato dal governo Conte e da quello guidato da Giorgia Meloni.

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Ma il legame con Francesco Gaetano Caltagirone non si ferma alla battaglia di Generali: Anima, la Sgr che fa gola ai francesi, vede tra i suoi azionisti le Poste (con l’11,6 del Capitale) e la Gamma Srl che fa capo al costruttore romano (con una quota del 3,4%). Caltagirone, tra l’altro, ha espresso il vicepresidente della holding: si tratta Fabio Corsico a capo della relazioni istituzionali del Gruppo e membro del cda di Cementir e del Gazzettino.

Chi è Matteo Del Fante

Del Fante ha ricoperto ruoli manageriali sia nel settore privato che in quello pubblico. È stato managing director di JP Morgan a Londra, prima di decidere di tornare in Italia e di scalare le gerarchie all’interno di tre soggetti di grandissimo rilievo nel nostro Paese. Prima di tutto, Cassa Depositi e Prestiti, di cui è stato dirigente dal 2004 e direttore generale dal 2010 al 2014.

In quell’anno, Del Fante, chiamato da Matteo Renzi in Terna, lascia via Goito per diventare amministratore delegato del colosso della rete elettrica fino al 2017. Nel triennio l’azienda ottiene risultati in crescita. Il 28 aprile del 2017 viene nominato amministratore delegato di Poste Italiane dall’allora governo guidato da Paolo Gentiloni al posto di Francesco Caio.

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Gli equilibri in Mediobanca

Con la scelta di Poste Italiane, cambiano gli equilibri all’interno di Piazzetta Cuccia. Come riporta la Stampa, la quota del 43% in mano agli investitori istituzionali potrebbe essere assai meno corposa. Il che rende più difficile prevedere che cosa succederà il prossimo 28 ottobre. Se Del Fante si dovesse schierare – come è assai probabile – dalla parte di Caltagirone e della lista di Delfin – ci sarebbe un ulteriore quota (tra l’1 e il 2,99% visto che non è stata raggiunta la soglia che obbliga a comunicazioni ufficiali alla Consob) che andrebbe contro la lista del cda. Basta questo per immaginare un ribaltone? Difficile, anche perché sicuramente Renato Pagliaro e Alberto Nagel (numero uno e due della lista del cda) verranno confermati.

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Ma un board spaccato, con una composizione diversa, con una rappresentanza più ampia della minoranza Caltagirone-Delfin (che poi tanto minoranza non è, visto che detiene il 30% del capitale) costringerebbe Nagel a una gestione del potere più diffusa. In quest’ottica va letta la richiesta da parte dei due azionisti forti di istituire un comitato che vigili sulla realizzazione del piano industriale. Un piano industriale che ha convinto il mercato, è bene ricordarlo, e che ha portato in dote un utile superiore al miliardo (aiutato dai tassi alti, ovviamente, ma non solo).

Da notare, infine, che Cdp è azionista di Poste con il 35%, mentre il Mef con il 29,26%. Impossibile immaginare che si tratti di un blitz condotto in autonomia da Del Fante, molto più probabile che ci sia stata un’interlocuzione preventiva con Dario Scannapieco e Giancarlo Giorgetti. Lo Stato, in qualche modo, rientra nel salotto buono della finanzaLa partita è tutta da giocare, la lista del cda ha ancora un vantaggio, ma è certo che quanto sta succedendo ora sia la dimostrazione plastica di una situazione tutt’altro che risolta. Preparate i popcorn.