Economia

Mediobanca: ecco i nomi proposti per il rinnovo del consiglio

Per il rinnovo del board previsto l'innesto di quattro nuovi nomi: due uomini e due donne, italiani e internazionali, con competenze bancarie

Mediobanca, ecco i nomi proposti per il rinnovo del board

Felix The Cat
 

Due uomini e due donne, un mix di italiani e stranieri, con competenze trasversali in ambito bancario per rispondere alle esigenze di un'azienda quotata e vigilata: è l'identikit dei quattro nomi che verranno proposti dalla lista di Mediobanca in vista del rinnovo del board che dovrà essere approvato dall'assemblea il prossimo 28 ottobre. Ecco l'elenco completo

Renato Pagliaro; Alberto Nagel; Laura Cioli; Valérie Hortefeux; Francesco Saverio Vinci; Laura Penna; Vittorio Pignatti Moran; Angel Vilà Boix; Virginie Banet; Marco Giorgino; Mana Abedi; Maximo Ibarra; Simonetta Iarlori; Mimi Kung; Stefano Parisse. 

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Già da una settimana era apparso evidente che la frattura tra il principale azionista di Piazzetta Cuccia, cioè la Delfin guidata da Francesco Milleri, e il consiglio di amministrazione uscente fosse insanabile. Troppo ampia la distanza tra le richieste del delfino di Leonardo Del Vecchio e il board attuale. Ed entrambe le parti in causa non sembravano disposte a mollare. Secondo quanto ha potuto ricostruire Affaritaliani.it, in Piazzetta Cuccia sono convinti di aver fatto il possibile: Nagel avrebbe proposto un approccio inclusivo verso un socio – Delfin – che detiene il 20% delle azioni di Piazzetta Cuccia (e vorrebbe chiedere alla Bce di salire ulteriormente).

Le tappe di questa estate turbolenta sono molteplici. Quello che si sa per certo è che Milleri ha chiesto di poter modificare due terzi del cda. Ricordiamo che per lo statuto di Mediobanca, il cda uscente propone una lista di 15 membri, di cui solo 12 vengono poi effettivamente confermati per lasciare spazio alle minoranze (Assogestioni ma non solo). A questo si aggiunge che Maurizia Angelo Comneno, Maurizio Carfagna, Maurizio Costa ed Elisabetta Magistretti non potranno più far parte del board per sopraggiunti limiti di età.

Da qui la necessità di presentare un nuovo board composto da otto nomi “vecchi” e quattro nuovi. Delfin chiedeva inizialmente di poter avere i quattro innesti più altri quattro. Poi si era giunti alla richiesta di cinque membri del board e il presidente. Nagel, dal canto suo, ribatteva la necessità di garantire una governance in linea con le banche sistemiche quotate e vigilate proponendo ai due soci quattro rappresentanti (tre per Delfin e uno per Caltagirone) ma senza possibilità di dire la loro sul presidente. D’altronde, l’assunto di Piazzetta Cuccia è: “Il piano industriale approvato è stato fatto da questi uomini, con loro dobbiamo andare avanti”.

Dal canto suo Milleri obiettava che non era possibile che un azionista che detiene il 20% delle quote e un altro che ne detiene un altro 10% non possano avere un peso ben maggiore all’interno del consiglio. E la figura del presidente, che Nagel vorrebbe mantenere nella figura di Renato Pagliaro, è forse quella su cui si è consumato lo scontro più acceso, anche se – ribadiamo – non è certo l’unico punto di rottura. Il 12 settembre, dopo l’ultimo tentativo di conciliazione, si è arrivati alla definitiva frattura.

Lunedì 18, quindi, il board di Mediobanca ha deciso di stilare la propria lista i cui nomi sono stati resi noti da pochi minuti. Nagel ha continuato a ripetere ai suoi che è questo board che ha portato al record di oltre un miliardo di utili con una cedola di 0,85 centesimi per azione. Delfin, dal canto suo, ritiene che sia il piano industriale votato dai mercati (ma su cui chiedeva di avere voce in capitolo) l’unica stella polare da votare. Alcuni analisti, come Equita ma non solo, hanno espresso una preferenza per la continuità del board. Ma adesso tutta l’attenzione si sposta verso le prossime scadenze. Delfin (con Caltagirone) ha tempo fino al 3 ottobre per presentare i nomi di una lista che a questo punto potrebbe essere corta, cioè con solo quattro membri, o lunga (sette).

L’assemblea per il rinnovo del board, che storicamente ha una partecipazione ben superiore a quelle ordinarie, sarà il terreno in cui si consumerà l’ultimo atto di una battaglia che, ovviamente, avrà riflessi anche in Generali. Il vero vincitore della bagarre, per il momento, sembra essere Caltagirone: che ha incassato oltre 1,5 miliardi di utili negli ultimi anni tra Piazzetta Cuccia e il Leone e può permettersi il lusso di vedere gli altri che si “scannano”.

Comunque vada, la finanza italiana è destinata a cambiare radicalmente. Da una parte la continuità di Nagel-Pagliaro, che hanno cambiato pelle a Mediobanca trasformandola da salotto buono della finanza a stratega del wealth management; dall’altro il duo Delfin-Caltagirone che da tempo vuole un posto al sole tra Milano e Trieste. Chi la spunterà è ancora presto per dirlo. Chi però si sta giocando di più è sicuramente il Ceo di Mediobanca.

Come già scritto da Affaritaliani.it, infatti, qualcuno sostiene che la decisione di Nagel di puntare ancora su Philippe Donnet per dare continuità alla strategia di Generali, invece che guardare a un nome nuovo, gli sia costato parecchio. Chi al posto del manager francese? “Nell’arco di tre anni – conclude una fonte vicina al dossier – molte cose possono cambiare. Lo stesso è successo in precedenza: prima nel cda di Generali c’erano solo Caltagirone e Romolo Bardin. Oggi ci sono tre membri, e non c’è più l’Ingegnere, e un analogo incremento è atteso anche in Piazzetta Cuccia. Milleri sta continuando nell'intento iniziato da Del Vecchio: il desiderio sarebbe quello di cuocere a fuoco lento Nagel”.