Economia

Cimolai, il gigante dell'acciaio affossato da una montagna di derivati

di Marco Scotti

Debiti per 500 milioni, chiesta la revisione con uno sconto dell'85%. Nessun problema industriale, ma sottoscritti prodotti finanziari rischiosissimi

Bloomberg pubblica anche l'elenco completo delle passività e delle controparti dei derivati di Cimolai: Macquarie Bank 49.5 (in milioni di euro); Deutsche Bank 19.5, JB Drax 13.3, Ballinger & Co. 12.6, Natwest 11.5 million, AFEX Markets Europe Limited (Corpay) 11.3, Ebury Partners Belgium 10.6, Corner Banca 9.1, Alpha FX Europe 7.1, Natixis 6.9, Intesa Sanpaolo 5.7, Morgan Stanley 5.3, GPS Capital Markets 3.9, Western Union International Bank 2.8, BPM 2.5, Banca Nazionale del Lavoro 2.3, Hamilton Court FX 2.2, Global Reach 1.1, Mediobanca 986 mila euro, Banca Monte dei Paschi di Siena 706 mila; Argentex Group 678 mila.

Cimolai sta cercando di rinegoziare il maxi-debito da 500 milioni con uno sconto dell’85% con i creditori. Ci riuscirà? È tutto da verificare. L’azienda la scorsa settimana ha anche avviato le procedure di concordato preventivo dopo che nei mesi scorsi era emerso che la famiglia era pronta a vendere una quota di minoranza a qualche socio. Chi? Si sono fatti i nomi soprattutto di WeBuild e del gruppo francese Vinci. 

Altro tentativo che stanno facendo in Cimolai è quello, nel nuovo piano industriale, di dividere le attività del gruppo dalle passività. Insomma, creare una bad e una good company, facendo leva sul fatto che non si tratta di una crisi di ordini ma esclusivamente di carattere finanziario. Attualmente i fronti aperti sono due: oltre a quello di Londra di cui si è detto c’è anche quello a Trieste. Per l’azienda si prospetta una lunga battaglia per la sopravvivenza.