Economia

Cina contro la carne di suino Ue, parla l'esperto: "Potrebbe fare di peggio"

di Rosa Nasti

La risposta politica di Pechino ai dazi di Bruxelles sulle auto elettriche. "Ora si attende un tavolo di confronto", sottolinea Giuliano Noci, esperto di Cina

Dazi cinesi sull’import di carne di maiale dall’Ue. "Non è una vendetta, se così fosse, la Cina avrebbe fatto molto peggio", parla Giuliano Noci professore ed esperto di Cina

"L'indagine anti-dumping della Cina sull'Ue è solo un assaggio, Pechino potrebbe fare molto peggio". Giuliano Noci, esperto di Cina, professore di Strategia e Marketing, nonché prorettore al Politecnico di Milano, parlando con Affaritaliani.it, tronca senza mezzi termini la strategia della Cina di indagare sulle importazioni di carne di maiale dall'Unione Europa.

Una mossa, quella di Pechino, che ha il sapore di vendetta rispetto alla decisione della Commissione Ue (che segue quella degli Stati Uniti) di aumentare i dazi sulle auto elettriche per punire la presunta concorrenza sleale di Pechino. Eppure, nonostante la Cina rappresenti il principale mercato estero dell'Unione Europea per il maiale, con uno scambio commerciale di 1,8 miliardi di dollari nel 2023, l'Ue ha importato veicoli elettrici cinesi per un valore di 9,7 miliardi di dollari nell'ultimo anno. Insomma un volume nettamente superiore.

Anti-dumping: Esportazione di merci a prezzi molto più bassi di quelli praticati sul mercato interno o su un altro mercato, oppure addirittura sotto costo, da parte di trust già padroni del mercato interno, generalmente condotta con l'appoggio dello Stato, allo scopo d'impadronirsi dei mercati esteri

Professor Noci, perché la Cina ha deciso di indagare sul dumping della carne di maiale dell'Ue in risposta ai dazi sulle auto elettriche?

L'importazione di carni suine dall'Europa alla Cina è davvero modesta, e quindi Pechino ha scelto l'ambito meno impattante e rilevante per l'Ue. Si tratta semplicemente di un assaggio e un'esortazione a sedersi a un tavolo per trovare un accordo prima del 4 luglio (quando entreranno in vigore le sanzioni ndr).

Tra l'altro il Ministro dell'Economia tedesco (Robert Habeck) è appena andato in Cina proprio in relazione al tema delle sanzioni. I dazi innescati dall'Ue non vanno in una direzione giusta, sono misure di ultima istanza che danneggiano tutti. Come ha anche sottolineato l'ex premier Mario Draghi, prima ci sono le regole multilaterali, poi le politiche industriali a sostegno della competitività delle imprese, e infine ci sono i dazi. Il tema vero è trovare delle condizioni di reciprocità.

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Quindi non c'è nessun significato strategico dietro la risposta di Pechino?

L'impatto dell'indagine cinese è limitassimo sull'Ue, con pochissimi miliardi di euro in gioco.  Al contrario, i dazi sulle auto elettriche cinesi sono molto più incisivi. Per di più, se pensiamo ai 160 miliardi di euro spesi sull'Ecobonus, che non ha prodotto alcun risultato concreto, è chiaro come i cinesi abbiano invece investito in innovazioni tecnologiche serie. È un esempio da prendere in considerazione: investimenti che generano innovazione anziché politiche che aumentano solo il debito senza apportare benefici reali.

Si spieghi meglio

Stiamo parlando del nulla. Il volume di esportazione di carne suina è talmente basso che non mette a rischio nessuno. È semplicemente una misura simbolica per trovare un accordo. Non è una vendetta, e se così fosse, la Cina avrebbe fatto molto peggio.

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Ma allora che impatto avranno queste tensioni sull'equilibrio commerciale tra Ue e Cina?

L'Europa al momento è a rischio frammentazione. È legittimo chiedersi se l'Ue sarà in grado di resistere quando la Cina imporrà dazi che potrebbero gravemente danneggiare i tedeschi, o dazi di lusso che potrebbero mettere in ginocchio la Francia. Questi sono i veri temi da affrontare.

Da un lato, abbiamo l'Europa che ha adottato una misura partendo da una base reale, ma che è sbagliata in quanto misura d'ultima istanza. Dall'altro, la Cina ha reagito, ma con risposte superficiali, cercando di stimolare un accordo. Tuttavia, se un accordo non sarà raggiunto, Pechino potrebbe rispondere seriamente, mirando a settori chiave ben più impattanti per l'Ue. L'Italia per esempio ne potrebbe risentire molto sul piano dell'automotive, dell'automazione industriale e del food.