Economia
Cina, il premier Li: rischi sotto controllo. Yuan nel paniere Fmi
L'economia cinese sta andando verso la stabilizzazione, anche se "rimangono difficolta'" nella crescita. Al World Economic Forum di Dalian, il primo ministro cinese, Li Keqiang alza il velo sullo stato di salute dell'economia ed esclude la possibilità che la svalutazione dello yuan di agosto possa innescare una guerra valutaria. Il premier ha voluto rassicurare i mercati sulla tenuta della Cina, spiegando che il govenro cinese ha "messo in atto misure per stabilizzare il mercato e prevenire la diffusione dei rischi" di sistema. Il premier ha parlato anche delle recenti turbolenze sui mercati azionari, che ha portato la Borsa di Shanghai ha perdere oltre il 40% del proprio valore da giugno scorso, quando aveva raggiunto i massimi degli ultimi sette anni. La volatilita' dei mercati, ha spiegato il premier cinese, "è il seguito della crisi finanziaria globale che e' esplosa nel 2008. La Cina non ne e' la causa, ma rimane, invece, uno dei maggiori motori della crescita globale".
Il premier ha poi affrontato il tema della svalutazione dello yuan, o renminbi, la valuta cinese, che non è indirizzata a sostenere l'export cinese. "Crediamo che non ci siano le basi per continuare la svalutazione del renminbi, perche' la Cina ha un grande ammontare di riserve di valuta estera", ha dichiarato il premier, che ha escluso la possibilita' di una guerra valutaria "che danneggerebbe la Cina". Il debito statale, ha dichiarato Li, e' "relativamente basso" e ammonta a solo il 20% del prodotto interno lordo, mentre il 70% del debito delle amministrazioni locali, uno dei grandi problemi delle finanze di Pechino, sarebbe sotto forma di investimenti con previsti ritorni.
La continua svalutazione dello yuan, ha poi aggiunto il premier, "non porterebbe la valuta a internazionalizzarsi", ovvero a entrare nel paniere dei diritti speciali di prelievo del Fondo Monetario Internazionale. Durante il suo intervento al forum di Dalian, Li Keqiang ha poi parlato delle difficolta' di accesso al mercato interno da parte delle imprese straniere, spiegando che la Cina "continuera' a semplificare l'accesso al mercato" per gli investitori stranieri e a proseguire lungo il cammino delle riforme del sistema finanziario e dell'innovazione a livello industriale. Li Keqiang ha poi ricordato che l'economia cinese sta affrontando pressioni al ribasso, anche se la crescita rimane in un range "appropriato". La Cina non si fara' influenzare da "fluttuazioni nel breve periodo", ha spiegato, anche se il governo "non prendera' alla leggera" i dati provenienti dagli indicatori economici.
La Cina e' cresciuta del 7% nei primi sei mesi dell'anno, al ritmo piu' basso dal 1990, anche se il tasso di crescita potrebbe essere inferiore secondo alcuni economisti, che dubitano dell'attendibilita' dei dati ufficiali. Da mesi, il primo ministro Li Keqiang parla di un ridimensionamento della crescita cinese che vede a "velocita' medio-alta" rispetto al passato e Pechino e' ufficialmente entrata nella fase del "new normal", ovvero di un'economia che procedera' a ritmi ridotti rispetto alla crescita a due cifre del passato.
"Non saremo influenzati dalle fluttuazioni di breve termine nella direzione generale" delle linee di politica economica, ha dichiarato il premier. Li Keqiang ha infine rivendicato alcuni risultati dell'attuale leadership, come il dato dei sette milioni i posti di lavoro urbani creati nella prima meta' del 2015, l'aumento dei consumi interni e la proporzione crescente del settore dei servizi tra le voci del prodotto interno lordo. I servizi sono oggi al primo posto dopo avere superato per la prima volta il manifatturiero nel 2013. Le prospettive per l'economia nel breve periodo rimangono positive, nonostante le pressioni al ribasso a cui e' sottoposta la crescita cinese, che alcuni economisti ritengono inferiore al 7% raggiunto nel primo semestre di quest'anno, secondo i dati ufficiali.
Un ultimo cenno, Li lo ha poi dedicato alla lotta all'inquinamento. La Cina, ha promesso il premier, si assumera' le proprie responsabilita' nella lotta ai cambiamenti climatici e nella riduzione delle emissioni inquinanti. Il primo ministro cinese aveva lanciato lo scorso anno la "guerra all'inquinamento" e Pechino si e' impegnata a novembre scorso a raggiungere il picco delle emissioni "attorno al 2030" per poi scendere gradualmente, anche se alcuni studi compiuti da istituti stranieri ritengono possibile che il picco delle emissioni cinesi possa essere raggiunto prima, gia' nel 2025.