Economia

Coronavirus, "70 mila posti di lavoro a rischio". L'allarme della meccanica

di Tiziana Protopapa

Gli effetti del lockdown fino al 13 aprile. "Potenziale perdita di fatturato per circa 15 miliardi". L'analisi dell'Ufficio Studi di Anima di Confindustria

Occorre ripartire velocemente per non mettere a rischio gli asset strategici di un paese fatto di eroi: accanto a medici e infermieri, a denti stretti, gli imprenditori che tengono in piedi l’Italia. L’emergenza sanitaria lascerà la scena ad una emergenza economica che già aleggia mestamente sul futuro del nostro Paese. La preoccupazione è quella di tanti imprenditori che, lasciati ancora una volta soli, non avranno la forza per rialzarsi. Ma per non mettere a rischio la tenuta di un intero sistema, questa volta occorrerà ascoltarli. Altrimenti i morti non saranno solo quelli nelle corsie degli ospedali.

Arriveranno anche gli avvoltoi a nutrirsi tra le macerie. Uno scenario che ci auguriamo di non dover raccontare. Anche per questo non è possibile perdere tempo e andare oltre con la chiusura temporanea imposta a molti comparti industriali. Le recenti decisioni del Governo, in particolare la modifica dell'Allegato uno del Dpcm del 22 marzo scorso, hanno escluso in larga parte le aziende della meccanica varia, che rappresenta un settore trainante per l'economia italiana.

Sono, infatti, circa nove su dieci le aziende del comparto costrette a chiudere. Preoccupanti i dati elaborati dall'Ufficio Studi e dal Comitato Scientifico Anima di Confindustria per le aziende della meccanica associate. A rischio il fatturato, sia per l'impossibilità di avviare nuove commesse sia per i ritardi e/o le disdette degli ordinativi: una perdita valutata in circa 180 milioni di euro al giorno. Mentre per ogni giorno di lockdown sarebbero a rischio ben 900 posti di lavoro, ovvero l'equivalente di una media azienda che chiude ogni 24 ore. Un lockdown prolungato sino al 13 aprile porterà, dunque, la perdita ad oltre 2 miliardi di euro e metterà a rischio 13.500 di posti di lavoro per i soli associati.

L’analisi svolta per tutti i settori rappresentati da Anima, quindi anche i non associati, ha calcolato una potenziale perdita di fatturato per circa 15 miliardi e circa 70.000 posti di lavoro a serio rischio. Tornare a produrre nel pieno rispetto dei criteri di sicurezza sarà, dunque, un passo obbligato per non far salire ulteriormente questi numeri terribili. Una crisi che potrebbe stravolgere per sempre il futuro della meccanica italiana. La chiusura temporanea di molte aziende della meccanica rischia di avere, infatti, gravi conseguenze sull'economia italiana e sull'occupazione degli addetti al settore. A sottolinearlo in una nota, il presidente di Anima Confindustria Marco Nocivelli.

“Per garantire il futuro del paese dobbiamo difendere e far ripartire questo nostro asset strategico”, esodisce Nocivelli. “Siamo da sempre allineati con le misure adottate per gestire in sicurezza questa emergenza. Ma proprio come, con le dovute cautele, stiamo garantendo l'approvvigionamento alimentare e i servizi essenziali, dobbiamo essere messi nelle condizioni necessarie per garantire un futuro al nostro paese. È fondamentale poter ricominciare a lavorare, in sicurezza, magari a ritmi ridotti, ma ripartire. Non possiamo mantenere totalmente bloccate le nostre fabbriche, che sono il nostro asset principale. Da imprenditori – prosegue Nocivelli – dobbiamo avere la possibilità di mettere in sicurezza i luoghi di lavoro, avere i Dpi necessari, e poi certamente garantire le distanze tra le persone, ridurre o modulare i turni, e garantire ai dipendenti spostamenti sicuri, ma dobbiamo mantenere vivo il nostro tessuto produttivo. Questo è l'unico modo per garantire al nostro paese l'uscita da questa crisi, che non sarà solo sanitaria ma economica e infine sociale se non interveniamo da subito”.

"Il lockdown imposto per decreto sta sgretolando la tenuta delle filiere produttive. Se non ricominceremo a produrre al più presto, perderemo fornitori e vi saranno aziende incapaci di aprire perché avranno perso per sempre la clientela estera che avevano faticosamente conquistato negli ultimi anni",, aggiunge Nocivelli, “la domanda continuerà ad esserci, ma l'industria italiana si troverà impreparata e in una posizione di forte debolezza. La meccanica italiana non si trova più solo in un problema di fermo della produzione, ma di perdita della clientela. Gli aiuti economici a sostegno delle imprese serviranno, ma se non preserviamo oggi i nostri asset produttivi, nessun aiuto ci potrà far ripartire”, conclude il presidente di Anima.

“Essere responsabili significa anche tenere conto di questi elementi. Un Governo in una crisi come questa, come ha detto anche il premier Giuseppe Conte, deve fare delle scelte coraggiose anche se dolorose. Restiamo a casa ma salviamo il nostro tessuto produttivo e tuteliamo veramente il futuro dei lavoratori”.