Economia

Coronavirus, "Credito facile o sarà la fine":urlo degli imprenditori a Viterbo

di Mirko Crocoli

L'imprenditore e consigliere comunale leghista Caporossi: "Facilitare l'accesso al credito o sarà la fine"

Coronavirus, accesso al credito: critiche da Viterbo. Urge facilitazione

Ci giunge un appello da Stefano Caporossi, (comparto agricolo e turistico) della Tuscia, consigliere di maggioranza in quota Lega del Comune di Viterbo e, sempre per il partito di Matteo Salvini, coordinatore provinciale agricoltura. Un addetto ai lavori che, in virtù anche degli assidui contatti con il “mondo” delle imprese, percepisce appieno il polso della situazione emergenziale in cui versano provincie e comuni. Secondo l’imprenditore il “Cura Italia” non ha tenuto conto del complicato aspetto dell’accesso al credito finanziario per qualsiasi tipo d’impresa, a partire da quelle più a rischio. Una “ricetta” scarsa (secondo Caporossi) che necessità di repentini quanto essenziali miglioramenti, pena la distruzione del tessuto socio-economico di gran parte delle aziende italiane. Ma riportiamo ciò che egli suggerisce, con l’auspicio che il suo monito serva da spunto per un’azione governativa che si muova in tal senso.   

“Il Governo deve tutelare le micro, piccole e medie imprese! Le misure a sostegno previste negli ultimi decreti sono insufficienti e di certo non forniscono un aiuto concreto a tutte quelle aziende che, a causa di questa pandemia, si trovano letteralmente sul lastrico. Come se non bastasse sono escluse dagli incentivi di liquidità le imprese che presentano esposizioni classificate come “sofferenze”, “incaglio”, “inadempienza”, “inadempienza probabile” o che rientrano comunque nella nozione di imprese in difficoltà finanziaria. Questo non è accettabile. In un momento così complesso deve essere presa in seria considerazione la necessità di allentare i criteri di concessione ai finanziamenti (fino ad ora previsti) e permettere di accedere al credito (ossigeno vitale) anche a quei soggetti a cui oggi è negato.

Ciò può concretizzarsi con lo stanziamento di un plafond di garanzia pubblica al 100%, a copertura di operazioni creditizie destinate alla concessione di liquidità a coloro che si trovano in situazioni di difficoltà o impossibilitati nell’accesso ai prestiti. La concessione e l'erogazione potrà avvenire attraverso il sistema bancario e i Confidi, entro e non oltre 30 giorni dalla richiesta. L'ammissibilità delle imprese dovrebbe essere prevista fino ad una passività contabile in bilancio del 20% o, in subordine, le aziende possono presentare un progetto imprenditoriale concreto e valido per il rilancio dell'attività stessa. 

In questo modo si darebbe respiro a migliaia di MPMI, parte integrante del sistema produttivo italiano, che senza gli effetti della pandemia avrebbero avuto l’opportunità di proseguire le proprie attività, ma che da “domani” saranno costrette a chiudere, con il conseguente licenziamento del relativo personale. Un domino devastante senza ritorno. Un’emorragia insanabile. Il Made in Italy che, dopo decenni di gloria e vanto, sta realmente rischiando di scomparire per sempre. Un danno incalcolabile. Sostenere si, ma sostenere soprattutto (e a maggior ragione) chi ha più bisogno. Ciò che giustamente si sta facendo per le famiglie meno abbienti dovrebbe essere riproposto e con rapidità anche per chi non ha la fortuna di godere di un rassicurante “portafogli” aziendale e/o di una pagella creditizia non troppo entusiasmante.                  

E’ dunque quanto mai fondamentale che il Governo dia una svolta concreta alle azioni economiche e finanziarie e non abbandoni un settore così basilare (indotto compreso) dietro al quale si muove un intero Paese. Solo fornendo respiro tramite strategie mirate e certosine rivolte ai piccoli imprenditori (soprattutto quelli con carenza di liquidità) si potrà sperare in una ripresa il giorno in cui il lockdown giungerà al termine”.