Economia
Coronavirus, già persi 220mila posti più l'indotto. Paura per la Sardegna
50mila imprese rischiano il fallimento. Rischio settembre nero in Sardegna. Spesa vacanzieri a tavola -30%
Coronavirus, crisi turismo: già persi 220mila posti più l'indotto
"Ben 50mila imprese del comparto turistico italiano rischiano il fallimento a causa della perdita di solidita' finanziaria con una contrazione del fatturato di almeno 12 miliardi di euro. Una mortalita' imprenditoriale che non puo' non ripercuotersi inevitabilmente sul mercato del lavoro con una perdita diretta di ben 220 mila posti la cui meta' e' concentrata nei sistemi turistici del Nord a cui, ovviamente, va aggiunto l'intero indotto". Questi i dati diffusi oggi dal presidente dell'istituto Demoskopika Raffaele Rio in un'intervista all'Ansa. "Non va dimenticato, se a qualcuno fosse sfuggito, che nel primo trimestre del 2020, si e' registrato il peggiore bilancio della nati-mortalita' del sistema turistico degli ultimi 25 anni. E ancora l'anno non e' concluso".
CORONAVIRUS, COLDIRETTI: SPESA TURISTICA A TAVOLA -30%
L'emergenza Covid fa crollare del 30% la spesa turistica per la tavola a causa dell'assenza dei vacanzieri stranieri e della ridotta disponibilità economica di quelli italiani colpiti dalla crisi con drammatici effetti sulla ristorazione e sull'intera filiera agroalimentare. E' quanto emerge da una stima della COLDIRETTI sulla spesa turistica per il consumo di pasti in ristoranti, pizzerie, trattorie o agriturismi, ma anche per cibo di strada o specialità enogastronomiche, che scende nel 2020 sotto ai 20 miliardi di euro dopo una crescita costante nel corso dell'ultimo decennio. "A pesare è soprattutto il crollo delle presenze dei turisti stranieri - spiega COLDIRETTI - a partire da quelli con elevate capacità di spesa come gli americani, colpiti dal blocco delle frontiere e dalle preoccupazioni per il ritorno della pandemia. Un'assenza che ha un impatto rilevante sulle attività di ristoranti, bar e agriturismi, oltre che sugli acquisti diretti di prodotti agroalimentari. Ad essere colpite sono state soprattutto le città d'arte storiche mete del turismo dall'estero con trattorie, ristoranti e bar praticamente vuoti".
Ma anche per i cittadini del Belpaese l'estate del coronavirus è all'insegna del taglio della spesa, sostiene l'associazione, "con un calo del 13% rispetto all'anno scorso di vacanzieri nazionali a causa della crisi economica o delle necessità di recuperare il lavoro perso con il lockdown, secondo l'indagine COLDIRETTI/Ixe' con solo 34 milioni di italiani che hanno deciso di non rinunciare a un periodo di ferie per almeno qualche giorno. L'Italia quest'anno è di gran lunga la destinazione preferita - continua la COLDIRETTI - ed è scelta come meta dal 93% rispetto all'86% dello scorso anno ma la svolta patriottica non riesce a compensare il calo dovuto alla mancanza di stranieri e al minor numero di italiani in vacanza che hanno anche ridotto il budget". "La spesa media totale destinata dagli italiani alle vacanze estive è crollata complessivamente a 588 euro per persona per effetto di ferie più brevi, meno lontane e dedicate soprattutto al relax familiare con la maggioranza degli italiani in viaggio che - continua la COLDIRETTI - ha scelto di riaprire le seconde case di proprietà, o di alloggiare in quelle di parenti e amici o in affitto, ma nella classifica delle preferenze ci sono nell'ordine anche campeggi con i camper molto gettonati, mentre sono in sofferenza gli alberghi". "Una scelta che ha favorito soluzioni casalinghe anche a tavola - spiega COLDIRETTI - con le regole sul distanziamento sociale e il timore di evitare affollamenti in bar e ristoranti che nell'estate 2020 hanno spinto infatti il ritorno del pranzo al sacco in spiaggia per gli italiani in vacanza, con una maggioranza del 29% che porta insalata di riso, pollo o mare ed appena il 6% le classiche lasagne", secondo l'indagine COLDIRETTI/Ixe' dalla quale emerge che "nell'elenco delle preferenze ci sono anche la semplice macedonia con il 18%, la caprese di mozzarella e pomodoro che è un must per il 16%, la frittata di verdure o pasta (9%),la parmigiana (7%) e le polpette (4%)".
"Ma l'enogastronomia vince tra i souvenir - nota COLDIRETTI - con il 49% dei turisti che sceglie proprio un prodotto tipico da riportare a casa o regalare a parenti e amici come ricordo della propria villeggiatura e tra le specialità più acquistate vincono i formaggi davanti a salumi, vino, olio extravergine d'oliva e liquori. Anche nell'estate della pandemia la ricerca dei prodotti tipici è dunque diventata un ingrediente irrinunciabile delle vacanze in un Paese come l'Italia che è leader mondiale incontrastato nel turismo enogastronomico - conclude la COLDIRETTI - grazie al primato dell'agricoltura più green d'Europa con 305 specialità ad indicazione geografica riconosciute a livello comunitario e 524 vini Dop/Igp, 5155 prodotti tradizionali regionali censiti lungo la Penisola, la leadership nel biologico con oltre 60mila aziende agricole biologiche e la più grande rete mondiale di mercati di agricoltori e fattorie con Campagna Amica, oltre alle numerose iniziative di valorizzazione, dalle sagre alle strade del vino". ''L'Italia è il solo Paese al mondo che può contare primati nella qualità, nella sostenibilità ambientale e nella sicurezza della propria produzione agroalimentare che peraltro ha contribuito a mantenere nel tempo un territorio con paesaggi di una bellezza unica'', ha affermato il presidente della COLDIRETTI Ettore Prandini nel sottolineare che ''il buon cibo insieme al turismo e alla cultura rappresentano le leve strategiche determinanti per un modello produttivo unico che può essere determinante nel rilancio del Sistema Paese così duramente colpito dalla pandemia''.
Coronavirus: paura per 'settembre nero' turismo in Sardegna
Disdette e stop alle prenotazioni per settembre negli alberghi della Sardegna dopo le notizie sui focolai di Coronavirus in Costa Smeralda. Seppure con qualche difficolta' iniziale ad agosto le strutture ricettive stavano registrando numeri soddisfacenti, ma il timore diffuso e' che settembre sara' un mese 'nero'. "A causa del trambusto mediatico - spiega all'AGI il presidente di Federalberghi Sardegna Paolo Manca - la richiesta di Sardegna da parte dei turisti e' calata". Le notizie sui focolai "purtroppo hanno causato una serie di cancellazioni", con l'avvio delle pratiche per ottenere i rimborsi. "Ma la cosa piu' grave e' che si e' arrestato il flusso di prenotazioni. Stava crescendo per le prime settimane di settembre, ora si e' cristallizzato". Eppure, ha proseguito Manca, "le strutture sarde hanno un livello di sicurezza altissimo, se guardiamo ad esempio il caso di Santo Stefano, solo una turista e' risultata positiva, questo significa che i protocolli di sicurezza nei confronti dei clienti sono rispettati".
Sempre sul fronte della sicurezza nelle strutture ricettive, Manca ha ricordato che queste "hanno spazi enormi, che offrono la certezza del distanziamento. Ancora di piu' a settembre, quando ci sono meno persone e venire in Sardegna diventa un 'doppio affare', perche' si spende meno e si ha un pezzo dell'Isola da vivere in solitaria". Se in generale i turisti sono 'frenati' - per adesso - dal scegliere la Sardegna come meta a settembre, non si sono invece registrate 'fughe': "qualcuno ha cercato di anticipare il rientro a casa, ma guardando l'Isola nel suo complesso, si tratta di casi sporadici". Anche nel Sud Sardegna, si e' registrato il contraccolpo delle notizie nazionali: "Dopo una partenza della stagione in ritardo i turisti ci hanno dato fiducia - spiega all'AGI Fausto Mura, presidente di Federalberghi Sud Sardegna - e sono arrivati sia quelli abituali, che hanno la Sardegna nel cuore da anni, che 'nuovi acquisti'". C'e' quindi stata "una ripresa a luglio e dopo un agosto buono, con dati paragonabili agli anni passati, c'e' stato il crollo: per settembre non ci sono prenotazioni". Secondo Mura anche "molte fake news hanno inciso su un tessuto economico gia' debole". Questo mentre, rimarca, "la Sardegna e' sicura: se sono arrivate persone infette, che sono ripartite infette, la colpa non e' nostra". Mura rileva anche qualche partenza 'anticipata' dei turisti dalla Sardegna.
Il 'settembre nero' su fronte del turismo nell'isola e' confermato anche dalla Federcamping. "La pesante campagna mediatica contro la Sardegna ha danneggiato l'ultimo sprazzo di stagione", ha lamentato Nicola Napolitano presidente di Faita Federcamping Sardegna: "Non si sono registrate partenze anticipate per agosto, ma sono tante le disdette per il mese di settembre che avrebbe dovuto provare a risollevare una stagione pessima". I rientri anticipati dalle vacanze sembrano trovare qualche conferma anche nel settore dei trasporti. Molte compagnie navali non diffondono i dati su arrivi e partenze, aspettando la fine della stagione per fare un bilancio, altre come la Tirrenia comunicano di non aver registrato particolari scostamenti, ma qualcuno non ha difficolta' a confermare molte richieste di partenze anticipate dall'isola. "Le prenotazione di questi giorni - spiega all'AGI il direttore commerciale per l'Italia della Sardinia Ferries, Raoul Zanelli Bono - sono piu' che altro anticipi delle partenze mentre, da quando hanno iniziato a circolare le notizie sui contagi, le prenotazioni per la Sardegna sono crollate". Il trend, che fino al 15 agosto era "positivissimo, anche rispetto all'anno scorso, si e' piantato" per cui "gli operatori stanno lavorando prevalentemente sugli anticipi dei rientri". In generale, sulle navi della Sardinia Ferries, dal 3 giugno al 24 agosto sono entrati 158mila passeggeri dai porti italiani, a cui si aggiungono 25mila dalla Francia. Tra venerdi' e domenica, sui 9 viaggi da Golfo Aranci (verso Livorno e Piombino) 'usciranno' 13.500 passeggeri, mentre nei 15 viaggio dal primo al 6 settembre saranno 18mila. Da Porto Torres verso la Francia, dal 28 agosto al 6 settembre, partiranno 3.400 passeggeri su sei viaggi. "Se non cambia la comunicazione, settembre sara' un mese grigio scuro", spiega il direttore commerciale della compagnia.
Gb: rischia di perdere 22 mld sterline per crisi turismo
L'economia britannica perdera' 22 miliardi di sterline nel 2020 a causa dell'impatto della pandemia sul turismo e sui viaggi d'affari, che potrebbe minacciare tre milioni di posti di lavoro. La stima e' del World Travel and Travel Council (Wttc). Al Regno Unito mancano la maggior parte dei suoi turisti stranieri che sono riluttanti a viaggiare per paura di contrarre il virus o sono scoraggiati dalla quarantena che prende di mira, ad esempio, i viaggiatori dalla Spagna e della Francia. Per il Wttc la spesa dei visitatori internazionali diminuira' del 78% nel 2020 rispetto al 2019, o 60 milioni di sterline al giorno, 420 milioni a settimana o 22 miliardi sull'anno. Londra e' particolarmente vulnerabile poiche' circa l'85% della spesa turistica nella capitale e' composta da stranieri.