Economia

Coronavirus.Colpiti 2000 milioni di lavoratori irregolari nel mondo

di Daniele Rosa

Il dilemma tra morire di virus e morire di fame.

’2000 milioni di lavoratori ‘informali’ nelle più grandi città del mondo stanno vivendo la pandemia con un dilemma difficile e crudo al tempo stesso: chiudersi in casa per evitare il contagio da Coronavirus o uscire per trovare il danaro necessario al cibo per sé e la propria famiglia’ è quanto denunciato dall’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIT)in un recente studio.

Il target osservato è quello dei cosiddetti lavoratori informali o irregolari o in nero, insomma tutti quelli che ogni giorno danno una prestazione lavorativa senza coperture di alcun tipo. Assicurazione medica, infortuni sul lavoro, ferie, quattordicesima , normalità che nel mondo del lavoro ‘di sopra’, quello dei paesi industrializzati è normalità mentre sono miraggi in quello ‘di sotto’ dei paesi in via di sviluppo o deindustrializzati.

Coronavirus.Morire di fame o morire di virus, il dilemma dei lavoratori irregolari

Gli autori dello studio hanno fatto una semplice considerazione su questa classe di lavoratori colpita dalla pandemia ‘non lavorare significa perdere l’impiego, quindi l’alternativa con cui molti si confrontano è morire di fame o di Coronavirus. Non c’è dubbio che le misure di ‘lockdown’ minacciano di aumentare in maniera esponenziale i livelli di povertà, soprattutto nelle grandi metropoli’.

L’OIT ha stimato che, senza possibilità di guadagno per questa grande massa di lavoratori informali , l’indice di povertà salirà al 21% nei Paesi di reddito medio, al 52% in quelli con alto reddito e al 56% in quelli a basso reddito.

Al momento non sembrano bastare tutte le misure più o meno importanti messe in atto dai Governi. Non è necessario lo studio dell’OIT per rendersi conto che tutte le misure di aiuto messe in campo sono al momento insufficienti. Sia in Paesi ‘ricchi’ come gli Stati Uniti, o medio ricchi come Francia e Italia o peggio poveri come il Brasile di oggi.

E questa carenza di aiuti economici verso tutti questi lavoratori informali in difficoltà unita alle regole di ‘stare in casa’ hanno creato tensioni sociali e azioni trasgressive capaci di mettere a rischio gli sforzi della sanità per proteggere la salute di tutti.

Ed infatti la pandemia ha pesato molto sui milioni di lavoratori a tempo, quelli che stanno nelle cucine dei ristoranti, nelle imprese di pulizia e che vivono di un salario giornaliero. Se lavori guadagni se non lavori non prendi nulla.

Le previsioni dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro sottolineano che ‘il collasso economico e il lockdown prolungato porteranno ad un incremento della disoccupazione regolare ed irregolare senza precedenti. La conseguenza di questo, molto probabilmente, sarà la nascita di micro attività irregolari per cercare di generare una sorta di reddito di sussistenza’.

Quali le proposte dell’Agenzia dell’Onu?

Essenzialmente una: rendere il commercio e l’economia informale assolutamente regolare.Questa dovrebbe essere una priorità per tutti i Governi.

Secondo l’OIT sono 2000 nel mondo i lavoratori informali, il 62% del totale degli impiegati nel mondo, una proporzione che tocca il 90% nel caso dei Paesi a basso reddito e al 67% nei paesi a medio reddito.

Un altro grido d’allarme dell’Organizzazione dei Lavoratori è l’evidenza che la pandemia ha toccato meno dal punto di vista sanitario il mondo femminile ma molto di più dal punto di vista economico.

I 67 milioni di lavoratori domestici, per la maggior parte donne, sono stati colpiti duramente dal lockdown da Coronavirus. Le collaboratrici domestiche sono state semplicemente licenziate senza alcuna protezione perché le famiglie non volevano ospitare persone esterne  a rischio contagio o non potevano sostenere ulteriori spese .

A queste lavoratrici si aggiunge tutta la categoria dei lavoratori irregolari migranti. 11 milioni che hanno la responsabilità di inviare danaro alle loro famiglie nei paesi d’origine.

In conclusione un dramma sul dramma. La verità è che il Coronavirus ha allargato fortemente le diseguaglianze e aumentato i livelli di povertà.

  

 

 

 

 

 

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