Economia

Crisi, Bombardieri: "No licenziamenti fino a dicembre. O in piazza in autunno"

di Andrea Deugeni

Intervento dello Stato nell'economia, ex Ilva, Autostrade, Mps, Alitalia, Recovery Fund e Governo: parla il neo segretario della Uil Pierpaolo Bombardieri

"Sono d'accordo con i timori del ministro dell'Interno Luciana Lamorgese sul rischio di probabili disordini sociali in autunno. La temperatura è alta, perché il disagio e le disuguaglianze sono aumentati nell'ultimo periodo. Il Governo deve garantire velocemente la cassa integrazione e il blocco dei licenziamenti fino a dicembre. Poi deve far partire un piano di investimenti infrastrutturali che diano la sensazione e la certezza che il Paese ripartirà".  Lo dice ad Affari Pierpaolo Bombardieri, segretario generale della Uil che ha appena ricevuto  da Carmelo Barbagallo il testimone per la guida del terzo sindacato italiano.

Bombardieri commenta i principali tavoli di crisi del Paese e lo scenario che, anche dopo Autostrade, vede una crescita dell'intervento dell'Stato nell'economia. Poi l'ex Ilva, Mps, Alitalia e il Recovery Fund. Con un avvertimento finale all'esecutivo: "Se non bloccherà la possibilità di licenziare e se non prorogherà la Cig e gli ammortizzatori sociali, in piazza in autunno ci saremo anche noi del sindacato".

L'Intervista

Autostrade, Alitalia, Mps e Amco, Banca Popolare di Bari, il ruolo di Cdp in Progetto Italia con WeBuild e il crescente peso della Cassa in Tim e nel piano di creazione della futura rete di nuova generazione. Ancora: il rafforzamento dei poteri del Governo nelle aziende strategiche con il golden power e la sospensione della disciplina europea degli aiuti di Stato. Poi, infine, il fondo Patrimonio Destinato da 44 miliardi di Cdp per intervenire nelle aziende in crisi. Insomma, lo Stato sta tornando protagonista nell'economia, come lo era prima del 2002. Per un sostenitore, come lei, delle politiche keynesiane si tratta di uno scenario che non dispiace...
"Aspettiamo però ancora degli altri risultati". 

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Perché?
"Attuare il credo keynesiano significa, per esempio, accentuare la velocità e l'utilizzo delle risorse per la costruzione delle infrastrutture, materiali e immateriali. Per aumentarne il livello nel Mezzogiorno, assieme al volume degli investimenti. Ci sono dei timidi segnali che stiamo apprezzando, ma ci aspettiamo ancora qualcosa di più. Specialmente in questo momento di grande crisi. Speriamo che il Governo e la politica decidano cosa fare e che lo mettano in pratica velocemente".

Ma cos'è successo al nostro sistema capitalistico e ai nostri capitani d'industria?
"E' andato in crisi un sistema che abbraccia ancora vecchie logiche. Nel Paese non c'è stata per anni innovazione di prodotto. Non abbiamo collegato la ricerca alla nostra attività produttiva. Le nostre Pmi hanno bisogno di innovare. Questa capacità la si può fornire solamente se si crea un collegamento fra le strutture di ricerca e le università. Purtroppo, questo legame non è stato realizzato, come non è stato affrontato il tema del nanismo delle industrie e si è scelta invece un'altra filosofia".

Quale?
"Quella in cui si immaginava che la produttività aumentasse riducendo i salari e i diritti. Una strada che non ha pagato. Purtroppo, lo abbiamo verificato sulla nostra pelle, perché, anche rispetto ai temi dell'attività industriale in Europa, levare l'articolo 18 non ha comportato nulla se le aziende possono continuare a trasferirsi in Paesi dove non pagano le tasse o le pagano all'1%. Oppure ancora, se le imprese possono scegliere come base Stati dove il costo del lavoro è più basso". 

E quindi?
"La rincorsa a ridurre salari e diritti non paga". 

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Più che su singoli comparti, è meglio quindi che lo Stato si concentri sul creare le condizioni per lo sviluppo...
"Sì, non penso che lo Stato debba fare l'imprenditore, ma scegliere gli asset strategici di sviluppo di questo Paese. Poi, credo che debba dotarsi di politiche industriali e se le imprese private chiedono soldi pubblici è giusto che poi lo Stato verifichi ex post se le scelte di politica industriale e la tutela di questi asset sono state seguite, perché il pubblico sta investendo soldi collettivi. Soldi che per la maggior parte dei casi sono risorse di lavoratori dipendenti e di pensionati". 

Nello scegliere gli asset strategici da tutelare come sicuramente sono le autostrade, non rischiamo però di riaprire la porta alle vecchie logiche clientelari della politica e di rivedere i tentacoli dei partiti nella governance dei boiardi di Stato?
"Questo rischio ci sarà sempre. Starà poi alla politica stessa, all'opinione pubblica, ai mass-media e a noi sindacari denunciare le storture, affinchè non si verifichino. Non possiamo però, solo per l'esistenza di un rischio, mettere in discussione uno strumento di indirizzo delle politiche industriali che verifica anche quali sono gli asset strategici del Paese. Non investire perché c'è il rischio di infiltrazioni malavitose non giustifica il fatto che l'investimento alla fine non si faccia. Bisogna procedere e mettere in garanzia il sistema, affinchè la malavita non entri". 

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Il ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli non ha escluso un ritorno all'Istituto per la Ricostruzione Industriale (Iri), protagonista dell'interventismo pubblico nell'economia tra il 1933 e il 2002. Non le sembra una contraddizione visto che non sembra stia facendo una solida politica industriale...
"Certo. Ricordo che al Mise sono ancora depositate più di 160 vertenze di crisi. Chissà se ora con l'arrivo al Dicastero dell'ex direttore generale di Confindustria (Marcella Panucci, ndr) non si risolva qualcosa. E' una combinazione? Forse aiuterà a risolvere le tante vertenze".

Alitalia quindi, nella cui gestione nel corso degli anni sono andati già in fumo circa 11 miliardi di soldi pubblici, deve far parte di questi asset strategici nazionali?
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Faccio questo ragionamento: il trasporto aereo è un asset strategico del nostro Paese? Se sì, allora bisogna investirvi. La rovina di Alitalia non è stata il numero dei dipendenti, ma forse gli ex capitani coraggiosi (chiamati dall'ex premier Silvio Berlusconi, ndr) e la gestione di quel periodo. C'è la necessità di una politica industriale e di una individuazione degli asset nazionali strategici che coinvolgano il trasporto aereo e il sistema di collegamenti internodali del nostro Paese".

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Può spiegare?
"Come pensiamo di collegare le Regioni dove non è presente un grande insediamento produttivo? Penso alle Regioni del Sud e alle Isole. Registro che fino ad ora i biglietti di Alitalia costavano tanto anche perché le compagnie concorrenti low cost si sono mosse prendendo gli incentivi messi a disposizione dalle Regioni. Non mi sembra una grande scelta di politica industriale che tutela gli asset strategici del nostro Paese. Se vogliamo portare i turisti in Italia, chi pensiamo li possa portare? Forse compagnie aeree di altri Paesi che magari prima fanno scalo a Parigi o a Berlino? Non credo. Il ministro Patuanelli quindi inizi a spiegarci cosa intende fare. Siamo in attesa di risposte precise".

Le piace la proposta dell'amministratore delegato di Invitalia Domenico Arcuri che sull'ex Ilva di Taranto intende procedere con la decarbonizzazione dell'impianto, chiudendo l'area a caldo?
"Anche qui vale lo stesso discorso di Alitalia: la produzione di acciaio è strategica per l'industria manifatturiera del nostro Paese? Intanto, cominciamo a rispondere a questa domanda, perché altrimenti è inutile andare avanti. Se la risposta è affermativa, bisogna lavorare affinchè la produzione dell'acciaio rimanga in Italia. Se l'acciaio deve restare nel nostro Paese, ci sono le condizioni e i finanziamenti europei perché questo possa avvenire in maniera pulita, sia dal punto di vista energetico sia da quello ambientale. E, soprattutto, non vorrei dimenticare la salvaguardia dell'ambiente e la tutela del territorio: sono tutti aspetti che possono essere conciliati". 

Il ministro dell'Economia Roberto Gualtieri ha confermato che lo Stato deve uscire da Mps entro il 2021. Un importante esponente del M5S come Carla Ruocco, presidente della Commissione d'inchiesta del Parlamento sulle banche, ha però chiesto che la banca senese diventi totalmente pubblica per aiutare le imprese. E' d'accordo con la grillina?
"Mentre sono dell'avviso che bisogna definire la partecipazione pubblica in alcune aziende strategiche, mi chiedo perché lo Stato debba nazionalizzare tutta Mps e non intervenire invece in altre banche. Non mi sembra che in questo momento l'istituto senese sia l'unico gruppo che si trova in difficoltà in Italia. Il Governo e la politica facciano prima chiarezza su quali sono i rapporti con le banche e quali sono le funzioni di questi istituti". 

Manca anche qui un progetto o un piano industriale?
"Può essere che l'esecutivo ce li abbiano, ma noi non li conosciamo. Nessuno ci ha mai chiamati per un confronto". 

Il ministro dell'Interno Luciana Lamorgese si è detta timorosa per il "rischio concreto di un autunno caldo dal punto di vista sociale, con il verificarsi di probabili disordini" sul fronte del lavoro. Condivide le paure della titolare del Viminale?
"Assolutamente sì, siamo tutti preoccupati. La temperatura è alta, perché il disagio e le disuguaglianze sociali nell'ultimo periodo sono aumentati. Ecco perché chiediamo che il Governo garantisca velocemente la cassa integrazione e il blocco dei licenziamenti fino a dicembre e che faccia immediatamente partire un piano di investimenti infrastrutturali che diano la sensazione e la certezza che il Paese ripartirà. Se non si bloccherà la possibilità di licenziare e non si prorogheranno la Cig e gli ammortizzatori sociali, in piazza a settembre ci saremo anche noi del sindacato". 

Sperando poi che nel frattempo arrivi già da ora qualche segnale sul Recovery Fund, a partire da questo Consiglio europeo in corso a Bruxelles...
"Spero che il lavoro fatto in ambito comunitario dal Governo e soprattutto dal Commissario agli Affari economici Paolo Gentiloni produca dei risultati. Auspicherei poi che ogni tanto si dia, per esempio, qualche risposta al premier olandese Mark Rutte che chiede all'Italia di intervenire su Quota 100 e sulle pensioni. Sarebbe magari anche il caso di chiedere all'Aia di intervenire sul loro paradiso fiscale e sulla loro corporate tax".

Che impressione le ha fatto il nuovo presidente della Confindustria Carlo Bonomi? 
"Bisognerà che prima lo incontri. Poi potrò rispondere a questa domanda (ride, ndr)".

@andreadeugeni