Economia

"Contro di noi un caporalato petrolifero": i sindacati su Affari contro le compagnie 

di Rosa Nasti

Le organizzazioni di categoria minacciano la serrata contro il provvedimento. Parla il Presidente di Faib Confesercenti, Giuseppe Sperduto

Ddl carburanti, cosa non torna nella legge sui carburanti di Adolfo Urso. Sperduto (Faib): "Mai avuto governi amici: le conquiste di questa categoria ce le siamo sudate tutte"

La riforma dei carburanti, rimandata per "maggiori approfondimenti", è una bomba a orologeria, pronta a esplodere nelle mani del governo. Il decreto mira a quattro punti chiave: incentivi per le colonnine elettriche (una proposta già anticipata dal Ministro Adolfo Urso a La Piazza, la kermesse di affaritaliani.it), taglio del 20% dei distributori, abolizione del prezzo medio del carburante e regolamentazione delle autorizzazioni. Altri temi includono la disciplina dei contratti di gestione e la razionalizzazione della rete distributiva.

Sulla carta, sembra un piano necessario per modernizzare e razionalizzare un settore spesso stagnante e frammentato, nella realtà le organizzazioni di categoria come Faib Confesercenti, Fegica e Figisc/Anisa Confcommercio definiscono la riforma "la più incauta e peggior riforma da quando in questo Paese sono cominciati i rifornimenti ai veicoli".

Secondo le sigle sindacali, il Ddl rischia di limitare l'autonomia dei gestori, rendendoli ancora più dipendenti dalle grandi compagnie petrolifere, e con i nuovi contratti quinquennali (revocabili con 90 giorni di preavviso) i gestori si troverebbero a lavorare con la spada di Damocle di un possibile licenziamento in qualsiasi momento. Ecco perché i sindacati parlano di una precarizzazione camuffata da riforma. Per fare chiarezza su un disegno di legge così contestato, affaritaliani.it ha interpellato il Presidente Faib (Federazione autonoma italiana benzinai), Giuseppe Sperduto.

Presidente, perché le organizzazioni di categoria sono così contrarie alla riforma?

Esistono già norme che regolano il settore della distribuzione carburanti, come la legge 24, a cui non intendiamo rinunciare. In quella legge è chiaramente specificato che tutti i contratti applicati in questo settore devono essere standardizzati e approvati dalle associazioni di categoria.

Il punto cruciale? Perché serve una nuova legge per legittimare i contratti che si vorrebbero applicare sulla rete? Se non ci fosse questa legge, quei contratti sarebbero impugnabili, quindi illegali, altrimenti, non ci sarebbe bisogno di un decreto legge. In ogni caso ci aspettavamo questo colpo alle spalle poco prima delle ferie di agosto.

Perché lo definisce un 'colpo alle spalle'?

È stato fatto tutto all'ultimo momento e di soppiatto, inserendolo nel pacchetto dei balneari. Con tutto il rispetto per questa categoria, così come per i tassisti che lamentano grosse difficoltà, noi non abbiamo mai bloccato strade o incendiato cassonetti, creando disagi ai cittadini. Quando a gennaio 2023 siamo stati accusati di essere una categoria di approfittatori e speculatori, abbiamo ribadito con forza (e indetto una mobilitazione della categoria, fino al rischio di sciopero) che il prezzo non lo decide il gestore, ma la compagnia petrolifera. Paradossalmente, più il prezzo alla pompa aumenta, meno guadagna il gestore. Non lavoriamo a percentuale: abbiamo contratti con un guadagno fisso per litro, di solito 4-5 centesimi al litro.

Tutti mi chiedono perché ostacoliamo questo Dl. La rete italiana è composta da circa 22.500 distributori, di cui il 50% è in mano alle compagnie petrolifere mentre il restante 50% è gestito da privati. Il prezzo alla pompa lo decidono le compagnie, e i gestori devono adeguarsi. Questo cosa comporta? Un impoverimento del nostro lavoro, che ci toglie autonomia operativa e mette a rischio la nostra sopravvivenza economica.

Se questa riforma “premia le compagnie petrolifere”, come sostengono i sindacati, quali interessi ci sono davvero dietro l’attuale proposta?

Si stanno tutelando tutte le categorie, e poi a noi impongono un contratto che l'anno scorso durava tre anni, e ora, con il nuovo Dl, è stato esteso a cinque. Il ministero è imprigionato dalle compagnie petrolifere, e non è un caso. Altrimenti, non accetterebbe una norma che ci obbliga a sottostare senza contrattazione. Questo noi lo chiamiamo caporalato petrolifero, che va di pari passo con l'illegalità petrolifera. Fiumi di denaro finiscono nelle tasche di persone losche che evadono IVA e accise, sottraendo risorse alle casse dello Stato.

A me sta bene tutto questo, perché nessuno potrà mai dire che noi, Faib Confesercenti, insieme a Fegica e Figisc/Anisa Confcommercio, ci siamo venduti o accontentati. Ci stanno riconoscendo la patente della legalità e della trasparenza. Non abbiamo mai avuto Governi amici: le conquiste di questa categoria ce le siamo sudate una per una.

Quindi, secondo lei, stanno cercando di mettere a tacere i gestori. In che senso ritiene che le compagnie petrolifere stiano ostacolando il vostro lavoro?

Stanno cercando di mettere il bavaglio a gente come noi, e mi vergogno di farla passare liscia a certe compagnie petrolifere. Non è un accanimento, ma quando si è trattato di affrontare i problemi e influenzare le decisioni, le compagnie hanno proposto contratti d'appalto imbarazzanti. Noi gestori, di fatto, tassiamo per conto dello Stato: facciamo da sentinelle e ci lamentiamo quando i prezzi salgono troppo, tutelando sia i cittadini che lo Stato, perché garantiamo IVA e accise. Eppure, le compagnie petrolifere ci remano contro.

Anni di lotte rischiano di essere cancellati. Non invidio il ministro, che con i problemi dei balneari, dei tassisti e altri, non può conoscere a fondo tutte le dinamiche del nostro settore. Però, sentirci respinti in Cdm e veder presentato un decreto del genere è oltraggioso, una mancanza di rispetto verso una categoria, con un governo sotto l'influenza delle compagnie petrolifere.

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Cosa ne pensa della conversione della rete carburanti verso la mobilità elettrica?

È un'iniziativa estremamente positiva, che abbiamo proposto sin dall'inizio. Abbiamo lavorato per due anni con le principali associazioni di gestori, le compagnie petrolifere, l'Unem, Italiana Petroli e Assopetroli per la ristrutturazione e conversione degli impianti in hub elettrici. Siamo pienamente disponibili alla conversione, anche se temiamo possa diventare un boomerang. Sicuramente il futuro non sarà pienamente elettrico.

Nel frattempo, i cittadini sembrano disorientati. E in merito mi viene in mente una battuta: 'Un tempo, quando il prezzo della benzina aumentava, il cittadino era solito dire: 'vabbè, chi se ne frega, io sempre 20 euro metto'.