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Economia
Manovra, Cottarelli: "Lacrime e sangue? Servono 15 miliardi subito"

Giancarlo Giorgetti
 

Cottarelli: "All'Italia serve una nuova spending review"

“Per recuperare davvero dovremmo puntare al 2%, ma la crescita del Pil dell’1% è un obiettivo sensato”. A dichiararlo ad Affaritaliani.it è Carlo Cottarelli, Direttore dell'Osservatorio sui Conti Pubblici Italiani dell'Università Cattolica di Milano nonché ex Commissario alla revisione della spesa pubblica nel 2013.

L’esperto di finanza replica così alle parole del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, il quale, intervenendo in occasione dell'Assemblea annuale dell'Associazione bancaria italiana, ha dichiarato che tale obiettivo per il Pil è “ampiamente alla portata del governo”.

Non solo, il ministro si è anche pronunciato sull’indebitamento italiano. “Uscire da tale condizione non richiederà una manovra lacrime e sangue”. Infatti, tra debito (e deficit) monstre e il fiato sul collo dell’Ue attraverso la procedura d’infrazione, le grane finanziarie dell’Italia non sono poche. Ma Giorgetti cerca di rasserenare gli animi.

Professore, è d’accordo con le dichiarazioni di Giorgetti?  

Sì, in linea generale la crescita dell’1% del Pil è un target adeguato alle nostre condizioni, ma potrebbe essere ampiamente sostenuta da un nuovo taglio dei tassi della Bce (il quale dovrebbe arrivare entro settembre, ndr).

LEGGI ANCHE: Abi, Giorgetti: "Crescita 1% fattibile. No a una manovra lacrime e sangue"

Senza uno choc esterno, l’economia italiana dovrebbe essere tranquillamente in grado di raggiungere l’obiettivo. Certo che per recuperare il terreno perso negli ultimi anni, si dovrebbe puntare almeno al 2%.

Mentre per quello che riguarda la spada di Damocle della procedura d’infrazione?

Giorgetti ha detto che non servirà una manovra di ‘lacrime e sangue’ per uscire dalla morsa dell’Europa. Su questo ha ragione, la futura manovra nulla avrà a che vedere con quelle fatte dal 2010 al 2012. A oggi servono circa 15 miliardi di euro per uscire dalla lista dei Paesi con forte indebitamento.

Per far “saltar fuori” questi soldi, il governo sta vendendo le sue partecipate…

Un metodo sensato, non c’è molto altro da fare… Soprattutto con così poco tempo a disposizione. Il punto è che, però, in questo modo non si uscirebbe dalla procedura d’infrazione. Infatti, la cessione di asset finanziari come, appunto, le quote di aziende partecipate dallo Stato, non va a ridurre il deficit (ovvero ciò che ci chiede di mettere sotto controllo l’Ue), ma il debito. Nonostante ciò, queste cessioni sono inevitabili per mettere soldi nelle casse. 

Da dove si dovrebbe attingere, allora?

Per fare le cose fatte bene, è necessario fare una nuova spending review. Si tratta di andare a vedere voce per voce tutte le spese, pari a mille miliardi, e cercare di recuperare, appunto, 15 miliardi. Il governo sarà costretto a fare una cosa simile. Non esattamente una spending review, ma dovrà analizzare voce per voce e cercare di tagliare un po’ dove possibile.

Lei che cosa taglierebbe come prima voce di spesa?

Indubbiamente qualcuno dei tanti bonus che sono stati dati a pioggia

Ad esempio?

Impossibile sceglierne soltanto uno, l’elenco è talmente lungo…

L'Inps ha erogato nei primi due mesi del 2024 3,3 miliardi di euro per l'assegno unico e universale per i figli a carico...                          

Rispetto al 2019, abbiamo aumentato la spesa per i figli. Non aumenterei ulteriormente i fondi, ma non li abbasserei neanche. Credo, comunque, che non sia questo bonus ciò che aiuta la natalità oggi vittima di un’enorme crisi. Ciò che aiuta davvero sono asili nido e congedi per i genitori.

Mentre tagliare l’assegno di inclusione?

Credo che dopo lo stop al reddito di cittadinanza, questo tipo di bonus sia già stato tagliato abbastanza…

Mentre su che cosa punterebbe di più nella prossima legge finanziaria?

Pubblica istruzione, indubbiamente. Oltre a essere il ‘settore’ più importante per un Paese, è anche quello che ha sofferto di più negli ultimi anni.






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