Economia
Descalzi resta, Profumo in partenza: chi vince le elezioni gestirà le nomine
Se dovesse prevalere il centro-destra, probabile l’addio al ceo di Leonardo da sempre ritenuto “di sinistra”. E attenzione alla posizione di Scannapieco
Il futuro di Poste
Passiamo a Poste Italiane. Qui la posizione di Matteo Del Fante sembra decisamente più salda. Il manager sarebbe al terzo mandato, in caso di conferma. La capitalizzazione di borsa sotto la sua guida è aumentata di oltre il 30%, nonostante una flessione negli ultimi sei mesi. Non è un mistero che il manager avesse a un certo punto sentito le “sirene” che provenivano da Trieste come candidato della lista Caltagirone per il rinnovo dei vertici di Generali. Poi dalle parole non si passò mai ai fatti, come amministratore delegato venne indicato Luciano Cirinà e questa, come si suol dire, è un’altra storia. L’unico motivo per scegliere di rimuovere Del Fante è per il suo retaggio Pd, essendo stato nominato da Matteo Renzi, nel 2014, amministratore delegato di Terna e da Paolo Gentiloni, nel 2017, numero uno appunto di Poste. Ma il borsino, per ora, vira al bello.
Profumo si allontana da Leonardo
Infine la questione Leonardo. Qui il discorso si complica ulteriormente. Alessandro Profumo ha, da sempre, la fama di manager di sinistra. Un’etichetta da cui non si è mai liberato, specialmente dopo l’esperienza a Siena come presidente e la nomina a numero uno di Finmeccanica, poi divenuta Leonardo, nel 2017 dall’allora premier Paolo Gentiloni. Il futuro di Porfumo, dunque, sembra complesso, oltretutto se si pensa che c’è ancora il processo di appello per la vicenda Mps. Se dovesse venire assolto, allora potrebbe esserci qualche possibilità – seppur flebile – di una conferma. Altrimenti, le probabilità di vederlo ancora in Piazza Monte Grappa si ridurrebbero al lumicino. Tra l'altro, la possibile fusione con Fincantieri, in cui si è appena insediato Pierroberto Folgiero proveniente da Maire Tecnimont, potrebbe ora venire congelata. O no?
Cassa Depositi e Prestiti
Anche se non direttamente coinvolta dalla scadenza delle nomine, Cassa Depositi e Prestiti potrebbe subire qualche scossone. L’attuale amministratore delegato, Dario Scannapieco, è in carica da poco più di un anno e rappresenta la quintessenza del “draghismo”. Ma dalla Cassa passano moltissimi dossier fondamentali per il futuro del Paese, a partire dalla rete unica e dal futuro di Tim. Facile quindi pensare che il centro-destra possa voler decidere il proprio uomo in Via Goito, ribaltando l’attuale vertice. Da notare che il presidente di Cdp è Giovanni Gorno Tempini, che fu amministratore delegato dal 2010 al 2014, voluto dall’allora ministro dell’economia Giulio Tremonti e poi detronizzato da Matteo Renzi (che gli preferì Fabio Gallia) prima di tornare alla presidenza nel 2018 insieme a Fabrizio Palermo. Potrebbe profilarsi uno scenario in cui Gorno Tempini rimane in sella e Scannapieco viene rimosso? I rumor vicini al centro-destra dicono che questo è uno scenario decisamente possibile.