Economia

E’ Pietro Giuliani il re di Piazza Affari da inizio anno

Luca Spoldi

Tra i manager più apprezzati a giudicare dai guadagni dei titoli da inizio anno anche Luis Camilleri (Ferrari), Gian Maria Mossa (Banca Generali) e...

La riapertura delle ostilità commerciali tra Stati Uniti e Cina pesa sulle borse mondiali con Piazza Affari che lascia sul terreno in quella che è risultata la peggiore settimana da ottobre oltre il 4%. Eppure sul listino italiano alcuni titoli riescono a sorprendere ancora con rialzi a doppia cifra da inizio anno, grazie alla bravura dimostrata dal management nel generare ricavi e profitti nei primi tre mesi dell’anno e grazie alla generosità delle politiche di remunerazione degli azionisti.

 

Guardando solo ai guadagni in conto capitale è difficile trovare chi possa superare Pietro Giuliani, la cui Azimut Holding mostrava, alla chiusura di venerdì, un rialzo del 80,75% da inizio anno, dopo aver annunciato un utile netto record di 90,1 milioni nel primo trimestre del 2019, il secondo miglior risultato trimestrale di sempre, in crescita del 243% rispetto al risultato di un anno prima. Azimut, inoltre, il prossimo 21 maggio staccherà un dividendo di un euro per azione, equivalente al 5,82% di rendimento (contro il 3,5% offerto attualmente da un Btp a 30 anni e il 2,69% di rendimento del Btp a 10 anni).

 

Alle spalle della società di gestione di Giuliani si classifica la Ferrari guidata da Louis Camilleri, che il mercato ha premiato con un rialzo di oltre il 44% anche grazie a un trimestre che ha visto in crescita il numero di vetture consegnate (2.610, +22,7% su base annua), i ricavi netti (940 milioni, +13,1%) e l’utile netto (180 milioni, +22%). Il cavallino ha inoltre già staccato un dividendo di 1,03 euro per azione lo scorso 23 aprile, distribuendo così circa un 1% di rendimento ai suoi azionisti.

 

Sopra il 30% di guadagno da inizio anno anche Banca Generali e Leonardo: la rete di consulenti finanziari del gruppo Generali sotto la guida di Gian Maria Mossa è riuscita nei primi tre mesi dell’anno a veder crescere l’utile netto (66,6 milioni di euro) del 36% rispetto al dato del primo trimestre 2018 (49 milioni), battendo le attese di consenso del mercato (attorno ai 61 milioni). Nel caso della società guidata da Mossa il dividendo è di 1,25 euro ed equivale ad un 5,13% di rendimento.

 

Nel caso del gruppo guidato da Alessandro Profumo, invece, il guadagno del titolo in borsa da inizio anno è pari al 31,33%, mentre i primi tre mesi dell’anno si sono chiusi con ricavi in crescita a 2,725 miliardi (+11,2%) e ordini saliti ad un totale di 36,6 miliardi, pari a 3 anni assicurati di lavoro, di cui 2,5 miliardi siglati solo nel primo trimestre 2019 (un dato a sua volta in crescita, del 16,4%). L’utile netto per il gruppo guidato dall’ex numero uno di Unicredit prima e Mps poi è infine volato a 77 milioni, +54% rispetto allo stesso periodo di un anno fa. Il dividendo è stato confermato pari a 19 centesimi per azione (1,89% di rendimento) e sarà staccato il prossimo 20 maggio.

 

Immediatamente alle spalle di questo “poker d’assi” si è messo in luce un ulteriore quintetto di componenti dell’indice Ftse Mib di Borsa Italiana i cui risultati sono stati molto apprezzati dagli investitori: Amplifon (+29,99% da inizio anno), Poste Italiane (+29,16%), Diasorin (+29,05%), Buzzi Unicem (+28,34%) e Atlantia (+27,47%).

 

La società guidata da Enrico Vita che sviluppa e commercializza soluzioni uditive ha iniziato l’anno, per usare le parole dello stesso Vita, con “risultati eccellenti, caratterizzati da una solida crescita organica e da uno straordinario contributo da parte delle acquisizioni, in particolare di Gaes”. Nel dettaglio ciò ha significato veder crescere i ricavi consolidati del 25,4% annuo a 392 milioni e l’utile netto su base ricorrente a 20 milioni (+36,9%). Il dividendo per i soci di Amplifon quest’anno è pari a 14 centesimi per azione (in crescita rispetto agli 11 centesimi dello scorso anno), pari ad uno 0,77% circa di rendimento, e sarà staccato il 20 maggio prossimo.

 

Meno brillanti i numeri vantati dal gruppo guidato a Matteo Del Fante: Poste Italiane nei primi tre mesi dell’anno ha infatti visto calare l’utile netto del 9,5% a 439 milioni complice il calo delle plusvalenze del comparto finanziario a 261 milioni (furono 402 milioni un anno prima), anche se su base normalizzata, ha segnalato una nota del gruppo, l’utile appare in crescita del 5,3% a 231 milioni. Stesso andamento per i ricavi: in assoluto calano dell’1,5% a 2,842 miliardi risentendo del declino “strutturale” della corrispondenza in parte compensato dall’incremento (+15% a 86 milioni) dell’area pacchi, su base normalizzata crescono del 3,5% a 2,569 miliardi. Per il dividendo di 44,1 centesimi di euro c’è ancora tempo visto che sarà staccato solo il 24 giugno, comunque lo stesso appare in leggera crescita rispetto all’anno precedente (42 centesimi) ed equivale ad un rendimento del 4,9% rispetto alle attuali quotazioni.

 

Risultati in moderata crescita per il gruppo guidato da Carlo Rosa: Diasorin ha chiuso il primo trimestre con un fatturato di 170,8 milioni (+1,4% sullo stesso periodo del 2018) e un utile netto di 40,4 milioni (+5,4%). Il dividendo è pari a 0,9 euro per azione, equivale ad un rendimento di circa l’1% e sarà staccato il 20 maggio.

 

Decisamente più brillante sembrerebbe essere stato l’andamento di Buzzi Unicem: il gruppo del cemento che fa capo alla famiglia Buzzi (Enrico è presidente, Pietro e Michele i co-amministratori delegati, Veronica vice presidente non esecutivo) ha incrementato i ricavi nel periodo del 21,7% su base annua a 656 milioni, ma il raffronto con l’anno passato (caratterizzato da condizioni climatiche avverse) è parso al Cda poco significativo tanto che non è stato fornito il risultato netto, mentre è stata confermata l’attesa di una crescita tra il 5% e l’8% del Mol ricorrente dell’intero esercizio. Il dividendo sarà staccato il 22 maggio e sarà pari a 12,5 centesimi per azione ordinaria (dividend yield: 0,65% circa).

 

Infine la holding infrastrutturale della famiglia Benetton ha chiuso il primo trimestre con ricavi operativi per 2,591 miliardi, in crescita del 4% su base omogenea (ossia escludendo il contributo del gruppo Abertis, consolidato solo da fine ottobre 2018). In crescita del 15% è invece risultato l’utile netto, pari a 249 milioni, grazie alla sostanziale tenuta del traffico autostradale e aeroportuale, anche se i Benetton hanno preferito mettere le mani aventi ricordando che la controllata Aeroporti di Roma potrebbe subire contraccolpi dall’eventuale discontinuità delle operazioni di Alitalia e che su Autostrade per l’Italia pesa il rischio di effetti negativi legati alla tragedia del crollo del viadotto Morandi. In frenata il dividendo, passato dagli 1,22 euro del 2018 a 0,9 euro attuali (comunque pari ad un rendimento del 3,9%), con stacco cedola in calendario il 20 maggio.