Elio Catania: "Siamo solo agli inizi della trasformazione digitale del Paese".
Un gap durato quindici anni che alle imprese è costato caro in termini di crescita, di produttività e di occupazione.
Le imprese italiane stanno dimostrando di saper reagire ai messaggi chiari e ai provvedimenti che mirano allo sviluppo di Industria 4.0.Tutte le misure di iper e super ammortamento, incentivi ed altri vantaggi fiscali per la ricerca e lo sviluppo sono stati ben recepiti dagli imprenditori. Ma d alla fase della consapevolezza diffusa bisogna passare a quella della realizzazione di un progetto di integrazione digitale per ogni impresa. Lo sottolinea ad Affaritaliani.it il presidente di Confindustria Digitale, Elio Catania, a Napoli in occasione di un roadshow dell’organismo confindustriale su Industria 4.0.
A che punto è la trasformazione digitale del Paese? “Dopo aver accumulato un gap durato quindici anni, che alle imprese è costato caro in termini di crescita, di competitività, di produttività e di occupazione, oggi il Paese è in una fase di transizione positiva. Due anni fa il 15% degli imprenditori aveva la consapevolezza di questa trasformazione, oggi raggiungono il 70-80%. Il ministro Carlo Calenda ha saputo capire la valenza strategica delle nuove tecnologie nell’economia e ha messo il Digitale al centro della politica economica del governo. Ma siamo solo all’inizio”.
Quali sono le linee guida di questa trasformazione? “Sono stati diversi i programmi messi in campo: iper e super ammortamento, vantaggi fiscali per la ricerca e lo sviluppo. Si tratta di misure che hanno già prodotto i loro effetti. E all’inizio del 2018 sono state presentate le linee guida del nuovo Piano nazionale che da Industria è diventata Impresa 4.0. Le azioni puntano sul consolidamento degli investimenti in innovazione e il potenziamento degli investimenti in capitale umano. Il governo ha messo in campo delle risorse per la formazione a partire dalle scuole, con un incremento della specializzazione negli Istituti tecnici superiori, per arrivare poi alle imprese, dove oggi abbiamo bisogno di più tecnici, di specialisti in meccatronica, in scienza dei dati, in tutte queste nuove tecnologie. Possiamo affermare che finalmente abbiamo avuto un programma che ha dotato il Paese con tutti gli strumenti per guardare avanti”.
Come sta rispondendo il sistema imprenditoriale? “Il sistema delle imprese sta ridisegnando la propria organizzazione, i distretti, le filiere e i territori. Perché a differenza delle altre fasi di trasformazione tecnologica, oggi si parla di un modo diverso di gestire l’impresa, di rivedere la catena logistica, di connettere le macchine nelle linee di produzione, di integrare i clienti attraverso i social per capirne gli umori e le tendenze. Si tratta di rivoltare l’intera struttura operativa della società. In Italia abbiamo tantissimi casi di aziende di tutti i settori e tutte le dimensioni che hanno cavalcato la rivoluzione tecnologica di Internet e sono riuscite a crescere in termini di profitto e market share. Un’azienda su due ha recepito questa trasformazione. Molte altre aziende, soprattutto quelle medie e piccole, però non lo hanno capito e sono ancora al palo. Ora tocca a noi, imprenditori e manager, far capire che il digitale non è un’opzione, ma è l’unica maniera per poter sopravvivere in modo sostenibile e per poter competere. La politica lo ha capito, adesso i territori devono fare la loro parte con i Digital Innovation Hub ”.