Economia
Energia prezzi esplosi: colpa dei russi. Perché è una bufala e cosa c’è dietro
La crisi energetica tra propaganda e dati reali. Cosa sta accadendo e lo scenario disegnato dai nostri politici guidati dalle strategie dei Democratici USA
Energia, prezzi esplosi. La propaganda
L’onda della guerra che devasta l’Ucraina è la stessa che porta alle stelle le nostre bollette? Dipendiamo per circa il 40% del nostro fabbisogno dal gas di Mosca e quindi è tutta colpa di Putin e dei russi se le nostre bollette sono esplose. E’ questo che da settimane ripetono i vari capi di Stato della UE e i media mainstream a canali unificati: è la guerra che sta facendo esplodere l’equilibrio dei prezzi che avevamo prima con danni per i cittadini. In sostanza si imputa la crisi energetica e gli aumenti dei costi alla guerra in Ucraina e alla bellicosità russa. Ma basta leggere gli indici di mercato della Borsa Elettrica per scoprire che è una bufala. I prezzi sono aumentati in modo vertiginoso dal giugno-luglio 2021 con una crescita esponenziale da agosto 2021, ben lontani dai venti di guerra. La curva è chiara: da metà 2021 sale alle stelle fino a dicembre 2021, poi cala un po' e risale oggi con la guerra e le sanzioni alla Russia (guarda la tabella alla fine). In più sono proprio le misure occidentali, adottate dagli USA a guida dei Democratici per contrastare i russi, a fare alzare i costi europei.
Energia: per gli analisti a cosa è dovuto l’aumento dei prezzi
La crisi energetica è dovuta, spiegavano già nel 2021 molti siti americani di analisi di settore ma anche centri di ricerca sulle politiche pubbliche come il Brookings Institution, per un combinato disposto di tre fattori.
“La crisi ha tre elementi distinti”, scrivono gli studiosi del Brookings, “il COVID-19 e l’interruzione della catena di approvviggionamento, la maggiore interconnessione dei mercati del gas naturale e la volatilità dei prezzi dell'energia durante la transizione energetica dai combustibili fossili”
Se la guerra attuale ha esasperato la situazione è stata la pandemia a provocare un calo storico della domanda e dei prezzi dell’energia. Ora che stiamo uscendo dalla pandemia la ripresa ha fatto impennare il prezzo. Il mercato non è elastico e ha bisogno di tempo per adattarsi con gli speculatori che hanno gioco facile nel far lievitare i prezzi. Le politiche green dell’Unione Europea e degli USA hanno fatto il resto, togliendo pezzi di cuscinetti di contenimento, come ad esempio il carbone perché inquinante e il diesel (che si usa meno negli USA ma tantissimo in Europa), contribuendo agli aumenti. Va ricordato quanto l’ex presidente repubblicano Donald Trump si dicesse contrario alle strategie green così come le stiamo adottando.
“I mercati dell'energia sono naturalmente anelastici ai prezzi e quindi volatili”, spiegano quelli di Brookings a dicembre 2021, “tuttavia, la recente enfasi sull'ambiente e sull'accessibilità economica durante la prima parte della transizione energetica potrebbe aver portato a una minore attenzione alla sicurezza energetica.
Anche la nuova interconnessione dei mercati energetici tra combustibili e aree geografiche ha cambiato il modo in cui si diffondono le crisi. Misure come le riserve strategiche e la risposta alla domanda potrebbero richiedere maggiore attenzione, insieme a programmi per aiutare i consumatori a basso reddito, che sono sempre i più colpiti quando i prezzi dell'energia sono elevati. Diversificare l'approvvigionamento energetico con le rinnovabili aiuterà anche, poiché una volta costruite, queste fonti non sono soggette ai capricci dei mercati globali”.
Tradotto. I prezzi del gas naturale si sono impennati in Europa con l'aumento della domanda a livello globale, il tutto in concomitanza con il mancato arrivo delle materie prime che si erano fermate, come attività di estrazione/produzione, in relazione ai lockdown dei vari Paesi. Ora che stiamo ripartendo i prezzi vengono spinti in alto, vista la mancata regolazione dei mercati fatta dai Stati. Questo scenario è andato di pari passo con la crescita rapida dell’inflazione (aumento dei prezzi o anche riduzione del potere d’acquisto della moneta), spinta dalla riapertura delle attività economiche post pandemia, dal rincaro dei beni energetici e dal rapporto con la condizione precedente, la pandemia, in cui l’inflazione era molto bassa. In attesa delle rinnovabili, su cui non si è mai investito seriamente, siamo in braghe di tela.
Energia, la crisi del diesel
In più c’è il diesel (o gasolio), in riduzione di scorte da anni, viste le politiche green adottate che hanno fatto scegliere a molte case automobilistiche di dismetterlo, che ha ricevuto un colpo mortale con il quadro esistente, tra guerra e sanzioni alla Russia. Molta economia produttiva europea, agricoltura, pesca, estrazioni, trasporti, dipende dal gasolio. Il 50% del diesel importato è russo. Il carburante per motori diesel, in gran parte, va acquistato già raffinato perché le industrie europee non si sono adeguate all’attività. Il prezzo non può che salire, viste le sanzioni alla Russia e la ricerca di altre fonti di approvigionamento.
E c’è un problema immediato. Secondo i dati di Airp, l’Associazione italiana ricostruttori pneumatici, 96 camion italiani su 100 viaggiano con il diesel (il 96,3% per la precisione). Gli altri Paesi europei non sono in condizioni tanto dissimili. Quindi con un aumento sproporzionato dei costi del diesel rischiamo di fermare le merci che non arriveranno né sugli scaffali né altrove. Un evento disastroso sulle economie del continente che non ricadrebbe però su quella USA che utilizza di più la benzina. Dietro ci sono motivi storici legati alla crisi energetica degli anni ‘70 del secolo scorso e della scelta degli europei di usare più gasolio che benzina.
Energia: come i governanti rispondono all’aumento dei prezzi
In questo quadro cosa fanno i nostri governanti europei e i media mainstream? Ripetono la propaganda: è tutta colpa di Putin e della guerra se aumentano i prezzi, facendo eco alle strategie USA di Joe Biden e dei Democratici che si stanno dimostrando incapaci di regolare l’inflazione e contenere la crisi energetica ma capaci di far crescere una parte dell’economia nel solito vecchio modo, quello di investire negli armamenti USA. Il presidente Usa Joe Biden ha reso noto il budget per l'anno fiscale 2023: 5.800 miliardi di dollari, di cui 813 miliardi andranno in spese per la Difesa, con un aumento del 4% rispetto all'anno fiscale in corso.
I nostri governanti europei e italiani sanno benissimo che con le proprie scelte, le sanzioni, la ricerca di altre fonti, la mancata regolazione del mercato con un diverso rapporto con i fornitori di energia, oltre a non avere alcun impatto sulla guerra in Ucraina, ammazzano le economie europee e i popoli che abitano nel continente. Ma oramai la maggioranza dei politici sembrano servire solo il proprio interesse personale e non quello dei popoli che li hanno eletti. E adesso comandano gli USA a trazione Democratici, quindi meglio adeguarsi alle loro strategie.