Economia

Essilux, la palla passa all'arbitro. E ora Del Vecchio teme il concerto

Luca Spoldi

Del Vecchio vuole stoppare l’allargamento del Cda proposto dai francesi per evitare di perdere la partita per la nomina del prossimo amministratore delegato


EssilorLuxottica non sarà un altro caso Telecom Italia: per evitare il rischio che una guerra di logoramento tra soci francesi e italiani paralizzi il gruppo di occhialeria il Tribunale del Commercio di Parigi ha nominato il suo ex presidente, Frank Gentin, quale rappresentante ad hoc destinato a sedere nel board, accogliendo la richiesta di Essilor di nominare un profilo che fosse in grado di superare lo stallo creatosi a seguito del conflitto esploso tra Leonardo Del Vecchio, patron di Luxottica e presidente esecutivo di EssilorLuxottica, e il suo vice, Hubert Sagnieres, già numero uno di Essilor.

Uno scontro che come noto nasce dalle accuse reciproche di violazione delle intese dell’Accordo di Combinazione del 2017 e che si potrebbe riflettere sulla composizione del Cda, al momento composto da 16 consiglieri, otto per parte, con uguali poteri per Del Vecchio e Sagnieres. Per cercare di superare questa perfetta parità che rischia di trasformarsi in una paralisi erano giunte al Cda due diverse proposte di allargamento del board.

La prima, avanzata da Valoptec (l’associazione che riunisce i dipendenti e gli ex dipendenti azionisti di Essilor), sosteneva la candidatura del giornalista inglese Peter Montagnon, la seconda, avanzata da alcuni fondi, tra cui Fidelity e Phitrust, suggeriva due consiglieri indipendenti, Wendy Evrard (già membro del Cda di Mcsi) e Jesper Brandgaard (ex numero uno del colosso farmaceutico Novo Nordisk).

Nomi che Delfin non pare aver gradito come forse non gradirà quello di Gentin che tuttavia, secondo il quotidiano francese Les Echos (che ha citato documenti relativi all’atto) più che votare a favore di uno o dell’altro contendente dovrà a sua volta individuare e designare, entro il prossimo 2 maggio, “un arbitro per conto di EssilorLuxottica” nell’ambito del procedimento avviato da Delfin, la holding di Del Vecchio, presso la Camera di Commercio Internazionale.

Procedimento col quale Del Vecchio intende far accertare le violazioni compiute da Hubert Sagnieres (e di conseguenza da EssilorLuxottica su suo impulso), così da ottenere un’ingiunzione a rispettare tale accordo fino alla sua scadenza e riuscire a far passare la nomina di Francesco Milleri quale amministratore delegato di EssiLux. L’arbitro che sarà designato da Gentin avrà un ruolo da mediatore e cercherà di trovare un accordo tra Del Vecchio e Sagnieres, ma se nessuna delle due parti sarà disposta a fare un passo indietro deciderà autonomamente sulla vicenda.

Il problema è che un simile procedimento potrebbe durare fino a un paio d’anni, un tempo ancora una volta incompatibile con il funzionamento di una grande azienda come EssiLux. Così salvo nuovi clamorosi colpi di scena la sensazione è che ogni soluzione debba passare per l’organismo sovrano di ogni azienda, l’assemblea dei soci. Nella prossima, convocata per il 16 maggio prossimo, i soci decideranno se allargare o meno sino al massimo previsto dallo statuto (18 membri) il numero dei consiglieri d’amministrazione e chi potrà entrare nel board.

Del Vecchio parte da una posizione di forza avendo il 31% dei diritti di voto (il 32,5% del capitale) contro il 14%-15% dei soci francesi (con dipendenti e manager di Essilor che non superano il 4%). Ma visto che già nella precedente (e sinora unica) assemblea di EssiLux l’affluenza è stata elevata (era presente il 77,1% del capitale) e ancor più dovrebbe esserla quella del 16 maggio prossimo dopo i robusti acquisti di titoli notati in borsa, il patron di Luxottica non può dormire del tutto tranquillo e deve sperare che votino con lui non solo Giorgio Armani (che ha in mano un ulteriore 7% circa di Essilux) ma anche alcuni dei grandi fondi, così da salire almeno attorno al 40%-45% del capitale.

La partita è tuttavia delicata, perché per la legge francese se due o più soggetti concludono un accordo “finalizzato ad acquistare o vendere diritti di voto, esercitarli per attuare una determinata politica in relazione ad una società o per ottenerne il controllo” si è di fronte ad un’azione di concerto e questo potrebbe far scattare un’Opa obbligatoria.

Una richiesta che potrebbe essere avanzata, in caso di sconfitta in assemblea, dallo stesso Sagnieres. In questo caso, se la richiesta fosse accolta e Del Vecchio fosse poi tenuto ad avanzare un’offerta per il 68% di EssiLux che ancora non possiede, il conto potrebbe arrivare a 32 miliardi di euro. Decisamente troppo per non cercare di far prevalere la ragione e trovare un accordo il più possibile “amichevole”, a prescindere dall’esito dell’arbitrato.