Fca, con Marchionne decuplicata. La "galassia" batte Tesla e GM

di Andrea Deugeni
@andreadeugeni

Chi trova un Marchionne trova un tesoro, scherzano nel parterre del Nyse gli operatori nell'osservare la cavalcata del titolo Fca che da gennaio è stata di oltre il 72%. Rally che ha consentito alla galassia Fiat-Chrysler, assieme alle operazioni straordinarie di Cnh e Ferrari messe a segno dal manager italo-canadese, di superare nettamente in termini di capitalizzazione di mercato non solo le dirette concorrenti General Motors e Ford, ma anche Tesla, il gruppo californiano delle auto del futuro che fino a pochi mesi fa era in testa alla classifica della market-cap dell'industria delle quattroruote a stelle e strisce. 

Sergio Marchionne e Marco Tronchetti Provera

Non è difficile ritenere, quindi, che lo stesso pensiero lo facciano anche gli eredi della famiglia Agnelli, che attraverso la holding Exor, hanno pacchetti di controllo del gruppo che ruota attorno all'ex Cenerentola di Detroit: il 29,41% di Fca (con il 42,61% dei diritti di voto), il 22,91% di Ferrari (con il 32,75% dei diritti di voto) e il 26,92% di Cnh Industrial (con il 39,94% dei diritti di voto). Fiat non è più quella di un tempo e gli investitori ringraziano il riassetto compiuto dal manager dal pullover blu. 

Da marchio in crisi con debiti e perdite e con le banche italiane accorse al capezzale del Lingotto con il prestito convertendo, in un decennio la Fiat si è trasformata in un gruppo globale e con una redditività operativa che oggi vale il 6% dei ricavi. Detto in soldoni, la sola Fca è passata dalle perdite miliardarie a un utile operativo che nel 2017 varrà più di 7 miliardi di euro. Il debito netto industriale è in costante discesa e punta ad azzerarsi nel 2019.

 

Secondo alcuni calcoli effettuati da Bloomberg, il valore combinato di Fiat Chrysler Automobiles, di Ferrari e dei trattori Cnh, le tre società quotate che hanno raccolto l'eredità della vecchia Fiat, è salito del 70% quest'anno a 63,7 miliardi di dollari, ovvero 10 volte tanto rispetto al 2004, quando Marchionne ha avviato la riorganizzazione. Valore che sopravanza nettamente i 59,134 di market-cap di GM con cui Marchionne vuole convolare a nozze, i 56,903 miliardi di Tesla che non ha ancora chiuso un esercizio in utile da quando è stata creata (ma a Wall Street si scommette sul valore futuro del business delle auto elettriche) e straccia nettamente i 10,259 miliardi di Ford.

La sola Fca, che quest'estate grazie alle indiscrezioni di un interesse proveniente dalla Cina e ai prossimi scorpori di Magneti Marelli e di Comau è stata oggetto di una pioggia di revisione dei target price (di oltre il 40% a 16,72 euro) da parte delle banche d'affari, vale ora quasi 23 miliardi di dollari.

 

Sulla spinta dei rumors su velleità a stelle e strisce anche dei coreani di Hyundai, la scorsa settimana il titolo Fca, che oggi viaggia in territorio leggermente negativo intorno ai 14,85 euro, ha sfondato la quota dei 15 euro, che corrisponde al record storico. Solo nel luglio del 2016 Fca stazionava a 5 euro.

Visto che le grandi manovre di Marchionne, che rimarrà in sella a Fca fino al 2019, non sono finite (bolle in pentola anche lo spin-off del polo del lusso Alfa Romeo-Maserati e all'orizzonte la fusione con un altro colosso delle quattroruote) c'è da scommettere che la corsa del titolo non sia finita.