Economia
Fca, il prestito agita la maggioranza. M5S e LeU contro la linea di Conte
Il prestito a Fca agita la maggioranza. L'azienda ha avviato la procedura, cosi' come previsto dal Dl Liquidita', per chiedere una linea di credito per tre anni a Intesa Sanpaolo, con la garanzia della Sace, quindi dello Stato, fino a 6,3 miliardi ossia il 25% del suo fatturato. E promette che con tali risorse punta essenzialmente a rilanciare l'automotive italiano, messo a dura prova dall'emergenza sanitaria ed economica da coronavirus. Quella della garanzia è un'agevolazione prevista dal Decreto Liquidità: le aziende colpite dal coronavirus, e che hanno riscontrato perdite al punto che non hanno distribuito il dividendo (cosa che ha annunciato Fca la scorsa settimana), possono accedere al Fondo Garanzia a patto che rispettino i livelli occupazionali.
Prestito a Fca, Conte: "Produce in Italia"
E' proprio sul tasto dell'occupazione che il premier Conte ha battuto ricordando che Fca e le sue societa' che operano in Italia "sono fabbriche italiane, lavoro italiano, producono in Italia e occupano tantissimi lavoratori". Altro discorso e' quello della sede legale, una nota stonata che il Governo punta a riaccordare. In generale, ha aggiunto, "il problema e' all'ordine del giorno e lo affronteremo nel decreto semplificazioni. C'e' un problema di competizione tra ordinamenti. Il problema non e' se Fca... Non dobbiamo porci il problema di chi sta in altri Paesi e come. Noi dobbiamo rendere piu' attraente il nostro ordinamento giuridico".
I due emendamenti di M5S e LeU
Ma è proprio questo l'aspetto che sta agitando le acque del governo. Se il Presidente del consiglio si è espresso favorevolmente all accordo Banca Intesa- FCA con prestito garantito SACE, sul decreto liquidità sono stati presentati due emendamenti di maggioranza (1.92 a nome di Fassina -Leu- e 1.3 a nome di Berti -M5s-) che non permetterebbero a FCA l’operazione poiché vengono escluse anche le società con sede legale all’estero.
Fca: Fassina (Leu), no garanzie senza residenza fiscale Italia
"Condizioniamo l'aiuto dello Stato per imprese alla residenza giuridica e fiscale in Italia, a cancellare i dividendi non per un anno, ma fino a quando le garanzie dello Stato per essi immobilizzate non vengono liberate; infine, a limitare, fino alla liberazione delle garanzie pubbliche, la remunerazione complessiva annuale del management a 20 volte la retribuzione annua degli operai. Sono alcuni degli emendamenti di LeU. Non e' populismo. E' la nostra Costituzione". Ha scritto ieri Stefano Fassina su 'ilfattoquotidiano.it', in un post dal titolo 'FCA e il gatto di Trilussa'. "1 miliardo di euro per Agnelli, Elkan e soci comodamente residenti in paradisi fiscali. 1 miliardo di euro per milioni di famiglie in guerra contro la poverta' in Italia. 1 miliardo di euro e', piu' o meno, la garanzia dello Stato assorbita da FCA per ricevere 6,3 miliardi di prestiti da Banca Intesa. 1 miliardo di euro, anzi un po' meno, e' quanto assegnato al Reddito di Emergenza (Rem) per almeno tre milioni di persone. Tutte le imprese vanno aiutate, anche le multinazionali. Ma senza aggravare un'ingiustizia sociale gia' insostenibile", ha concluso il deputato Leu.
Ricostruendo passo passo la vicenda, l'altro ieri si sono levate le indiscrezioni di stampa sulle intenzioni di Fca: sono bastate ad accendere il dibattito politico, in quanto la casa automobilistica ha sede legale in Olanda, e quindi implicitamente e' come se non avesse obblighi con l'Erario italiano. In realta', il trasferimento di sede e' un diritto riconosciuto dal Trattato istitutivo della Comunita' europea che introduce appunto per le societa' la possibilita' di trasferire la sede sociale in uno Stato differente da quello di origine, "al fine di esercitarvi un'attivita' economica avente carattere di continuita' e stabilita'". Nel 2014 la Fca trasferisce la sua sede legale ad Amsterdam e fiscale a Londra , (nel Regno Unito l'imposta sui redditi e' al 20%, contro il 24% italiano) anche se ha continuato a pagare le imposte in Italia.
Il prestito a Fca agita il Pd
Ieri sera, pero', la miccia e' stata innescata da un tweet del vicesegretario del Pd Andrea Orlando: "Senza imbarcarci in discussioni su che cosa e' un paradiso fiscale credo si possa dire con chiarezza una cosa: un'impresa che che chiede ingenti finanziamenti allo Stato italiano riporta la sede in Italia. Attendo strali contro la sovietizzazione e dotti sermoni sul libero mercato". Ha soffiato sul fuoco anche Carlo Calenda. "Ovviamente la sede legale e fiscale torna a Torino. Perche' altrimenti andremo sul surreale", mentre a spezzare una lancia in favore del Lingotto e' intervenuto il mondo accademico. Ad esempio, l'economista Marcello Messori ha fatto notare che "non c'e' nulla di male che un'impresa chieda un finanziamento con la garanzia dello Stato, l'importante e' che non riduca la sua attivita' e che venga valutata la portata dell'investimento rispetto alla sua capacita' produttiva nel Paese" mentre Luca Paolazzi domanda: "Ma perche' dobbiamo farci del male? Fca puo' essere antipatica o simpatica ma e' indubbio che sia l'unica realta' automobilistica grande in Italia" e, come tale, va salvaguardata.
I sindacati sono piu' preoccupati del futuro dei lavoratori piuttosto che interessati al dibattito sulla sede legale di Fca: nel corso di una conference call con l'azienda, nella quale appunto ha ribadito l'apertura della procedura per ottenere il prestito, la Fiom ha definito "urgente" che il Governo convochi i tavoli sui settori strategici con i sindacati e le imprese, a partire dall'automotive, "per mettere insieme le iniziative utili e gli investimenti necessari a innovare nella direzione della sicurezza, della eco compatibilita' e dell'occupazione". Il tema del rilancio dell'automotive in Italia e del ruolo di Fca in questo processo, dopo lo 'tsunami' coronavirus, e' quindi tornato alla ribalta.
Automotive Italia, il comparto che Fca vuole "salvare"
L'automotive in Italia e' da sempre un settore trainante per la nostra economia. E non soltanto per l'export, che pur rappresenta il 65% delle auto prodotte, bensi' anche per i consumi interni: secondo una recente indagine, il 97% degli automobilisti italiani sostiene che avere un proprio mezzo rappresenta una necessita', per il 92% liberta'. Altri numeri ci dicono che il 93% delle famiglie italiane possiede almeno un veicolo a motore. Per rilanciare il settore Fca ha confermato di aver richiesto un prestito garantito dallo Stato per 6,3 miliardi di euro, che verranno destinati appunto solo all'automotive italiano.
PERCHE' FCA VUOLE INVESTIRE NELL'AUTOMOTIVE ITALIANO L'azienda ricorda che rappresenta "uno dei punti di forza, riconosciuto a livello mondiale, del Paese, oltre a essere uno dei maggiori bacini di know-how specializzato a livello industriale e commerciale in Europa". Questo comparto inoltre "determina i maggiori investimenti in ricerca e innovazione del Paese, base fondamentale per garantire la futura competitivita' economica in un epoca caratterizzata da rapidi cambiamenti tecnologici".
I NUMERI. Da solo l'Automotive italiano equivale a circa il 6,2% del Pil, e il fatturato delle attivita' produttive vale 93 miliardi di euro, che corrisponde al 10,5% del fatturato dell'industria manifatturiera. Il 46% delle imprese fattura meno di 10 milioni di euro, il 35% tra i 10 e i 50 milioni di euro. Il settore impiega oltre 250mila persone ossia circa il 7% dell'intero settore manifatturiero. Il 53% delle aziende ha meno di cinquanta addetti, il 34% delle aziende ha tra i 50 e i 250 addetti. Gli investimenti del settore valgono il 14% di quelli dell'industria manifatturiera, mentre quelli in R&S ammontano a 1,7 miliardi di euro (13% della spesa in R&S nazionale). LA "TEMPESTA PERFETTA" Il comparto, dopo una lieve ripresa tra il 2014 e il 2017, gia' soffriva del rallentamento dell'industria globale, dovuto ad un declino strutturale della domanda di autovetture soprattutto in Europa. Ma ora dopo lo shock dovuto ai lockdown necessari per la pandemia da coronavirus, su questo settore rischia di abbattersi quello che gli analisti hanno definito una "tempesta perfetta".
- DATI AGGHIACCIANTI, COLPA DEL COVID-19 Gli ultimi dati relativi a marzo ci parlano di un crollo della produzione industriale del settore auotmotive del 64,6% rispetto a febbraio. Nel trimestre gennaio-marzo 2020, rispetto al precedente trimestre ottobre-dicembre 2019, e' in calo del 17,8%. A marzo 2020, la fabbricazione di autoveicoli vede diminuire il proprio indice del 75,2% rispetto al precedente mese di febbraio 2020, quello della fabbricazione di carrozzerie per autoveicoli, rimorchi e semirimorchi diminuisce del 60,3% e quello della fabbricazione di parti e accessori per autoveicoli e loro motori e' in flessione del 53,8%. Nel trimestre gennaio-marzo 2020, rispetto al precedente trimestre ottobre-dicembre 2019, la fabbricazione di autoveicoli vede calare il proprio indice del 21,2%, quello della fabbricazione di carrozzerie per autoveicoli, rimorchi e semirimorchi si riduce del 22,3% e quello della fabbricazione di parti e accessori per autoveicoli e loro motori e' in calo del 15%. Su base annua, l'indice della produzione industriale del settore Automotive, corretto per gli effetti del calendario, registra un calo tendenziale del 55,8% a marzo 2020 e del 21,6% nei primi tre mesi del 2020.