Economia

Fed, prezzi e inflazione: tagli dei tassi in bilico nel 2024

di George Brown*

Inflazione ancora alta, la Fed avvierà il ciclo di riduzione dei tassi a settembre, e non a giugno: i tagli saranno solo due nel 2024

Fed, i dati sull’inflazione mettono in discussione i tagli dei tassi nel 2024

 

Nonostante la debolezza registrata nella prima parte dell’anno, continuiamo ad aspettarci una crescita del 2,7% per l'economia statunitense nel 2024. Il rallentamento della crescita dal 3,4% all'1,6% nel primo trimestre è dovuto a un freno di 1,3 punti percentuali dovuto alle scorte e alle esportazioni nette. I consumi delle famiglie sono rimasti solidi e hanno chiuso il primo trimestre in positivo, il che dovrebbe gettare le basi per una forte espansione nel secondo trimestre, più che compensando la debolezza della spesa pubblica. Inoltre, la domanda interna dovrebbe rimanere solida grazie alla combinazione di un consistente aumento dei nuovi posti di lavoro, di una crescita positiva dei salari reali e di una crescente fiducia dei consumatori. Inoltre, le industrie orientate all’export dovrebbero beneficiare della ripresa del ciclo globale dei beni, anche se è probabile che gli investimenti rimangano contenuti in attesa di chiarezza sul fronte delle elezioni. Per quanto riguarda il 2025, abbiamo alzato le nostre stime di crescita dall'1,9% al 2,1%.

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Sono invece meno positive le notizie sul fronte dei prezzi, con l’inflazione IPC che ha sorpreso al rialzo nel primo trimestre. La causa principale sono state le anomalie riscontrate nella categoria delle abitazioni (shelter) e la continua ascesa dei premi assicurativi per le auto. Tuttavia, questa sembra essere una deviazione piuttosto che un allontanamento dal trend disinflazionistico. In effetti, ad aprile abbiamo assistito a un modesto ma ampio allentamento, anche se il perdurare delle tensioni sul mercato del lavoro fa sì che l'IPC potrebbe risultare più rigido o addirittura riaccelerare.

Le condizioni del mercato del lavoro continuano ad essere più equilibrate: il rapporto tra posti di lavoro vacanti e disoccupati, pur rimanendo elevato (1,3), è in calo rispetto all'1,7 di un anno fa. Inoltre, sebbene la crescita dei salari si stia dimostrando vischiosa, le pressioni salariali dovrebbero attenuarsi in presenza di una minor numero di lavoratori che si licenziano, come indica il tasso di abbandono del posto di lavoro, sceso al 2,1%.

Su questa base, ci aspettiamo che l'inflazione torni gradualmente a un ritmo coerente con il target. Tuttavia, i dati solidi osservati nel primo trimestre ci hanno indotto a prevedere una certa vischiosità residua sia per i servizi nel settore residenziale, sia per quelli “supercore”. Abbiamo rivisto al rialzo le nostre stime sull'IPC per il 2024, dal 2,7% al 3,1%, mentre abbiamo lasciato sostanzialmente invariate quelle per il 2025, al 2,2% rispetto al precedente 2,1%. Tuttavia, dato che i rischi per l'inflazione rimangono fortemente inclinati verso l'alto, è difficile dire se quest’anno vedremo dei tagli dei tassi da parte della Fed. Qualsiasi allentamento sarà subordinato alla prova definitiva che l'inflazione stia convergendo verso l'obiettivo. Ciò non solo richiederà un rallentamento dell'inflazione sequenziale, ma dipenderà anche da un miglior bilanciamento delle condizioni del mercato del lavoro.

Il nostro scenario di base prevede che i progressi su entrambi i fronti siano sufficienti a dare ai policymaker la fiducia necessaria per tagliare i tassi. Ci aspettiamo che la Fed avvierà il ciclo di riduzione dei tassi a settembre, e non a giugno, e quindi che i tagli saranno solo due nel 2024. Per il 2025 invece continuiamo a prevedere un solo taglio, sulla base della nostra aspettativa che l'inflazione a quel punto avrà raggiunto il target e che l'economia sarà in piena occupazione. C’è comunque il rischio che i tagli siano più tardivi e meno numerosi, o che non ce ne siano affatto.


*Senior US Economist, Schroders