Economia
Poletti: "Pensioni devastate dal precariato"
I contratti precari hanno avuto un "tremendo effetto dal punto di vista previdenziale, perché contratti precari e carriere interrotte producono un problema serio" per le pensioni future. “Questi lavoratori, quando si troveranno in quella condizione, verificheranno quanto danno è stato fatto”. A dirlo è il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, intervenuto con un video messaggio al Festival del lavoro, organizzato a Palermo dal Consiglio nazionale dei consulenti del lavoro.
"Credo che il disastro realizzato in questi ultimi 20 anni sia quello della precarizzazione, che non è stata scelta sapientemente, ma è derivante da una serie di comportamenti e di omissioni", ha detto Poletti. A suo avviso era necessario “produrre nel nostro Paese elementi di flessibilità ed è stato bene che nell'arco del tempo si siano introdotte tipologie contrattuali e si siano flessibilizzati i rapporti di lavoro, ma il guaio è stato combinare questo dato con un dato di costo e di regole che hanno reso questi contratti più flessibili e meno costosi". Le scelte del governo "Se si comparano contratti rigidi e costi alti con contratti flessibili e costi più bassi – ha proseguito - non è difficile spiegare perché l'85% degli avviamenti al lavoro nel 2014 sono stati con contratti flessibili o precari, proprio per il vantaggio dell'utilizzazione di queste tipologie contrattuali".
"La nostra scelta – ha sostenuto Poletti - è stata quella di cambiare radicalmente questo impianto e lavorare per produrre le condizioni per cui il contratto a tempo indeterminato torni ad essere il modo normale di assunzione nel nostro Paese. Lo abbiamo fatto affrontando una discussione difficile nel merito della riforma del contratto, intervenendo sulla struttura del contratto e della sua regolamentazione, lo abbiamo fatto sul piano economico con la legge di stabilità attraverso la decontribuzione e togliendo dalla base imponibile per l'Irap il costo del lavoro dei contratti a tempo indeterminato". "I numeri ci stanno dicendo che abbiamo ragione" Poletti sostiene quindi le scelte del governo.
"I numeri ci stanno dicendo che abbiamo ragione, perché da 4 mesi i contratti a tempo indeterminato aumentano e quindi c'è un passaggio da forme più precarie a forme più stabili e credo che questo sarà il segno di quest'anno. Mi auguro e sono sicuro che accadrà che un numero rilevante di contratti a tempo determinato, di collaborazione o altre tipologie passeranno a tempo indeterminato producendo un miglioramento delle condizioni dei lavoratori".
Ma c'è luce in fondo al tunnel anche se, prosegue Poletti, occorre "ricostruire la base produttiva e l’efficienza dell’impresa e spingere perché la comunità recuperi fiducia sono gli obiettivi del Ministero. Oggi l’Italia continua ad essere i 2° Paese manifatturiero europeo e su questo settore c’è spazio per crescere e sviluppare nuove iniziative, così come nel settore della salute, del benessere delle persone, dell’ambiente, della cultura, dell’economia verde".