Fincantieri-Stx, il 51% all'Italia. Berta (Bocconi): perchè promuovo Gentiloni
Un accordo-compromesso che consente sia a Macron sia a Gentiloni di salvare la faccia e di fronteggiare la concorrenza dei cinesi con un campione continentale
di Andrea Deugeni
@andreadeugeni
"La Francia si è convinta che per competere su scala mondiale deve abbandonare la logica dei campioni nazionali, logica che le è tanto cara ma che, come abbiamo visto con l'acciaio e i treni (accordo fra Siemens e Alstom, ndr), in un mondo minacciato dalla concorrenza cinese, non è più utile: serve quella dei campioni continentali". Commenta così con Affaritaliani.it lo storico dell'economia Giuseppe Berta (nella foto sotto) l'accordo fra Parigi e Roma sullo spinoso dossier Fincantieri-Stx France, intesa raggiunta dopo una fitta trattativa e che prevede un'equa ripartizione del capitale sociale fra Italia e Francia, ma che al colosso della cantieristica tricolore vada il 51% dei diritti di voto con il prestito di 12 anni dell'1% del capitale da parte dei francesi. Con la possibilità per i francesi di riprendersi la mini-quota prestata nel caso in cui non vengano rispettati gli impegni nella gestione del nuovo polo. Dal punto di vista delle quote azionarie in possesso dei singoli soggetti, l'accordo per Fincantieri è migliore di quello di aprile che vedeva il gruppo guidato da Giuseppe Bono sotto il 50%.
Giuseppe Berta
Ciò che salva gli italiani da una nuova beffa (che ricordava a qualcuno quella che Enel subì Oltralpe in passato con Suez) dopo che il presidente transalpino Emmanuel Macron, appena insediato all'Eliseo, aveva stracciato gli accordi di aprile fra il predecessore Francois Hollande e la Fincantieri annunciando la nazionalizzazione dei cantieri di Saint-Nazaire, è quel restito dell'1% agli italiani per un periodo di 12 anni (a condizione di confrontarsi sul governo dell'azienda), quota che al termine dei 12 anni andrà agli italiani.
Mentre ora, formalmente, il capitale rimane equamente diviso fra le due parti (allo Stato francese andrà il 34,34%, quota da cui arriverà il prestito dell'1% agli italiani), con un coinvolgimento del gruppo pubblico militare d'Oltralpe Naval Group (con il 10%) delle imprese dell'indotto della Loira (con il 3,66%) e dei lavoratori dei cantieri (con il 2%). Ripartizione che era alla base della prima mediazione proposta dal ministro dell'Economia francese Bruno Le Maire ai ministri italiani Pier Carlo Padoan e Carlo Calenda. Compromesso che a giugno i due esponenti del nostro governo avevano immediatamente rispedito al mittente.
L'escamotage, secondo alcune fonti che hanno seguito da vicino la formalizzazione dell'accordo, è stato trovato da Macron che ha potuto mettere a frutto nelle trattative il suo passato da banchiere d'affari alla Rothschild. Il pacchetto in prestito, ha rivelato stamane il quotidiano francese Le Monde, "prevede appuntamenti regolari tra francesi e italiani nel corso dei 12 anni. Ogni volta, i due partner esamineranno lo stato di salute dell'azienda comune nonché il rispetto degli impegni assunti da entrambe le parti. Se le promesse non saranno mantenute, la Francia potrà recuperare il prezioso 1% e ritirare a Fincantieri il suo ruolo predominante".
Il gruppo controllato in maggioranza dallo Stato italiano otterrà infatti il controllo operativo della società francese: Fincantieri potrà nominare presidente e amministratore delegato del nuovo polo europeo della cantieristica civile. L'Airbus del mari, come l'aveva definito l'amministratore delegato della Fincantieri Bono.
La Francia avrà lo stesso numero di consiglieri nel board ma il presidente avrà in mano un voto doppio, decisivo dunque in caso di parità grazie al meccanismo del casting vote.
La Fincantieri, però, se costretta dai francesi a restituire l'1% in prestito, avrà il diritto di trasferire alla Francia anche il suo 50%, con grave aggravio per le casse transalpine che hanno un vincolo di bilancio. Fattore che, secondo qualche analista, rende sconveniente l'opzione.
"E' un accordo estremamente positivo che dimostra come in Europa, ora i Paesi si facciano guidare da logiche di compromesso, un passo in avanti rispetto al passato e che consente, da una parte, al presidente Macron di salvare la faccia nei confronti dell'opinione pubblica francese su un dossier molto sentito Oltralpe e al premier Gentiloni di salvare le prerogative Fincantieri", spiega Berta.
"In più - aggiunge l'economista della Bocconi - Palazzo Chigi pone le basi per coinvolgere anche la Leonardo di Alessandro Profumo nello sviluppo futuro del polo della cantieristica militare". Sbloccata la vicenda Stx, ora parte infatti la costruzione di un campione mondiale nel settore navale, non solo civile, ma anche militare, con il ruolo attivo, oltre che di Fincantieri ed Stx France, anche dei gruppi della difesa Thales, azionista di Naval Group, e Leonardo. A Piazza Affari, il titolo del gruppo guidato da Bono, gettonato in mattinata, ha perso la fine seduta lo 0,36% a 1,097 euro.