Economia
Addio al sogno della First Cisl: la Camera boccia i lavoratori nei cda delle banche
Un vero e proprio scippo ai danni del sindacato dei bancari della Cisl
Addio al sogno della First Cisl: la Camera boccia i lavoratori nei cda delle banche
La proposta di legge di iniziativa popolare della Cisl sulla “partecipazione dei lavoratori al capitale, alla gestione e ai risultati dell’impresa” sta affrontando le ultime limature nelle commissioni Lavoro e Finanze della Camera. L’obiettivo sembra essere quello di concentrarsi su un’applicazione più mirata della norma, escludendo alcuni settori particolarmente complessi e ridefinendo i confini della sua portata.
Tra le modifiche in discussione, si sta valutando di escludere le società partecipate dall’applicazione della disciplina, una scelta che riflette l’esigenza di garantire maggiore flessibilità nella gestione di queste realtà. Inoltre, alcuni emendamenti parlamentari propongono di sopprimere interamente articoli specifici. In particolare, l’articolo 15, che prevedeva la consultazione preventiva e obbligatoria per istituti di credito, banche e imprese erogatrici di servizi pubblici essenziali, potrebbe essere rimosso dal testo.
Una scelta che appare coerente con la necessità di tenere conto delle peculiarità di settori strategici e regolamentati. Anche gli articoli 8 e 9, che consentivano ai lavoratori dipendenti e ai piccoli azionisti di stipulare accordi fiduciari per la gestione collettiva dei diritti derivanti dalla partecipazione finanziaria, potrebbero essere stralciati. Questo orientamento è frutto della volontà di evitare complessità operative e sovrapposizioni regolamentari.
Arriviamo al capitolo più intrigante: l’esclusione delle banche dalla norma che prevede la presenza obbligatoria dei dipendenti nei consigli di amministrazione. Una delle misure di maggiore attualità, se si tiene conto delle partite in corso sul cosiddetto scacchiere del risiko bancario, con Unicredit che ha lanciato l’assalto al Banco Bpm, il governo che cerca di completare la complessa uscita dal capitale del Monte dei Paschi di Siena e grandi player stranieri già presenti in Italia, come Bnp Paribas e Credit Agricole, pronti ad allargare il business nei nostri confini.
Sta di fatto che il no di Montecitorio ai dipendenti delle banche nei cda è un vero e proprio scippo ai danni del sindacato dei bancari della Cisl, la First, guidato dal segretario generale Riccardo Colombani. Il povero Colombani ci prova da anni a portare i lavoratori “nelle stanze che contano”, ma ogni volta va a sbattere contro il muro di gomma dell’Abi e dei grandi gruppi bancari. Gente astuta, i banchieri: nel contratto nazionale dei bancari del novembre 2023 hanno infilato un bel manifesto di buone intenzioni sulla partecipazione, tanto per calmare gli animi.
Parole vuote e zuccherose, come quelle che si scrivono per riempire qualche pagina in più. Nel contratto si legge che “la partecipazione contribuisce alla produttività del lavoro, al miglioramento dell’ambiente lavorativo, allo sviluppo sociale delle persone”. Bella, vero? Ma poi si specifica che queste forme di partecipazione saranno “valutate congiuntamente”, magari “in via sperimentale”. Tradotto: non ci crede nessuno, ma facciamo finta che sia un grande passo avanti. E i consigli di amministrazione? Ovviamente neanche l’ombra. Come se i banchieri fossero disposti a mollare il timone ai lavoratori. Figuriamoci!