Flat tax: cos'è e come funziona la "tassa piatta" - Affaritaliani.it

Economia

Flat tax: cos'è e come funziona la "tassa piatta"

Che cos'è la flat tax? E come funziona? Scopri tutti i dettagli sulla flat tax nel nostro approfondimento

Flat Tax, cos'è



Con la vittoria delle elezioni da parte del Centrodestra torna d'attualità la flat tax. Ma che cos'è esattamente?

La flat tax, “tassazione piatta”, si contrappone al sistema storico del criterio proporzionale di tassazione. In questi ultimi anni sta riscuotendo molto interesse da parte degli operatori economici, oltre per la sua possibile convenienza economica, anche perché è spesso accompagnata da misure di esonero, totale o parziale, degli adempimenti di carattere tributario, per cui la combinazione dei due fattori genera un appeal che non solo ne ha favorito l’apprezzamento, ma che anzi ha generato una domanda di espansione della platea dei possibili destinatari.

Alla convenienza del regime si accompagnano tuttavia una serie di controindicazioni. La prima fra tutte la è la sua compatibilità col sistema di tassazione proporzionale previsto dalla nostra Costituzione. Ma subito dopo viene anche la possibile interferenza con le regole della leale concorrenza tra operatori economici.

Il principio cardine della flat tax è che essa non viene calcolata sul reddito imponibile in maniera progressiva, come avviene ordinariamente, ma in maniera fissa. Il sistema ordinario della tassazione, ispirato all’articolo 53 della Costituzione, prevede che “Il sistema tributario è informato a criteri di progressività”. La normativa tributaria ha declinato questo principio con la previsione che il reddito sia soggetto alla imposizione diretta (Irpef) secondo il seguente schema:

Quindi, se il reddito di un contribuente fosse di 30.000 euro, la tassazione ordinaria sarebbe determinata sui singoli scaglioni di imponibile:

Il sistema di tassazione proporzionale - si legge su www.agendadigitale.eu - rappresenta un timido riconoscimento che ciascun essere umano, prima di pagar le tasse, dovrebbe poter soddisfare i suoi bisogni primari; agli scaglioni corrispondenti alle fasce di reddito di basse corrispondono infatti aliquote più basse proprio per lasciare maggiore disponibilità di danaro ai possessori di redditi inferiori. La “timidezza” risiede nel fatto che una vera politica sociale dovrebbe considerare che la produzione di quella parte del reddito, verosimilmente necessaria al soddisfacimento dei bisogni primari, dovrebbe essere interamente esonerata dalla tassazione. Ciò avviene, solo parzialmente, ed in maniera discriminata tra le varie categorie di reddito, con la previsione delle detrazioni d’imposta: per titolare di reddito di lavoro dipendente/pensione la no tax area è tra gli 8.000 euro e gli 8.500 euro mensili, mentre per un titolare di reddito d’impresa/lavoro autonomo è di circa 5.500 euro, in ogni caso è evidente rendiamo conto di come queste franchigie siano assolutamente insufficienti.


Flat Tax, come funziona

Con la flat tax il sistema di calcolo dell’imposta è molto più semplice, in quanto al reddito imponibile si applica una aliquota unica, attualmente il 15% e l’imposta viene definita “sostitutiva” delle imposte sui redditi, delle addizionali regionali e comunali e dell’IRAP. La applicazione della flat tax spesso si accompagna da un sistema di determinazione del reddito di tipo forfettario, grazie al quale la determinazione del reddito imponibile – invece che come differenza tra ricavi e costi effettivi relativi all’esercizio dell’impresa, arte o professione – viene determinato applicando ai ricavi (o compensi) un “coefficiente di redditività” variabile in funzione dell’attività svolta, e i costi e le spese effettivamente sostenuti non sono ammessi in deduzione.

Questo sistema comporta che il reddito assoggettato a tassazione non sia quello effettivamente conseguito, ma quello convenzionalmente determinato. Se per esempio il coefficiente di redditività fosse il 40% (ossia che i costi forfettariamente deducibili siano il 60%), e se i ricavi / compensi fossero pari a 30.000 euro e i costi effettivi a 20.000 euro, si avrebbe la seguente situazione comparata: Quindi la opzione per il regime forfettario, a cui si accompagna per previsione di legge l’applicazione della flat tax, è tanto più conveniente quanto i costi effettivi siano inferiori rispetto a quelli deducibili forfettariamente.