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Economia
Francia, la paura degli investitori

Elezioni in Francia, la sfida del debito pubblico

Domenica si è concluso il primo turno delle elezioni parlamentari francesi, indette anticipatamente dal presidente Emmanuel Macron dopo la sconfitta della sua coalizione alle europee di giugno. Il primo turno ha sancito la vittoria del Rassemblent National di Marine Le Pen, primo partito con il 33,1% dei voti, seguito dalla Gauche al 27,9% e dal campo presidenziale di Macron al 20%. Il secondo turno elettorale è previsto per domenica prossima e deciderà se il Rassemblement National sarà destinato a governare con la maggioranza assoluta.

Secondo i sondaggi, il sostegno ai partiti più estremi sia a sinistra che a destra ha sollevato preoccupazioni tra gli investitori e ha spinto verso l’alto il costo del debito pubblico francese. I politici del Rassemblement National hanno cercato di rassicurare gli investitori sui loro piani di spesa e sul loro possibile rapporto con l’Unione Europea, ma sembra che alcune delle loro proposte, come la riduzione dell’età pensionabile da 62 a 60 anni, non verranno ben accolte. Il timore è che il nuovo governo possa rispolverare le sfide fiscali della Francia.

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Se si confronta il rapporto debito/PIL di Italia, Grecia e Francia, quest’ultima ad oggi si trova sicuramente in vantaggio, ma se si osserva l’evoluzione del parametro nel tempo, il quadro cambia: negli ultimi venticinque anni, il rapporto debito/PIL in Italia è rimasto abbastanza stabile, mentre in Francia è aumentato in modo più significativo e, secondo le stime del Fondo Monetario Internazionale, è destinato a salire ancora, laddove il debito/PIL greco, ad esempio, dovrebbe diminuire in modo piuttosto netto.

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Guardando ai saldi primari, si nota l’aumento della spesa pubblica francese a seguito dell’emergenza Covid: per il prossimo futuro, il Fmi prevede che sia la Grecia che l’Italia registreranno avanzi primari, mentre la Francia dovrebbe rimanere in deficit.

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Tornando al costo del debito pubblico, l’attenzione di recente si è concentrata sull’ampliamento della differenza tra i rendimenti dei titoli di Stato decennali francesi e tedeschi, ma non va trascurata neanche la riduzione dello spread tra Francia e Italia, prospettiva non così singolare alla luce della rispettiva posizione fiscale.

Siamo convinti che nel breve termine le elezioni francesi avranno un esito positivo per gli investitori, ma questo non significa che si verificherà una riduzione dello spread tra il debito francese e tedesco. I riflettori restano quindi puntati sulle prospettive fiscali della Francia.

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*Chief Investment Officer di Moneyfarm






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